Garrincha, a Legna del Pueblo

Garrincha, a Legna del Pueblo

Garrincha, a Legna del Pueblo

Altro numero 7: Garrincha , “A Legna del Pueblo”

È arrivato il turno di un altro numero 7 che ha fatto la storia del calcio brasiliano e non solo.Uno dei pochi brasiliani che non ha, di certo, bisogno di presentazioni. 
Ha mandato in estasi milioni di persone con le sue splendide giocate, genio assoluto del dribbling e protagonista di due campionati del mondo. 
L’uomo con Pelè più amato del Brasile, insieme nella nazionale brasiliana dal ‘58 al ‘66. Sebbene tutti elogiassero Pelè, senza Garrincha quel Brasile non avrebbe fatto la storia.

Manuel dos Santos stupiva per i dribbling che lasciavano letteralmente a terra tanti avversari che dovevano inchinarsi a quell’uomo che sembrava essere uno scherzo della natura e che mai si poteva pensare potesse diventare proprio per quel suo fisico strano e diverso un campione di calcio. 

Gambe storte, una gamba più corta dell’altra, che gli dava un’andatura claudicante e un fisico non proprio adatto al gioco del calcio. Quando però gli passavano la palla, non ce n’era per nessuno, tutti indistintamente dovevano riconoscere quel fuoriclasse che con pochi movimenti salutava e lasciava sul posto i più grandi giocatori. Finte continue le sue, slalom tra i giocatori, dribbling che sbilanciavano e rallentavano gli avversari consentendo a Garrincha di andarsene e crossare liberamente. Quando gli avversari tornavano su di lui, si era già infatti liberato della palla lanciando gli attaccanti. “A Legna del Pueblo”, così soprannominato, era la meraviglia delle meraviglie, arava la fascia destra e ubriacava gli avversari lasciandolo a bruciare nella loro rabbia e nel loro imbarazzo.

Nilton Santos, detto Enciclopedia, ne sa qualcosa. Il 13 marzo del ‘53, Garrincha che giocava in una squadra amatoriale il Serrano di Petropolis si reca a Rio per un provino nel campo del Bota Fogo. Sceso in campo, si trova di fronte il più forte laterale sinistro di ogni tempo, Nilton Santos. Di quel provino sono state scritte numerose pagine di giornali. Garrincha annullò Santos, che a fine partita si racconta lo volesse prendere a cazzotti. Di lui lo stesso Santos racconta:” gli vado incontro cercando di portarlo verso il fallo laterale per prendergli la palla di sinistro. Lui mi fa una finta, mi sbilancia e se ne va. Dopo un po’ mi fa passare la palla in mezzo alle gambe, io lo fermo con un braccio e gli dico che certe cose un ragazzino non deve permettersi di farle.

Mi fa ancora poi un pallonetto, scatenando risate tra gli spettatori che assistevano all’allenamento. Incazzatissimo cerco di sgambettarlo ma non riesco a prenderlo. A fine partita vado dai dirigenti del Bota Fogo e dico di tesserarlo subito… questo è un fenomeno “. Cosa che il Bota Fogo fa nel giugno del ‘53. Acquista Garrincha per 500 cruzeiros, pari a 27 dollari. Una cifra modesta e irrisoria, forse la più bassa mai scritta e letta in un contratto professionistico nel calcio brasiliano. Nasce così la stella del Bota Fogo e della nazionale brasiliana dove debutta il 18 settembre del ‘55. 

Con la nazionale giocherà 41 partite, due campionati del mondo ‘58 e ‘66, perdendo soltanto l’ultima contro l’Ungheria il 15 luglio del ‘66. Per i mondiali del ‘58 una curiosità, prima della partenza per la Svezia, tutti i giocatori del Brasile vengono sottoposti ad un test di intelligenza. Su una scala da 0 a 123, Garrincha totalizza 38 e Pelè 68. La notizia fu resa pubblica. Non proprio due geni di intelligenza ma geniali in campo. 
La nazionale brasiliana ancora lì ringrazia per le loro prestazioni, per la gioia fatta vivere ai tifosi, per i successi portati a casa.

Prima di partire per la Svezia, il Brasile gioca una amichevole a Firenze contro la Fiorentina. Garrincha gioca titolare, voluta la sua presenza fortemente da i componenti della commissione interna, Didi, Santos, Zito e Zagolo. Garrincha è nelle grazie di Dio, dribbla, crossa, assist. Sul 3 a 0 punta Robotti, lo scarta evita poi il portiere e anziché tirare in porta cosa fa ? Aspetta il ritorno di Robotti, lo scarta nuovamente è segno ridendo a più non posso. I compagni gli corrono incontro ma non per abbracciarlo, piuttosto per menarlo e gli urlano “cretino, certe cose non si fanno, troverai qualcuno che ti spezza le gambe “.

In Svezia salta le prime due partite, nella terza contro l’Unione Sovietica, dribbla mezza difesa avversaria, una traversa, una parata di Jascim e palla goal a Vavà. Nella semifinale contro il Cile, viene espulso per aver preso a calci nel sedere il difensore Rojas. Per non fargli saltare la finale , scomodano persino il primo ministro Tancredo Neves, chiedendogli di intervenire presso la Fifa affinché non venga applicata la squalifica per meriti sportivi, facendogli dichiarare che il giocatore si era sempre distinto per correttezza e professionalità ( cosa non proprio vera) e chiedendo di perdonare quel gesto sconsiderato. 

Si muove anche la diplomazia internazionale, il presidente del Peru Manuel Prado y Ugarteche, attraverso l’ambasciatore cileno che chiederà all’arbitro Yamasaki di scrivere nel referto che era stato commesso un errore di persona. Intervenirono anche sul guardialinee Esteban Marino che fu allontanato è messo su un aereo perché non potesse deporre il contrario. Garrincha fu così assolto, giocò la finale risultando decisivo. In tribuna c’era la sua futura moglie Elza Soares, stella della canzone brasiliana. 

Garrincha era un vero talento in campo, purtroppo non possiamo dire lo stesso nella vita. Aveva un diavolo in corpo che lo sobillava e lo spingeva a bere. Nella sua vita ha tentato anche il suicidio. Sarà proprio il bere che spegnerà quella stella. Le bottiglie di cachaca segneranno infatti la sua fine. Un edema polmonare lo porterà via il 21 gennaio del ‘83. L’autopsia rivelerà che tutti i suoi organi erano parzialmente distrutti dall’alcol.

Francesca Tripaldelli

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