“La sensazione dell’essere” da Il caffè del Professore

“La sensazione dell’essere” da Il caffè del Professore

“La sensazione dell’essere” da Il caffè del Professore

“La sensazione dell’essere” da Il caffè del Professore

È stata la notte dei rimpianti. Una giornata calcistica che ha ulteriormente serrato le fila che portano al denaro della grande Europa. In fondo si sta giocando solo per questo e poco importa se si porta a casa la medaglia di argento, di bronzo o di legno.


Sembrerebbe un buon risultato il pareggio coi prossimi campioni d’ Italia, e lo e ‘ ma di contro, c’è la sconfitta dei bianconeri al cospetto di una Atalanta che ora, riprendere, è davvero difficilissimo e fare la corsa sui bianconeri è un suicidio per le ataviche discriminazioni che abbiamo subito fin dalla notte dei tempi nei loro confronti.

Ora è davvero dura perché vedere vincere gli Orobici, senza fare un tiro verso la porta (anche la conclusione vincente era indirizzata nei peggiori lidi se non avesse trovato la malandrina deviazione) degli ormai uscenti campioni d’ Italia, che noi abbiamo avuto la grossa colpa di affrontare con troppo timore e poco carattere, è avvilente.

Continuano sempre di più i rimpianti per una stagione letteralmente buttata via e raccogliere queste briciole fa ancora più male.
Ieri abbiamo lottato gomito a gomito con una corazzata , il risultato è stato giusto peccato solo che il nostro coro ha cantato a tratti e non sempre con tutti gli interpreti contemporaneamente.
Nel primo tempo un ottimo Fabian, molto bene Di Lorenzo, sempre sufficienti Demme e Koulibaly che ha contenuto il devastante Lukaku.


Nella ripresa sono venuti fuori altri solisti come il capitano, Politano e Manolas.
Peccato che la sinfonia non è stata mai corale ma questa è, in fondo , la nostra caratteristica ed anche il nostro limite.

Discorso a parte merita Osimhen, praticamente mai entrato in partita. Ha giocato in tutto 10 palloni nell’ arco della sua gara!
Nel primo tempo galleggiava ai limiti dell’ area avversaria senza mai pressare ne’ il portatore di palla in uscita, ne’ aggredire l’ estremo interista, mai scalato in appoggio alla mediana.
È un calciatore indecifrabile non solo tecnicamente ma anche tatticamente che non si fa mai trovare ne viene mai cercato ed è la cosa più preoccupante.


Tardivo sicuramente l’ ingresso di Mertens che d’ incanto ha ridato fiducia ai fantasisti semplicemente perché ha dato una mano alla costruzione della manovra cosa mai fatta dal nigeriano.


In tanti anni di calcio seguito, forse non sempre perfettamente compreso, un calciatore a cui paragonare Osimehn , a mente, non lo ricordiamo, ed anche questo è un primato.

Altra nota, di poco stonata, è il solito insicuro Meret, incolpevole sul gol subito ma reo di non essere intervenuto sul cross precedente, come sempre eternamente indeciso quando deve uscire dai pali, peccato perché nel primo tempo invece era stato decisivo in anticipo.

Restano ancora sette battaglie e la prossima è la più delicata contro i biacocelesti che ci hanno ormai virtualmente superati in virtù della gara che devono recuperare , e quando il momento diventa decisivo , i nostri palesano tutti i loro limiti caratteriali e di personalità.

Come detto continuano i rimpianti perché questa squadra è davvero attrezzata, riesce a giocarsela con tutti, quando è stata messa sotto e’ stato spesso per suoi demeriti e non per la forza degli avversari , e pensare di essere così attardati dalla vetta ci fa capire che quest’ anno siamo colpevoli di un delitto sportivo.


Non siamo padroni del nostro destino ma dobbiamo sperare che qualcuno ci dia una mano come gli scontri diretti tra le altre contendenti.

Si dice che bisogna sempre guardare avanti, ma se per un attimo ripensiamo alle tante partite buttate via ecco che i rimpianti ci soffocano.

Peccato, peccato davvero, ci siamo quasi ma non basta perché nel grigiore di un campionato che non offre rimarchevoli spunti tecnici, il nostro azzurro (ieri si fa per dire) ancora non si vede in una leggerissima sensazione dell’ essere che finora non è stato.


Ci vuole tanto coraggio e non bisogna accontentarsi, sia Gattuso il primo ad infondere ai suoi uomini la forza per provare a vincere sempre e comunque senza mandare messaggi sbagliati come i cambi finali di ieri , un chiaro messaggio che voleva accontentarsi del pari e subito lo stavamo pagando.


Questa squadra ha bisogno di certezze e di consapevolezza , non c’è più tempo per amministrare e pensare, bisogna solo credere di poterle vincere tutte.

Il mare dei rimpianti è stato già solcato, rimane solo quello della speranza.

Salvatore Sabella

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