“Io sono Francesco Totti”: perché guardarlo a prescindere dalla propria fede calcistica

“Io sono Francesco Totti”: perché guardarlo a prescindere dalla propria fede calcistica

Qualche giorno fa, su diverse piattaforme digitali e su Sky è uscito il nuovo documentario su Francesco Totti, tutto il percorso della sua vita calcistica dai primi passi fino alla gloria eterna, nei cuori dei tifosi della sua squadra del cuore: la Roma. Oggi vogliamo illustrarvi il perché, secondo noi, vale veramente la pena perdere qualche ora per guardarlo.
Ecco i 3 motivi principali:

È stimolante: quello che da molti è considerato il 10 italiano per eccellenza e leggenda, è in realtà molto più umano di quanto possiate credere. È un bambino che si accontenta di poco Francesco, gli basta un pallone e un muro contro cui calciarlo forte, con precisione. Muove i suoi primi passi nella Lodigiana, che è considerata la seconda squadra di Roma perché la Lazio è innominabile. È solamente tanto innamorato del pallone, e questo può essere di aiuto a tutti per continuare a credere nei propri sogni.

È divertente: il documentario è ricco di aneddoti mai conosciuti, mai sentiti. Tutto ciò che può accadere nella vita di un calciatore è capitata a Francesco Totti, il brutto infortunio nel 2006 prima dello storico mondiale, Lippi che lo va a trovare in clinica per dargli il supporto che poi si rivelerà vitale in quell’Italia Australia: si dirà che Totti con una gamba sola ha fatto il bello e il cattivo tempo, e soprattutto proprio con quella gamba, con quell’inquadratura nei suoi occhi glaciali, ha insaccato il pallone in rete. I “quattro e a casa” nella partita con la Juve e anche qualche immancabile gesto antisportivo (primo su tutti il calcione a Balotelli). La verità è che Francesco Totti è tutto questo, e bisogna apprezzarlo così com’è, nella sua essenza più umana possibile.

l suoi segreti: chi ama davvero Francesco Totti non può esimersi dal vedere i documentari per cercare di carpire tutto di lui, si rivela qui infatti il rapporto croce e delizia con Spalletti. Il tecnico nella sua prima esperienza nella capitale trattava un Totti ancora acerbo come il più raro dei gioielli, sotto la sua ala infatti il capitano ha potuto apprendere molto, crescendo calcisticamente. Nell’ultimo e più recente percorso sulla panchina della Roma Spalletti ha un atteggiamento diverso: la squadra ha mille problemi ma lui non si preoccupa di parlarne con la sua bandiera, le tante esclusioni fanno male e la società ne esce distrutta a livello di immagine da questa situazione.

Un docu-film diretto da Alex Infascelli che racchiude la “romanità” dal primo tocco di palla di Francesco Totti, fino all’ultimo abbraccio nel suo stadio, davanti alle persone che non lo dimenticheranno mai. Davvero da non perdere, a prescindere dalla propria fede calcistica.

Luca Linardi

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