Il caffè del Professore di Salvatore Sabella

Il caffè del Professore di Salvatore Sabella

Il caffè del Professore di Salvatore Sabella

Serata buia quella di ieri sera al Maradona, fredda e umida , bagnata da una pioggia che ha portato via tutto il nostro entusiasmo, ma ci lascia l’obiettività della consapevolezza che , in fondo, si è persa una battaglia ma non la guerra.

Ci siamo presentati con le milizie dimezzate in tutti i reparti, per schierarne 11 Spalletti è dovuto ricorrere alle seconde e terze linee come Malcuit, autore di una prova generosa ma non ancora pronto mentalmente a ricoprire un ruolo che dovrebbe alternare le due fasi che il francese riesce a fare in quella propositiva, assolutamente incapace in quella difensiva.

Bravo comunque il nostro tecnico ad inventarsi dal nulla una proposizione di gioco nuova , a specchio, contro la forte Atalanta, con un Mario Rui tra le linee a rinforzare la mediana , un Mertens divino sulla trequarti che senza esiti trovava subito la giocata profonda per la scheggia Lozano il cui limite è quello di correre più della palla e questo gli fa perdere precisione sotto porta.

Ottimo primo tempo degli azzurri , magistralmente guidati da Lobotka, dicemmo che da utile doveva diventare indispensabile, lo è diventato, alla sua uscita, per l’ ennesimo maledetto infortunio muscolare, la squadra si è disunita , ha perso le distanze ed è stata trafitta dagli Orobici che hanno avuto il grande merito di saper aspettare, la calma è la virtù dei forti.

Hanno avuto anche un pizzico di fortuna soprattutto sulla seconda e terza rete dove Ospina non è parso irreprensibile, anche per lui è il momento della riflessione.

La strategia preparata dal nostro Lucio non ci aveva fatto perdere nel palleggio , ma, anche stavolta, qualcosa non quadra sulla gestione della gara e dei cambi.

Noi non ne avevamo per la difesa e il centrocampo, potevamo solo scegliere dalla trequarti in su e li il tecnico ha picconato, per la seconda volta consecutiva dopo Sassuolo, sostituendo troppo presto il folletto belga la cui presenza incute timore agli avversari e sicurezza ai suoi compagni, la sua sostituzione è un segnale sbagliato lanciato ai posteri: ci stavamo accontentando del risultato e questo purtroppo spesso si paga e noi piangiamo su quello che poteva essere e non è stato, sia a Sassuolo che ieri.
Mertens stava ancora bene e lo ha confermato nel dopo partita quando la sua smorfia, mista tra rabbia e delusione, era la stessa del momento dell’ uscita dal campo.

Non avremo mai la riprova ma il calcio è bello proprio perché in fondo è solo una bellissima opinione.
Come quella legata a Petagna che, per caratteristiche e limiti tecnici, è un calciatore che non si integra nel collettivo azzurro che gioca di manovra, che non cerca la giocata lunga, che non sa creare confusione ne giocare ” sporco” , tutte caratteristiche che escludono dalla manovra il baldo triestino che anziché essere un riferimento centrale per l’ attacco, esce dalle linee contribuendo così solo alla confusione tattica.
È ormai un limite ed un problema a cui Spalletti non riesce a trovare soluzione, ringrazio’ pubblicamente la società per aver tenuto il centravanti, ma non riesce assolutamente a valorizzarlo.

È un momento difficile per tutti.

Onore ai vinti e punti ai vincitori, non dobbiamo recriminare sulla gara di ieri, di più non si poteva fare , abbiamo sopperito e bene a quasi tutte le assenze tranne ad una, a quella di Koulibaly, unico insostituibile forse per qualunque squadra, avrebbe saputo contrastare alla sua maniera il dirompente Zapata che ieri travolgeva, come una valanga, tutto quello che trovava sul suo incedere e sul quale non riuscivamo mai a raddoppiare la marcatura se non quando è entrato Demme che, per caratteristiche, riesce a sovrapporsi ma incide ancora troppo poco in costruzione per una condizione ancora precaria, conditio indispensabile per un uomo di quantità.

Orgogliosi della prova gagliarda dei nostri ma rimaniamo consapevoli che bisogna leccarsi le ferite perché non si può regalare la metà dei titolari quando si affronta una squadra forte e di vetta, ci abbiamo provato ma non è bastato e non basterà perché ripetere prestazioni come quelle di ieri diventa impossibile nel lungo termine perché la qualità di Insigne come fantasista di fascia, la balistica di Fabian, l’ interdizione propositiva di Anguissa, l’esplosivita’ atletica del felino nigeriano e la maestosità interpretativa del ruolo a tutto campo del gigante buono Senegalese, non si possono regalare alla falcidia di continui infortuni che non sono casuali, ci sono chiare responsabilità legate forse anche alla preparazione.

ADL ne ‘ ha chiesto conto a chi di dovere , forse dovrebbe interrogare se stesso sul perché ha rotto anche il giocattolo sanitario della società e i pezzi ancora non si trovano.

Una citazione diversa e molto profonda merita il caso Manolas, un calciatore che quando fu acquistato era tra i migliori nel suo ruolo, a Napoli non ha dato nulla, dopo tante peripezie pare abbia sofferto di gastroenterite , gli mancava solo quella, a noi invece è venuto il volta stomaco.

Peccato, è dai particolari che giudichiamo la società, ancora mediocre per gestione, e i suoi componenti, alcuni non meritevoli della nostra passione.

Non cerchiamo alibi, bravo Spalletti a tenere unito l’ ambiente e ad esaltare i reduci senza rimpiangere i rotti, la situazione è delicata, sono tanti quelli che volevano la nostra caduta che c’è stata, sanguinosi i punti persi non ieri, ma quelli contro Il Verona e il Sassuolo, e di mezzo ci si mette anche la competizione europea dove non basterà solo vincere perché non siamo padroni del nostro destino.
Ma, dicevamo, la calma è la virtù dei forti e saper ripartire dai propri errori è la saggezza dei grandi, l’ ambiente azzurro è compatto , il pubblico Napoletano è maturo e competente, ieri a fine partita ha tributato il giusto encomio ai vinti e ai vincitori, come ha riconosciuto anche Gasperini.

” Ai posteri l’ardua sentenza” , siamo nella polvere, ritorneremo sugli altari ma, guai ai vinti, perché bisogna crederci fino alla fine e noi ci crediamo.

Salvatore Sabella

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Il caffè del Professore di Salvatore Sabella

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