Quando “l’ossessione” del mercato diventa una vera e propria malattia

Quando “l’ossessione” del mercato diventa una vera e propria malattia

Quando una squadra di calcio può definirsi competitiva? Le ragioni, a sostegno, di certo diverse. Senza dubbio occorrono un buon mister e una rosa di giocatori all’altezza del campionato che si gioca, ma non solo. Una società dai conti floridi, un direttore sportivo illuminato nelle scelte di acquisto, una tifoseria che spinga e sostenga, altre necessarie e valide ragioni.

Già perché senza risorse economiche, senza persone capaci di scegliere validi giocatori, idonei alle squadre e senza una tifoseria complice, le cose si complicano e una squadra difficilmente così diventerebbe competitiva. Difficile ottenere top player o top mister.

È capitato in passato talvolta che una squadra pur con buoni giocatori e un allenatore non proprio top abbia giocato discreti campionati, divertito, entusiasmato le proprie tifoserie e non solo, ma la vetta la si è solo sfiorata e seppur la si raggiungesse non ci si resterebbe poi li troppo a lungo.

Ecco allora la necessità di un calciomercato mirato, in linea al progetto societario e alla linea di gioco e di modulo del mister che la guida. Le idee di acquisto sono dettate quindi dal direttore sportivo e dal mister, ma queste non sempre coincidono o possono essere realizzate o se rese realizzabili diano i frutti sperati.

Antonio Conte è tra i mister da sempre particolarmente ossessionato dal mercato. Recentemente infatti ha denunciato la società del Tottenham di non aver effettuato scelte di mercato a gennaio idonee. Eppure inizialmente queste scelte di mercato si pensavano scelte dettate da lui all’arrivo a novembre al club londinese del Tottenham.

Invece le cose sembrano decisamente essere diverse dal momento che ai microfoni di Sky Sport ha sparato a zero sulla società “Abbiamo acquistato due giocatori, ne sono andati via quattro. Sulla carta ci potremmo essere indeboliti ” . Parlando poi dei due nuovi arrivi Kulusevski e Bentancur, li ha definiti “progetti ideali” per una squadra che pensa ai giovani, ma anche giocatori non ancora pronti.

Le sue dichiarazioni ovviamente sono state accolte con stupore dalla società e direi anche poco gradite, tanto che si è affrettata a sottolineare che “gran parte della costernazione percepita è inventata”. Eppure è difficile pensare questo, data la lunga storia di lamentele che dà sempre accompagna la vita sportiva di Conte come allenatore.

Nella sua vita calcistica il mercato sembra avere occupato sempre un posto e uno spazio speciale. Già al Bari nel 2009 le sue prime sfuriate di disappunto sul mercato. Il Bari era prossimo al passaggio dalla serie B alla massima serie. Conte aveva fatto miracoli e tutti erano contenti del risultato ottenuto. Sembravano entrambi voler riconfermare questa collaborazione.

Stipendio triplicato per lui dalla società e una lunga lista di 12 giocatori da acquistare per la prossima stagione presentata da Conte a Giorgio Perinetti. “Un lavoro enorme da fare” le sole parole a commento del direttore sportivo. “I principi del mio gioco non cambieranno, bisogna adeguare la qualità degli interpreti a livello di un campionato diverso dalla serie b” di contro risposta.

Il presidente Matarrese gli promise fondi tra i 15 e 20 milioni per allestire la squadra ora in serie A, ma al 23 giugno gli acquisti furono solo due Alvarez e Carrobbio, e in più vennero ceduti Guberti e Barreto che erano stati preziosi per la promozione e che lui riteneva dovessero restare. Così nel giorno previsto per la stipula del contratto Conte non intende più allenare il Bari, chiude ogni contrattazione.

Alla stampa Conte dirà che la società del Bari non ha soddisfatto le sue aspettative di mercato, mentre il presidente Matarrese “Conte aveva troppa fretta per il mercato, rivoluzionare un’intera squadra che ha fatto bene nello scorso campionato, un cammino non facile da percorrere”. L’ ambizione e la manialità del suo lavoro sono sempre state caratteristiche peculiari della personalità di Antonio Conte.

“Volevo giocare in A con le mie idee: Conte è questo”, parlando di lui in terza persona. “La società era consapevole di cosa significasse sposare il mio progetto” le ultime parole prima di congedarsi dal Bari. Perinetti, pur riconoscendo il valore di Conte, replicherà “anche senza Conte il calcio a Bari continuerà”.

Conte passa così ad allenare l’Atalanta, dove arriva a mercato già concluso e andrà via prima che il mercato si apra di nuovo. Andrà a Siena poi, qui la squadra guadagna la promozione ed è forse l’unica volta che Conte mostra approvazione per le scelte di mercato.

Successivamente è la volta della Juventus che fino a quel momento aveva ottenuto come miglior risultato in campionato due settimi posti. Anche qui però Conte parla di innesti necessari per il salto di qualità. Infatti dopo una prima amichevole giocata si dirà di essere stato costretto a far giocare Pasquato perché carenti a sinistra.

La Juve lo accontenterà e compra, ma ha la sensazione che manchi ancora qualcosa. Quel qualcosa per la società era un top player. A Conte invece ossessionato come era dal lavoro, interessavano solo giocatori pronti da massacrare con i suoi allenamenti pesanti. Giocatori che sapessero giocare a pallone e che avessero una grande fame.

Per il suo 4-2-4 servivano gli esterni di qualità. A Conte non bastavano De Ceglie, Grosso, Pepe, Krasic,Lichtsteiner, Giaccherini e Estigarribia, lui vuole Eljero Elia che arriva a fine mercato. Eppure cosa fa Conte dopo pochi giorni, lo mette fuori rosa ritenendolo inadatto.

Dopo un pareggio col Catania dirà “non è che in estate abbiamo preso Walcott, Nani o Tevez che in Italia nessuno può permettersi di comprare, ma giocatori giovani di prospettiva. Una frase simile a quella pronunciata al Tottenham…… quindi il solito Conte! La sua Juventus vincerà lo scudetto, ma passerà dal 4-2-4 al 3-5-2 per esaltare i giocatori in rosa.

L’estate successiva seguirà il processo per calcio scommesse che gli costerà 4 mesi di squalifica, a sostituirlo Massimo Carrera. Conte torna per il mercato di gennaio e qui viene fuori un altro aspetto della sua personalità, l’attaccamento ai giocatori. Non vuole cessioni e parla di tutti come di suoi figli. L’unico nuovo innesto Nicolas Analke, voluto fortemente da Conte ma poi usato dallo stesso solo 45 minuti.

La Juventus arriverà alla finale di Champions League contro il Bayern Monaco che però vincerà la coppa . A sua discolpa dirà come al solito: “loro stanno costruendo la cima del grattacielo, noi siamo ancora con la paletta e il secchiello”. La terza stagione in bianconero rischia di essere difficile, si avverte la stanchezza in alcuni giocatori della squadra, le cessioni di Giaccherini e Matri lo fanno infuriare, al punto di dichiarare che tali cessioni hanno indebolito la rosa.

“Mi piacerebbe una volta trovarmi dalla parte opposta, non dover cedere giocatori ma spendere 100 milioni per l’acquisto di un unico giocatore. Inutile prendersi in giro in questo momento c’è un carro armato con difronte un’automobile”. Anche per l’eliminazione della Juventus a Istanbul dal girone di Champions vedrà Conte attribuire ancora le colpe della sconfitta alle scelte di mercato effettuate.”

È da pazzi pensare di vincere la Champions League con due/tre acquisti” le parole a sua discolpa.
L’apice però lo raggiungerà quando un giornalista gli chiede, dopo la partita con l’Atalanta se sogna l’Europa con la Juventus. La sua risposta resterà impressa nella memoria di tutti “quando ti siedi in un ristorante dove si pagano €100, non puoi pensare di pagare €10. È chiaro?

Tuttavia Conte decide di restare ancora alla Juventus, forse convinto dalle promesse di mercato, da queste stuzzicato.
Il giorno del ritiro però gli unici nuovi volti in squadra sono quelli di Coman preso da Paris saint-germain e Morata dal Real Madrid. Così dopo appena un giorno dal ritiro Conte lascia, probabilmente per il mancato arrivo di Cuadrado da lui fortemente richiesto.

Giunge poi una breve parentesi in nazionale poi il Chelsea. I blues spenderanno 400 milioni di euro per la rosa. Dichiarazioni ufficiali di Conte poco soddisfatto del mercato non ci saranno, ma sottobanco le lamentele si susseguono, nonostante i 66 milioni spesi per Morata, gli 80 per Drinkwater e Bakayoko, i 25 milioni di Zappacosta, sconosciuto ai tifosi del Chelsea fino a quel momento.

Il mercato di gennaio pare la causa della rottura tra lui e la società. Ancora una volta il 25 gennaio, dopo la sconfitta con l’Arsenal in coppa di lega, esprime parole poco carine nei confronti della società lamentandosi di una panchina troppo corta e dell’impossibilità di effettuare turnover. Il Chelsea perde diverse partite e si comincia così a parlare di un suo possibile esonero.

“Quando si tratta di convincere il club a comprare certi giocatori, sono un mezzo disastro”. Devo imparare parlando con gli altri manager più abili a convincere le proprie società ad investire nei top player”.
Non ci riuscirà, le distanze sul mercato saranno i principali motivi del suo licenziamento.

Andrà all’Inter, arriveranno giocatori come Godin, Sensi, Lazaro, Barella, ma per Conte ancora pochi, non bastano. Invita la società a svegliarsi e a muoversi negli acquisti. “Con la società abbiamo la stessa visione, ma da una parte ci sono le parole, dall’altra i fatti”. Ci risiamo, l’ossessione del mercato ritorna più forte che mai. “Le decisioni sul mercato possono spostare l’ago della bilancia e delle aspettative”.

“Per vincere lo scudetto, che i tifosi e la società chiedono a gran voce, servono garanzie”. La garanzia in questo caso è Romelu Lukaku che Conte insegue da quando era alla Juventus. Lukaku sarà l’acquisto più oneroso fatto dalla società dell’Inter. Chiederà anche
Dzeko che non arriverà, al suo posto Sanchez altra ossessione di Conte, infine anche Hakimi l’esterno perfetto.

Forse il mercato più consono alle sue aspettative di allenatore, tuttavia giunge secondo in campionato e perde la finale di Europa League. Sebbene le discussioni e i diverbi continuino si convince a restare all’Inter, ben sapendo che la pandemia ha ridisegnato i suoi sogni e le sue ambizioni. Grandi colpi sa che non arriveranno, l’unico arrivo richiesto da Conte a gran voce è Vidal.

Vincerà lo scudetto con l’Inter ma tre giorni dopo essersi laureato campione d’Italia, Conte rescinde il suo contratto con l’Inter.
Impossibile restare dal momento che erano previste solo cessioni di mercato e nessun ingresso. Conte viaggia di pari passo al mercato, il mercato sempre decisivo nelle sue scelte. “Puoi sbagliare moglie, ma non puoi sbagliare l’attaccante e il portiere” ripeterà facendo sua la massima di Pantaleo Corvino sul mercato, per lui la migliore citazione sul calcio.

Qui si legge chiaramente l’importanza per Conte della compravendita dei giocatori
Le dichiarazioni fatte quindi ultimamente al Tottenham non meravigliano più nessuno, non meritano spiegazioni. Conte ormai lo si conosce bene sotto questo aspetto. L’adrenalina poi del post partita ha fatto tutto il resto.

Ma alla fine sorge spontanea la domanda: ci sarà mai un club capace di soddisfare tutte le sue aspettative o meglio essere in grado di farlo? Difficile rispondere con un sì a questa domanda, lui sembra incontentabile e poi le scelte di mercato non sempre hanno raggiunto i frutti sperati. La Juve con CR7 ne sa qualcosa, infatti la Champions, principale obiettivo, non è mai arrivata. Tutti credevano che con il suo arrivo anche la coppa arrivasse.
Perché le cose funzionino serve che tutto coincida e si incastri perfettamente, ma non esiste certezza a riguardo.

Francesca Tripaldelli

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