Il caffè del Professore di Salvatore Sabella

Il caffè del Professore di Salvatore Sabella

Foto: account Instagram ufficiale SSC Napoli

Speriamo che non sia un’annata di rimpianti per quello che poteva essere e non è stato.
Abbiamo una squadra forte ma incompleta e quello che manca fa ora la differenza.

Mettere un buon giocatore fuori ruolo comporta il commettere due errori perché gioca male e rompe gli equilibri di squadra e poi ritrovarli sul campo è sempre molto difficile.

Ieri siamo partiti con Di Lorenzo come terzino sinistro per una catena mancina completata con un claudicante Insigne.
La scelta iniziale di Spalletti non è piaciuta e infatti si è pagato subito dazio quando su una palla persa banalmente c’è stata una ripartenza veloce degli inglesi che con un cross lungo hanno scavalcato tutta la difesa e trovato il piatto al volo vincente in una prateria sinistra lasciata vuota dal buon Di Lorenzo all’ennesima diagonale di chiusura mancata.

Ma non è stata l’unica sbavatura del terzino adattato che, dopo l’errore, è stato colto da un inevitabile timore reverenziale che lo ha portato a nun superare quasi mai il centrocampo e di non essere mai di aiuto al capitano costretto a giocare praticamente da solo e venire sistematicamente raddoppiato .

Questa anomalia si è protratta per tutto il primo tempo che, dopo i primi 20 minuti di sbandamento, ci ha visti piano piano diventare padroni del campo e solo per mancanza di precisione, o meglio di “cazzimma”, abbiamo mancato ripetutamente il pareggio con Osimhen e incredibilmente con l’inguardabile Zielinski e lo spento Lozano.

Spalletti ha voluto cominciare con troppi punti interrogativi, con gente totalmente fuori condizione come il già citato polacco e il messicano, con un acciaccato capitano che non si è allenato bene in settimana e quindi poco brillante, e l’atavico problema del terzino sinistro la cui mancanza ci ha ormai fatto versare tutte le lacrime.

Se solo il Presidente ci avesse provato a prenderlo un benedetto esterno basso sinistro, ora staremmo parlando di altro.
Ma questa è una triste storia di misera incompetenza.

Fra tanti rammarichi sono terminati i primi 45 minuti che ci hanno lasciato tanto amaro in bocca.
La ripresa è continuata sulla stessa falsa riga, solo che, a differenza della vittoria contro i bianconeri, questa volta il tecnico ha tergiversato nei cambi e questo ci è costata, probabilmente, la vittoria.
Ha atteso fino al sessantaduesimo per sostituire i pessimi Zielinski e Lozano con l’ottimo Politano e l’indecifrabile Elmas che però è un uomo in condizione.

Subito entrato in partita Politano, ha cominciato a cucire il gioco e ad innescare Osimhen, giocatore davvero indecifrabile e la cui crescita è ancora tutta da scoprire.

Il ghepardo nigeriano evidenzia uno strapotere atletico rispetto agli avversari davvero impressionante.
Riesce in pochi metri letteralmente a bruciare sullo scatto chi prova a contrastarlo, nei duelli spalla a spalla è letteralmente granitico e la sua forza l’ha sprigionata in maniera devastante sulla prima rete quando come un uragano ha travolto il difensore e in un atletismo non comune ha insaccato con un tocco al volo.
Davvero notevole.

Era solo l’epilogo, iniziale, di una prestazione comunque maiuscola .
Quando questo calciatore imparerà ad essere più riflessivo e meno impulsivo, più cinico sotto porta , parleremo di un autentico fuoriclasse.
In questo confidiamo nel maestro Spalletti.

Il gol del due a uno ha ridato slancio agli azzurri , sempre padroni del campo, ma troppo ingenui nel prendere gol su palle perse banalmente a centrocampo e poi difese in modo approssimativo.
Occorreva la scintilla finale e questa l’ha accesa Ounas subentrato ad uno spento capitano ma solo al settantacinquesimo.
Tra un dribbling e l’altro il gol del pareggio era nell’aria e su una dolce sventagliata dalla destra, favorita da una copertura di Di Lorenzo finalmente ritornato al suo posto, si è alzato verso il cielo l’uomo dai capelli di platino e su uno stacco da terra di 252 centimetri, a sfidare la legge di gravità per quanto è rimasto sospeso in aria, ha incornato in maniera perentoria insaccando prepotentemente il giusto gol del pareggio.

È stata un’esplosione di adrenalina allo stato puro in una bolgia di felicità che il centravanti è andato a condividere coi suoi tifosi, in un abbraccio infernale e bellissimo.
Deve essere questo l’anno di Osimhen, ha tutti i mezzi per diventare il nuovo re del calcio italiano.
“Il mondo è suo”.
Rappresenta la più grande legge di mercato: l’impresa si basa sugli investimenti, il nostro felino è stato tra i più costosi ma ora già si ripaga da solo e sconfessa il delittuoso immobilismo sul mercato del presidente, forse l’unico a credere ancora nella politica del non fare, limitata e distruttiva.

Torniamo dall’isola Britannica con tante certezze ma anche dubbi.
Siamo una vera squadra, plasmata già dall’ottimo tecnico, sappiamo soffrire e stringere i denti, risollevarci e reagire.
C’è però il limite di una rosa non profondissima per qualità soprattutto in difesa e nella zona mediana.
E sarà proprio sulla scommessa delle seconde linee che passerà il nostro destino perché la stagione è lunghissima e piena di impegni ravvicinati.
Non dobbiamo lasciare nulla per strada e sperare di poter seguire i nostri eroi in maniera chiara laddove, per un pugno di dollari, si è cambiata la via vecchia(satellitare) per la nuova (streaming) dove vediamo male, esultiamo dopo aver già sentito altri farlo prima!
Altro insuccesso imprenditoriale, evidentemente quest’anno doveva andare così.

Salvatore Sabella

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