Arthur Cabral: il nuovo sogno viola

Arthur Cabral: il nuovo sogno viola

Con l’uscita di Vlahovic, la sorprendente e bella Fiorentina di Italiano, resta orfana del suo miglior attaccante. Un’eredità quella lasciata da Vlahovic certamente pesante da raccogliere ma che Arthur Cabral, attaccante brasiliano, ha deciso di accettare con coraggio e umiltà. Una sfida indiscutibilmente ardua, ma dalla sua la consapevolezza di poter essere un innesto utile alla squadra e la Fiorentina un ottimo palcoscenico per lui. Il giocatore sogna di esserne quindi un degno erede.

I suoi trascorsi comunque assai promettente per il suo futuro in viola. Nel 2018 con la squadra del Fortaleza è risultato il terzo attaccante brasiliano più prolifico del paese. Dietro Gustavo, detto “Gustagol” dello stesso Forteleza e Gabriel Barbosa detto “Gabigol” del Santos. Ora sogna e spera di diventare il “Cabragol” della Fiorentina e noi glielo auguriamo per lo spettacolo che certamente ne guadagnerà.

La storia di Cabral comunque non è una storia di affermazione piuttosto di sorprese e vedremo poi perché. L’esperienza al Palmeiras che avrebbe dovuto stuzzicare l’appetito dei migliori club in Europa, non è andata bene, a causa di problemi fisici e perché Felipe Scolari non gli riconosce il giusto valore, definendolo un giocatore ancora lento e non pronto tecnicamente, addirittura ritiene che egli debba lavorare su alcuni fondamentali. “Manca di esplosività, stiamo lavorando su di lui per far sì che si muova di più e che abbia miglior smarcamenti. Parlo di un lavoro non solo fisico, ma tecnico“.

Con Scolari quindi gioca solo sei partite e segna un unico goal. Il Basilea però si accorge delle qualità del giocatore, sebbene non ancora pienamente espresse, lo richiede in prestito con obbligo di riscatto a 6 milioni, obbligo però che scatterà solo al 12º goal segnato in maglia rossoblu. Con la pandemia il campionato si ferma a fine febbraio e si ritrova con solo nove reti all’attivo. Il Basilea però capisce che si trova dinanzi un giocatore con le grandi capacità di trasformare le occasioni in goal. Finisce la stagione dell’esordio con 18 riti, la stagione 2020/21 con 20 e l’attuale, ancora in corso, con 27 reti già al suo attivo e siamo solo a metà stagione.

È il giocatore ad aver segnato di più nella storia del campionato svizzero dopo solo sette partite, strano ma vero. Con la doppietta segnata al San Gallo raggiunge quota 10 battendo il record precedente di Christian Gimenez di 8. Si accendono così i fari su di lui, la Bundesliga, la Serie A e persino il Barcellona mostrano interesse per il giocatore. Lo stesso Arthur Cabral “ il Barcellona è il Barcellona”, mentre il padre Helio “ci ha giocato il suo idolo Ronaldo e l’idea di percorrere un po’ di quella sua strada lo emoziona e gratifica”.

Suo padre Helio è stato certamente fonte di ispirazione e di stimolo per il figlio, non assente come molti padri in Brasile, ma neppure un demiurgo come quello di Neymar e di molti altri predestinati. Helio è un semplice allenatore di calcio, secondo allenatore del Campinense, piccolo club di Campina Grande nello stato di Paraiba dove Arthur è nato, che regala al figlio consigli utili per la sua crescita calcistica e a cui Arthur gli è assai riconoscente.

Infatti quando Tite lo convoca, per sostituire l’infortunato Matheus Cunha, in conferenza stampa spende parole di elogio per il padre e fa gli auguri a lui e alla sua squadra impegnati nei play-off per la promozione alla serie C brasiliana. “Sono del Paraiba, di Campina Grande, terra di calcio e di persone umili“. Un calciatore Arthur non comune. Sta lavorando duramente per costruirsi una carriera, carriera per alcuni senza un vero talento o meglio senza un talento evidente, ma non è così . Visibili sulle piattaforme digitali i video di goal e skills che mostrano le sue qualità.

La Fiorentina lo ha presentato al suo pubblico ostentando, orgogliosa del neo acquisto, tutti i suoi goal più belli. Fantastici goal di tacco, colpi di testa ad incrociare con una tale forza data con il collo da non sembrare possibile, pallonetti ai portieri e ai difensori, tiri dalla trequarti di una violenza impressionante effettuati con il collo del piede… tiri che se non ci fosse stata la rete avrebbero costretto il pallone a tornato indietro come un boomerang.

Giocatore dotato di un grande tiro di destro, soprattutto quando può utilizzare il collo come detto, ma non mancano tiri a giro con l’interno, con cui sprigiona una forza e una potenza inaudita. Pur non dominando nei duelli aerei possiede una grande tecnica nel colpo di testa, che lo fa assomigliare agli attaccanti d’area di rigore degli anni 90. Dalla sua anche un’incredibile capacità di coordinarsi in acrobazia, nonostante un fisico poco elastico e slanciato. Guardando però il gioco di Arthur ci si rende conto che non è costruito intorno ai suoi punti di forza, che invece arrivano all’improvviso come gradite sorprese, ma intorno ai suoi limiti.

Ecco perché la sua non è una storia di affermazione ma di sorprese come avevo detto precedentemente. La differenza con Vlahovic è evidente a tutti. Cabral, a differenza sua, agisce nell’ombra, di astuzia, non può certo definirsi trascinatore di una squadra come Vlahovic, perché  non è abbastanza veloce come lui  e nei duelli corpo a corpo con i difensori lui avrebbe la peggio.

Arthur Cabral deve fare ricorso per emergere ad altro. Come l’utilizzo della suola da calciatore di futsal per non perdere il pallone nello stretto, che utilizza in aria e fuori o la capacità di adeguarsi all’istante ai rimbalzi del pallone e alle mosse degli avversari o ancora la varietà di soluzione e la velocità di pensiero nel finalizzare in aria, un repertorio il suo infinito che inganna puntualmente il portiere. Doti le sue diverse da Vlahovic, ma sempre doti sono. Ognuno fa uso delle armi a propria disposizione e le sue non mi sembrano affatto “armi bianche”. Siamo certi che non deluderà il popolo viola.

Francesca Tripaldelli

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