Da Ibra fino a Best, come i calciatori hanno perso milioni di euro

L' Ultimo Camerlengo: GEORGE BEST, UN BAD BOY DEL CALCIO, CHE SAPEVA RIDERE  DI SE STESSO
foto: ultimocamerlengo.blogspot.com

“Ho speso gran parte dei miei soldi per alcool, donne e macchine veloci, il resto l’ho sperperato“.

George Best


La celebre frase di George Best, che racchiude il solito cliché che accomuna spreco di soldi e calciatori.
Tanto scontato quanto vero, visto che il 60% dei professionisti rischia di sperperare i soldi guadagnati in carriera entro cinque anni dal termine dell’attività. Ad affermarlo è Ben Smith, dottore commercialista e partner di FLM – un servizio di gestione del patrimonio con sede a Londra – In un’intervista al World Football Summit sul tema della gestione delle risorse degli sportivi nel post carriera.

Ci sono tanti motivi per i quali un calciatore può finire in rovina: dalle dipendenze da alcool e droghe, al gioco d’azzardo, fino ad arrivare ai piaceri come auto lussuose e cifre esorbitanti per scarpe da ginnastica o vestiti griffati. Determinanti anche le scelte sugli investimenti, che data l’inesperienza sul campo, potrebbero essere talvolta sbagliati.

“Potrei scrivere un libro: ‘Come aiutare i giovani a non farsi rubare i soldi!’

Mancini all’Economia del Corriere della Sera

Il ct. della Nazionale italiana perse 1,4 miliardi di lire nel crac della Cofiri, una finanziaria di Tarquinia.

Rimanendo in tema allenatori, anche Conte si trova nella stessa situazione di Mancini. Sono 30 i milioni di euro che il tecnico del Tottenham deve recuperare per una presunta truffa dove compaiono anche alcuni documenti falsi di Hsbc, tra le più importanti banche di investimento nel mondo.
Il caso di Antonio Conte è solo l’ultimo di una lunga serie di investimenti errati per i protagonisti del mondo del calcio.

Come lui anche Buffon: nel 2009 ha investito nella Zucchi, società attiva nel settore tessile. Nel giro di 18 mesi, tra il gennaio 2013 e il giugno 2014, ha perso qualcosa come 48 milioni:
• 24 per il deprezzamento del suo pacchetto azionario (Buffon deteneva il 56% della società), sceso da 42,3 a 18,6 milioni;
• 24 milioni serviti per le ricapitalizzazioni del 2011 e del 2013.

Da non dimenticare anche Zlatan Ibrahimovic, protagonista di un investimento che ha causato la perdita di diversi milioni con il brand di moda A-Z «From Amateur to Zlatan». Il marchio nato nel 2016 dalla collaborazione tra Ibrahimovic e Varner, un gruppo norvegese specializzato in abbigliamento, ha chiuso dopo soli due anni. Il gruppo norvegese ha dichiarato ufficialmente conclusa la collaborazione con Ibrahimovic nell’agosto del 2018, il che ha comportato una perdita di 20 milioni per lo svedese.

Lancio brand Ibra


Quando si investe del denaro si sa può andare bene e può andare male, molti calciatori però degli affari poco si interessano, preferiscono il loro “benessere personale”, talvolta fin troppo.
Tra gli esempi più clamorosi c’è Paul Gascoigne, l’ex campione inglese della Lazio degli anni’90, che a causa della sua vita sregolata si è ritrovato rapidamente senza soldi e affetto da problemi psichici e di alcolismo.

Ha lasciato il calcio nel 1993 e da allora conduce una vita da senzatetto Maurizio Schillaci, cugino del più conosciuto Totò, che durante l’ultima fase della carriera ha avuto problemi con la droga.

Altro grande calciatore che ha fatto innamorare i tifosi italiani ma che è sprofondato in un abisso è Adriano, l’ex Parma, Inter e Roma. Il centravanti brasiliano a soli 25 anni inizierà a soffrire di depressione e dipendenza da alcol, finendo per tornare in patria tra festini e foto con armi in compagnia di narcotrafficanti, dei soldi guadagnati in carriera neanche l’ombra.
Si chiude il cerchio da dove è cominciato.

Adriano si confessa: "L'Inter copriva la mia dipendenza..."

Caso simbolo infine è quello di George Best, fenomeno del Manchester United morto nel 2005 dopo aver sperperato i soldi nell’alcol.

Anche in casi minori risulta comunque difficile la gestione del denaro da parte dei giocatori, la soluzione la offre l’ex calciatore e avvocato dal 2012 nonché docente di diritto sportivo all’università Luiss. di Roma, Guglielmo Stendardo. In un’intervista rilasciata a Il Riformista, l’ex Lazio, Juventus, Napoli e Atalanta, parla del modello americano:

“È chiaro che non è solo un problema di istruzione e di tenore di vita esagerato – precisa infatti Stendardo – nelle crisi finanziarie di tanti colleghi incidono anche i costi sanitari alti che i calciatori devono sostenere a fine carriera e la scarsa attenzione che mettono verso i problemi del Fisco. La scelta di un commercialista preparato e affidabile è alla base nell’attività del calciatore, sia dei big sia dei tanti atleti di serie B e di Prima divisione. Si tende ad attribuire poca importanza ai problemi fiscali, invece sono fondamentali. Trascurandoli tornano ingigantiti negli anni a venire e diventano micidiali”.

Insomma la soluzione è sempre affidarsi a società finanziarie specializzate nella cura degli interessi dei campioni.

Valerio Petrosino

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