Gli effetti del lockdown calcistico sui giovani

Il calcio di oggi, forse, tra tutti gli sport è il più criticato, sarà colpa dei troppi soldi che girano, della poca meritocrazia o della troppa politica che oramai ha inondato questo mondo: dai vari ministri, ai vari presidenti di FIGC, FIFA, UEFA e tanti altri.
Politica calcistica che sta facendo male a questo mondo che esce ancora più debole da un coronavirus che ha fatto emergere tutte le falle del sistema e la paura da parte delle autorità competenti di prendere decisioni e assumersi le proprie responsabilità.
Non sarà un caso se nel post-lockdown uno degli effetti secondari è la perdita di interesse tra le nuove generazioni. Uno studio svolto dal giornalista Maurizio Pistocchi registra che: “il 13% dei ragazzi tra i tra i 16 e 24 anni lo odia e al 27% di loro non gli interessa. Hanno meglio da fare che seguire uno sport ingiusto”
Come uscire da questa spirale del disinteresse che porta in un baratro dove si potrebbe toccare il fondo, arrivando così al punto di non ritorno?
Forse la riapertura degli stadi potrebbe dare una mano: la dolcezza di un padre che accompagna il figlio allo stadio, i cori della curva che sostengono la squadra , il calore del pubblico, i colori le coreografie e si potrebbe continuare all’infinito. Tutto ciò potrebbe far accendere quella fiamma nei cuori dei ragazzi sempre più distaccati.
Sarà compito dei piani alti studiare questa situazione ed evitare questa catastrofe.
Noi agiamo nelle nostre possibilità e proviamo a metterli in guardia.

Valerio Petrosino

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