SAJA KAMAL, LA DONNA CHE HA PORTATO IL CALCIO IN ARABIA SAUDITA

Fonte: Profilo Instagram Saja Kamal

Oggi 8 Marzo Festa della Donna è il giorno perfetto per celebrare una figura che pochi conoscono: Saja Kamal una delle pioniere del calcio femminile in Arabia Saudita, un paese che pian piano si sta modernizzando per quanto riguarda i diritti delle donne. 

La storia di Saja e il pallone nasce nel 1994, quando la giovane saudita aveva appena 4 anni. Fortuna ha voluto che nascesse in una famiglia che ha cresciuto al pari i propri figli, indipendentemente dal sesso e che l’ha sempre sostenuta e incoraggiata nel perseguire la sua passione in un paese nel quale culturalmente le donne non veniva permesso di praticare sport. 

Infatti, la giovanissima Saja sognava di giocare a calcio, ma le era concesso, di nascosto, soltanto nel giardino di casa sua, lontana dagli occhi indiscreti di chi la poteva giudicare negativamente. Era l’unica ragazza autorizzata nel suo quartiere, nessun’altra donna senza il permesso di suo padre o suo marito poteva svolgere liberamente un’attività sportiva. 

Fonte: Blogs.ibo

Diventare calciatrice sembrava una cosa impossibile, non si poteva praticare calcio a scuola o nelle università, non era concesso accedere ad una palestra e nemmeno entrare in uno stadio. A 12 anni il papà di Saja ebbe la brillante idea di travestirla da uomo per farla assistere ad un match dal vivo e vedendo la sua passione e dedizione verso il pallone, venne iscritta ad un complesso americano in Arabia Saudita che permetteva alle ragazze dopo scuola di poter giocare a calcio. Fu una delle poche ragazze saudite a prenderne parte. Le sue capacità migliorarono rapidamente e venne selezionata per rappresentare il suo paese all’estero nei tornei giovanili, inclusa la Schwan’s USA Cup in Minnesota, il più grande torneo mondiale giovanile di calcio. Tuttavia, il governo non riconobbe mai la sua squadra come un team nazionale nonostante abbia giocato in oltre sei paesi per più di 12 anni.

“Ho seguito la mia passione per il calcio, non importa quanto la gente mi dicesse che non dovevo e non potevo. Era difficile accettare restrizioni che non avevano senso logico, quindi le ho sfidate, visto che non stavo facendo nulla di sbagliato o non avrei fatto del male a nessuno. Sfidare universalmente certe barriere culturali o ideologie sessiste è solo una parte di me che vuole essere la mia vera me. E la mia vera me voleva giocare a calcio “. Dichiara Karmal in un’intervista riportata del blog ufficiale dell’IB, (International Baccalaureate) liceo frequentato da Saja grazie alla spinta di suo padre che iscrisse lei e la sorella all’IB Diploma Program (DP). All’epoca però, il ministero dell’istruzione saudita permetteva alle ragazze di frequentare solo scuole per donne. Così le due sorelle si iscrissero all’omonimo liceo, ma per donne, situato a due ore di viaggio dalla loro città. 

Fonte: Blogs.ibo

Questo fu un punto di svolta della sua vita. Cominciò a parlare inglese, ad arricchire il suo bagaglio culturale ampliando i suoi orizzonti, a studiare la storia islamica vedendola da un’altra prospettiva, matematica, fisica, biologia. Oltre ai libri, non abbandonò mai la sua passione per il calcio, tanto che fu notata dall’Arsenal. I Gunners le diedero una possibilità che Saja non sprecò diventando un’ottima ala destra. 

Forte del suo fluente inglese, non abbandonò gli studi ma la sua esperienza in Inghilterra le permise di volare oltreoceano negli States, dove si iscrisse alla Northeastern University, a Boston, per studiare scienze politiche e affari internazionali. Fu alla Northeastern University che Kamal decise di voler diventare una calciatrice a tempo pieno, ma si sentì scoraggiata per la mancanza di opportunità professionali. 

Da un lato, tutto il suo trascorso la scoraggiò, ma dall’altro ebbe uno scatto benevolo verso chi avrebbe voluto inseguire il suo sogno. Infatti, Kamal sta ora lavorando per abbattere le barriere e aiutare le generazioni future e ha avuto la forza di creare la sua squadra di calcio formata da 30 giocatrici saudite facente parte di una ONG chiamata Equal Playing Field (EPF), che si concentra sul coinvolgimento nello sport delle ragazze e delle donne. L’EPF ha battuto due record mondiali: Guinness dei primati per aver giocato la partita di calcio più alta nella storia sul Monte Kilimanjaro e il Guinness dei primati per il match ad altitudine più bassa nel Mar Morto. “È davvero una ONG meravigliosa e tutto il lavoro è orientato all’emancipazione e allo sviluppo delle donne nel calcio e / o nello sport”. Afferma Karmal.

Il cambiamento è ora,lo sta apportando in maniera egregia l’eroina saudita, una delle pioniere del calcio rosa nel Regno del golfo. Oggi un numero sempre più alto di donne si sta dedicando allo Sport e il Governo ha varato un piano di integrazione chiamato Saudi Vision 2030 per le donne che si vogliono accingere al mondo sportivo. Dal 2018 possono anche accedere agli stadi di calcio e ad altri eventi di ugual natura. Due anni fa, sei ragazze saudite hanno guidato la nazionale di calcio in campo per la partita inaugurale della Coppa del Mondo FIFA. Per ora manca ancora una nazionale femminile, ma Karmal, insieme alla FIFA sta continuando a lottare per l’uguaglianza e l’annullamento del gender gap. 

C’è anche da dire che l’organismo governativo mondiale dello sport inizialmente, nel 2007, ha vietato le donne saudite di giocare competizioni internazionali con il tradizionale velo: l’hijab. Solo nel marzo 2012, l’International Football Association Board (il braccio regolatore della FIFA), ha votato all’unanimità per consentire la sperimentazione di un copricapo appositamente progettato. Poi il divieto venne tolto definitivamente, non in tempo per permettere alle iraniane di partecipare alle Olimpiadi di Londra tra le tantissime polemiche. 

È per le Donne con la “D” maiuscola come Karmal che oggi il mondo è un posto che si sta avviando verso l’equità, sopratutto in una nazione come l’Arabia Esaudita dove le donne spesso sono state bistrattate. Saja è passata dal giocare a calcio in segreto e al travestirsi per guardare una partita, ad ottenere tutto ciò. 

La strada è ancora lunga ma se non fosse stato per persone come lei, che rompono i soffitti di vetro aprendo nuove strade, che resistono alle accuse di essere testarde, ribelli o alle disgustose provocazioni sessiste, non saremmo arrivati ​​a questo punto. Si spera che si continui in questa direzione perché le donne sono parte integrante della nostra società e vanno valorizzate e rispettate. 

Valerio Petrosino

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