Mentre in Europa si costruisce, in Italia la burocrazia uccide il calcio

La legge di Good: “Se hai un problema che deve essere risolto da una burocrazia, ti conviene cambiare problema”.
Così come scrive Arthur Bloch nel suo famigerato libro “La legge di Murphy”.

Una premessa importante che in poche parole riassume tutto il problema tipicamente italiano. Questa volta correlato alla questione della costruzione/ristrutturazione degli Stadi nella nostra nazione.

«Il Franchi una porcheria per come è tenuto. Sono deluso dalla burocrazia, la soluzione dell’area Mercafir non è ottimale. Vogliamo più opzioni (per un’area dove costruire lo stadio nuovo, ndr), sia a Firenze che fuori, come Campi, Scandicci e Sesto, per esempio»

Rocco Commisso Pres. Fiorentina

Partire dalle dichiarazioni di Commisso è il miglior modo per sviscerare la delicata questione.

Commisso in conferenza stampa

Mentre nei principali campionati europei come Premier League, Liga spagnola e in Ligue 1, si è stimata una cifra di oltre i 2.5 miliardi di euro per nuovi progetti o ristrutturazioni di vecchi impianti, in Italia la situazione resta fatiscente.

L’utilizzo di questo aggettivo non è casuale.

/fati’ʃɛnte/ agg. [dal lat. fatiscens -entis, part. pres. di fatisci “fendersi”]. – 1. [che va in rovina: edificio fatiscente] ≈ cadente, decrepito, (lett.) desueto. ↑ diroccato, pericolante. 2. (fig.) [che è in stato di disfacimento

Vocabolario TRECCANI

Dalle travi di acciaio arrugginite dell’Olimpico con il sogno di James Pallotta di costruire lo stadio di Tor di Valle. Una vicenda finita nel peggiore dei modi. È stata, infatti, aperta un’inchiesta penale con imprenditori e funzionari pubblici accusati a vario titolo di bancarotta, associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e reati tributari, per un groviglio di promesse e favori.
Ai calcinacci pericolanti del Franchi con Rocco Commisso che immaginava il nuovo stadio a Campi Bisenzio. Fino allo stato indecente del cosiddetto fossato del Maradona“, che almeno ha avuto la fortuna di essere rimodernato grazie ai fondi delle Universiadi. Sono solo alcuni degli esempi di fatiscenza degli stadi italiani.

È rilevante riportare che, sono stati previsti interventi sia a Cagliari, con il nuovo stadio firmato Sportium, che a Bologna, dove a breve partirà il restyling del Dall’Ara. Purtroppo entrambi progetti sono ancora sulla carta, per non parlare delle milanesi. Le intenzioni dei club non hanno ancora portato ad una reale soluzione. Lo stesso accade o è accaduto a Parma, Bologna, Venezia.

1) Progetto stadio Parma, 2)Progetto stadio Venezia, 3)Progetto stadio Bologna 4)Progetto stadio Milan

Il caso San Siro potrebbe essere definita una commedia tragicomica, dal sapore tutto italiano.

Sembrava accordo fatto per la costruzione del nuovo impianto “La Cattedrale”, progetto stilato, fondi stanziati, e poi? Il vuoto più totale.

L’ex vicesindaco di Milano Luigi Corbani ha delineato i motivi per i quali il San Siro è intoccabile:

Fino al 2026 San Siro non si può toccare. Il Coni ha stabilito che nello stadio milanese ci sarà l’inaugurazione delle Olimpiadi invernali. E nello stesso anno scatteranno i settant’anni dalla costrizione di San Siro. Questo vuol dire che la struttura diventerà, per legge, un bene culturale. Una tutela che praticamente renderà vano ogni tentativo di abbattimento”.

Maggior fortuna, o forse maggior influenza politica, la Juventus con il famigerato Allianz Stadium non ha lottato tanto per la concessione edilizia. Ed ora anche il Monza di Berlusconi, così come riporta Il Sole 24 ore, ha già investito oltre 5 milioni per mettere a posto lo stadio Brianteo e il centro sportivo Monzello. L’ad del club Adriano Galliani ha annunciato a giugno 2020 un progetto per uno stadio da 22-25 mila posti, con l’avvenuta predisposizione del rendering da presentare poi al Comune.

Nonostante la pandemia e i debiti delle venti società di Serie A che totalizzano una somma di 5,2 miliardi di euro, c’è comunque la predisposizione per un investimento di lungo termine.
I presidenti e i manager dei club sicuramente avranno notato una forte flessione della curva di vendita dei tagliandi. La percentuale di riempimento degli stadi italiani rimane abbastanza deludente.


TOTALE PARTITE MEDIA
MILAN378.300942.033
ROMA408.6981040.869
INTER365.655940.628
NAPOLI258.8001025.880
LAZIO212.000923.555
JUVENTUS179.319919.924
FIORENTINA174.157919.350
BOLOGNA145.1721014.517
SALERNITANA122.578913.620
VERONA126.2491012.625
GENOA*92.687811.586
UDINESE**92.698910.300
ATALANTA89.60299.955
TORINO83.094108.309
CAGLIARI78.980107.898
VENEZIA62.06696.896
SPEZIA53.48795.943
EMPOLI58.714105.871
SAMPDORIA58.377105.837
SASSUOLO*50.05895.562
3.090.69118716.528
Dati: Calcioefinanza.it aggiornati al 23 Dicembre 2021 *Una partita mancante **Udinese-Salernitana non disputata

Ne consegue un ovvio abbassamento dei ricavi da match day. Così come riporta Deloitte, nella sua Annual review of football finance rilevando “la storica mancanza di investimenti negli stadi italiani”.

Nella Serie A 2020/2021, 14 stadi su 20 erano di proprietà pubblica, quattro privati e due ibridi. Nelle serie B e C, censite nel 2019, su 74 club uno solo partecipava alla proprietà del proprio stadio. Nella Premier League inglese le proporzioni sono invertite: è pubblico un quinto degli impianti. In Germania le arene comunali sono il 39%.

Come riporta Repubblica, gli stadi di Serie A a fine 2020 avevano un’età media di 56 anni. Considerando Serie B e C si saliva a 63. Nell’ultimo ventennio in Serie A sono state costruite tre nuove arene per il calcio, e una decina sono state ammodernate. Nello stesso periodo in Premier League si sono realizzati sei nuovi impianti, in Bundesliga 11, anche grazie ai Mondiali 2006.

Il modello che sempre viene preso come riferimento è quello inglese. Si parla di stadi aperti 7 giorni su 7, di musei, ristoranti, hotel e tutte le attrazioni in grado di portare guadagno al club. Inoltre può diventare un volano per l’economia cittadina, riqualificando aree desertificate della città e creando nuovi posti di lavoro.

Sono state queste le ragioni che hanno spinto l’Everton a finalizzare lo stadio che sostituirà il Goodison Park, la casa dei Toffees dal 1892, costato 600 milioni di euro, sorgerà sulle rive del fiume Mersey e potrà ospitare fino a 52mila spettatori. Secondo le stime del club di Liverpool questa nuova struttura darà un nuovo impulso alla vita cittadina creando fino a 15mila nuovi lavori e conseguente giro di denaro. 

Everton, nuovo stadio sull'acqua: arriva l'ok del Liverpool City Council.  FOTO | Sky Sport
foto: Sky Sports UK

Sullo stesso filone anche il Valencia che ha stanziato 300 milioni di euro per costruzione del Nou Mestalla.
I pipistrelli hanno investito oltre 250 milioni di euro per demolire il vecchio Stade des Costières e costruire al suo posto una struttura pronta per il 2026. Nel frattempo sarà allestito uno stadio provvisorio che potrà contenere fino a 9400 spettatori. 

Nou Mestalla, l'eterno stadio in costruzione, Magazine da Valencia
Nou Mestalla in costruzione

Le italiane lontane dal top per il cosiddetto “load factor”, ovverosia la percentuale di riempimento degli impianti. La situazione prima della pandemia era medesima.

Percentuale riempimento stadi europa 2017 2018, le leghe

Premier League95,20%
Bundesliga91,51%
Liga69,84%
Ligue 168,33%
Serie A63,24%
Dati: calcioefinanza.it

La volontà da parte degli investitori, c’è, ma costruire uno stadio in Italia è come correre su un campo minato. Dove le mine visibili sono sette: studio di fattibilità, conferenza dei Servizi preliminare, presentazione del progetto, conferenza dei Servizi decisoria, provvedimento autorizzativo finale, gara (in caso di impianti pubblici), stipula della convenzione. Poi devi sperare che non ci sia qualche mina nascosta dal fango del campo di battaglia.

Un articolo di Today dovrebbe farci aprire gli occhi sulla questione.
In Italia si stima vi siano 160.000 norme, di cui 71.000 promulgate a livello centrale e le rimanenti a livello regionale e locale.
In Francia, ad esempio vi sono “solo” 7.000 normative, in Germania 5.500 e nel Regno Unito 3.000.

Su 81,2 miliardi di euro di tasse versate all’erario, il costo annuo sostenuto dalle nostre imprese per la gestione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione è di oltre 57 miliardi.

“Qualche ragione c’è se gli investimenti esteri sono ancora così bassi. E queste ragioni si chiamano burocrazia, servizi, infrastrutture, tasse e costi di gestione. Dalla mia esperienza personale, ho visto che i vincoli burocratici alla fine proteggono aziende inefficienti, aziende che non hanno prospettive di sviluppo e nella maggior parte dei casi scaricano i costi sui clienti.”

Sergio Marchionne

Niente di più vero nelle parole di Sergio Marchionne, che tristemente annuncia la debacle italiana, a prescindere dal calcio.

Chiusa l'edicola di Talenti, tre giorni di sospensione "per aver occupato  30 centimetri"
foto: Roma Today, edicola di Talenti chiusa per Burocrazia

Il peggior avversario di una squadra di calcio, ad oggi, non è la prima classificata del proprio campionato, ma lo Stato. Non si gioca con pallone e scarpette , ma con timbri, carte e firme.
Il campo da gioco non è uno stadio gremito di tifosi, ma un ufficio dai mobili antichi.

Per ora la partita è virtualmente persa.

Valerio Petrosino

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