Il caso di Enzo Barrenechea: perché in Italia è una mossa coraggiosa schierare titolare un ventunenne?
Il caso di Enzo Barrenechea: perché in Italia è una mossa coraggiosa schierare titolare un ventunenne?
In vista del derby della Mole di questa sera tra Juventus e Torino, Max Allegri starebbe pensando di schierare da titolare Enzo Barrenechea, ragazzo classe 2001. Il tecnico bianconero, vista la carenza di uomini a disposizione per il centrocampo, vorrebbe dare spazio ad un giovane che finora ha giocato soltanto due minuti in maglia bianconera. Questa notizia ha creato stupore sui principali quotidiani sportivi, definendola una mossa coraggiosa. Ma perché stupisce così tanto che un ragazzo di 21 anni possa giocare titolare in un top club? Perché viene considerata come un azzardo?
Questo è uno dei grandi problemi del calcio italiano. Infatti, basti pensare che un altro giocatore, argentino come Barrenechea e che porta il suo stesso nome, Enzo, ha giocato da titolare al fianco di Lionel Messi vincendo la Coppa del Mondo e che al Benfica prima, e al Chelsea poi è diventato un titolare inamovibile. Oppure, spostandosi in Germania, possiamo trovare un ragazzo del 2003 di nome Jude Bellingham che in una notte di Champions League ha indossato la fascia da capitano del Borussia Dortmund mentre sulla sponda rivale, un certo Jamal Musiala ha collezionato più di 100 presenze con la maglia del Bayern Monaco prima di compiere i 20 anni. Questi sono tre semplici esempi di come all’estero un ragazzo poco più che maggiorenne, se ha le qualità, può tranquillamente ricoprire ruoli importanti e calcare palcoscenici prestigiosi sia con i club che con la nazionale.
In Italia invece sempre meno ragazzi riescono ad imporsi in prima squadra. Forse perché qui non ci sono talenti? Perché non girano gli stessi soldi come negli altri campionati? La risposta è no. Anche in Serie A siamo pieni di talenti che devono avere solo la possibilità di sbocciare. Per cultura noi italiani siamo portati ad osannare alla minima giocata o prestazione positiva e con la stessa rapidità a screditare o gettare nel dimenticatoio un qualsiasi ragazzo che rende meno rispetto alle aspettative. Non dovrebbe essere così, dovremmo avere la fiducia e la pazienza per poter far crescere i nostri talenti, coltivandoli al fianco di calciatori d’esperienza. Stasera potremmo assistere alla partita di un ragazzo di 21 anni che gioca da titolare il Derby della Mole, ma non dovrà sorprenderci perché nel calcio moderno, chi ha talento deve giocare soprattutto se ha vent’anni.
Giovanni Sica
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