Il caffè del Professore di Salvatore Sabella

Il caffè del Professore di Salvatore Sabella

Foto: Twitter Napoli

Il caffè del Professore di Salvatore Sabella

Festeggiamo ( per nulla) il terzo posto
dell ‘ ennesimo campionato perso, chiudiamo con la solita dimostrazione di forza. Quando non c’è l’ ansia del risultato la nostra superiorità tecnica è allarmante per gli avversari, peccato solo che l’ importanza della gara era poco più che amatoriale.

Impressionante la facilità di palleggio degli azzurri, padroni assoluti del campo , liberi ormai da qualunque responsabilità hanno sciorinato un calcio veloce e di assoluta qualità.

Da qui si deve ripartire, da una rosa importante, da giocatori forti ma timidi nel loro essere e che vanno integrati con pochissimi rinforzi purché siano di qualità e soprattutto abituati alle grandi sfide, temprati a saper soffrire quando occorre, a saper cantare e portare la croce, a fare legna al bisogno, a trascinare il gruppo quando il gioco si fa duro e chi non ha cuore e pochi attributi si smarrisce.

Sono gli auspici e le speranze di sempre che, anche per la prossima stagione saranno puntualmente disattese e rivivremo poi l’ ennesimo anno di ricordi e di rimpianti .

Anche con una squadra con pochi titolari, il Napoli ha dominato con una manovra sicura e profonda al cospetto di avversari comunque determinati in un ambiente , come sempre, molto ostile.
Avessero gli azzurri fatto all’ andata la gara di ieri, oggi avremmo altre critiche da proporre ma col senno di poi ne sono piene le fosse.

Abbiamo apprezzato il lavoro dialettico fatto in settimana da Spalletti, finalmente meno sofistico ma più materiale, ha ribadito che le certezze passano per gli uomini che appartengono ormai per diritto e storia a questi colori ribadendone l’ importanza e soprattutto l’ incedibilita’. Ha parlato di Koulibaly, di Mertens e di Ospina , gente che serve anche nel silenzio dorato di uno spogliatoio che ad oggi è fatto da scale mobili che tolgono e aggiungono tasselli senza alcuna logica progettuale.

E’ un modo poco elegante di tirare in ballo la società ( che non esiste) o meglio il suo capo che continua con gli antichi concetti sul senso di appartenenza e sulla napoletanita’ degli atleti, in primis Koulibaly, scaricando in definitiva sull’ atleta la responsabilità di voler restare o andare via.
È una solfa che abbiamo metabolizzato, in ultimo pochi mesi fa quando si parlava di Insigne.

Caro Presidente, il gioco delle tre carte non regge più, chi va via lo fa perché non riceve proposte contrattuali adeguate, ognuno pensa al denaro, nel mezzo ci sono solo i veri tifosi che sono gli unici che perdono in questa roulette russa.
È stancante ascoltare sistematicamente farneticazioni che dicono tutto e il contrario di tutto.
Basterebbe dire la verità, che peraltro già conosciamo, ma è l’ arroganza dell’ ipocrisia che è insopportabile.

Tutto il sistema è contro questa modo di gestire la società a vista e senza programmi, la sua comunicazione è inesistente, ma nessuno ha il coraggio di uscire dal circolo vizioso e di interesse ( di alcuni ) che si è creato.

Continuiamo a sorbirci volgarità gratuite dei “nostri” dirigenti che ci umiliano agli occhi di una intera nazione, gente che ancora non ha compreso che il calcio da una visibilità planetaria e invece si comporta in maniera tribale.
A tali offese bisognava rispondere con l’ elegante silenzio di una protesta che doveva portare tutti i presenti in sala ad alzarsi ed uscire , questi soggetti vanno lasciati soli.
Eloquente anche l’ espressione di ADL, anch’ egli sorpreso da cotanta volgarità, solo lui può fermare la deriva inarrestabile della sua creatura.

Presidente, vogliamo chiarezza e qualità soprattutto nei modi di essere e di apparire, rappresentare la proprietà di una società gloriosa ed importante come il Napoli calcio impone una etichetta che oggi viene calpestata e che umilia non solo noi appassionati ma soprattutto Lei.
Ci dica quale è il suo programma e di conseguenza il nostro destino sportivo.
Sentiamo solo di una riduzione degli ingaggi che , conti alla mano , a noi profani competenti di contabilità dicono altro.
Per la stagione appena conclusa il nostro monte ingaggi è stato poco più di 100 milioni annui. È già uscito Manolas ( Tuanzebe incide per poca cosa, ), ora Insigne, Ghoulam e Malcuit.
Si scende così a circa 78 milioni ai quali vanno aggiunti al momento gli ingaggi modesti di Kvaratskhelia e accollarsi la differenza per Anguissa che verrà riscattato .
Sarà rinegoziato l’ oneroso contratto di Mertens che seppur rinnovato per la metà, porterà i costi della produzione a circa 80 milioni, quindi ampiamente sopportabili dall’ attuale fatturato strutturale a cui vanno aggiunti i 50 milioni della qualificazione champions.
Ci sono i margini quindi per restare competitivi e aggiungere quel poco che manca, gente pronta e navigata, per essere finalmente vincente.
Facile a dirsi , i soldi sono del Presidente, la passione la nostra, il rispetto dovrebbe essere reciproco.

Il Presidente confronta spesso la sua realtà con quella milanista che spende meno, è vero e giusto, ma quelle spese sono frutto di un progetto che parte da lontano che ha assemblato prospetti di assoluto valore con totem del pallone come Ibrahimovic il cui apporto non è stato assolutamente tecnico ma concettuale, con un management assoluto , nominato da una nuova proprietà che rappresenta il futuro che avanza , il tutto per chiudere un cerchio culminato con la vittoria dello scudetto.
Al Milan i nostri complimenti , ai colori azzurri tutto il nostro amore, al nostro Presidente tutte le nostre più sentite e amare riflessioni, si confronti con la realtà rossonera e impari come si vince facendo anche quadrare i conti.
Come è banale la fantasia.


Salvatore Sabella

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