Il caffè del Professore

Il caffè del Professore

I confini della propria dimensione vengono talvolta ridefiniti dalla casualità di un episodio ma è sempre la realtà a ritornare sovrana.
Credevamo di poter competere per vincere, un inizio di campionato devastante per rendimento, ma poi siamo caduti rovinosamente alla ricerca di una identità mai trovata vittime delle nostre insicurezze. Ieri sul campo abbiamo riversato talento e classe, ma non c’è stata personalità. È semplice vincere quando non serve più.

Liberi dall’obbligo di doverci battere per il titolo, abbiamo ricavalcato l’onda dell’ entusiasmo e surclassato in 20 minuti un Sassuolo rimasto sul lungomare ad ammirare i nostri splendori.

Liberi come il vento, abbiamo travolto avversari e paure nonostante un clima sulle tribune tutt’altro che amichevole.
C’è stata contestazione mista alla solita esultanza prima durante e a fine partita per i calciatori e per il tecnico, solo ingiurie per il presidente.
Si è giocato in una bolla , isolati da tutto e d’incanto si è ritrovata freschezza atletica e pulizia nella manovra, maiuscola la prova a tutto campo di Anguissa come di Fabian e di Koulibaly, generosa quella del capitano, generosissima e brillante quella di Mertens, l’ unico a cui sono stati riservati sempre e solo applausi.

Trovare note tecniche e tattiche nella partita di ieri è davvero difficile, al ventunesimo minuto avevamo già calato il poker, non c’è stata storia.
Nel dopo partita Spalletti dice che non ci sono rimpianti, forse per lui, per noi invece ce ne sono tanti perché eravamo padroni del nostro destino, avevamo tutto per vincere, c’è mancata la personalità prima e gli attributi poi e commessi troppi errori nella preparazione e nella gestione delle gare decisive da parte del tecnico e del presidente.
Si è voluto salvare il salvabile dopo i disastri delle gare con Fiorentina, Roma ed Empoli, infondere serenità e consapevolezza andava fatto prima quando si doveva vincere e non dopo per raccogliere i cocci dell’ ennesimo fallimento sportivo quando siamo deragliati all’ultima curva di un traguardo che non raggiungeremo mai.

La vittoria non nasce mai per caso, ci vuole progettualità sul lungo termine, un organigramma strutturato, professionalità e competenza nel prendere non solo i grandi calciatori ma anche quelli che sanno cantare e portare la croce quando il momento è difficile e quel pallone diventa troppo pesante da calciare.

Noi invece siamo rimasti a chi prende a calci gli armadietti dopo una sconfitta o peggio arrivare alle mani con i propri tesserati per poi essere puntualmente destituito di un potere che è solo figlio del suo appartenere. Siamo rimasti a provvedimenti presi e poi cancellati perché non siamo stati capaci di trovare una struttura disponibile se non il lungomare di tutti.
Ecco perché non è casuale arrivare fino in fondo e poi sistematicamente fallire l’obiettivo, lo dice la nostra storia recente che però non diventa insegnamento ma è il perseverare di un calcio pane e salame legato ad una gestione senza futuro.

Ogni parola detta non è mai conciliativa ma serve sempre più a fortificare il muro che c’è tra proprietà e tifo, innamorato di quelle fibre di cotone di colore azzurro come il cielo, ed anche questa cromatura è un segno del destino.

Si è riparlato della mancata venuta di Ibra per volontà o colpa di chi, ma a cosa serve parlarne ora pensando che il fuoriclasse svedese sta nel frattempo vincendo l’ennesimo titolo a Milano.

Presidente per favore taci, ogni tua parola è un colpo alla nostra sensibilità, rifletti e non calpestare sempre la nostra voglia di vincere.
Sei a capo di una società che difende i colori di una città importante con un potenziale immenso, una tifoseria unica, appassionata e competente. Sei stato bravissimo a riportarci in auge coi conti in regola rispettando le regole, ma ora vogliamo programmi chiari, sei ha capo di un impero ma non hai il rispetto dei tuoi sudditi. È avvilente.

Dotati di un management competente e vincente, che unisca tutto con tutti e non crei le attuali insanabili fratture.
Presidente non meriti le offese che la tua gente ti urla contro, devi solo accettare che il mondo che tu hai creato ora è cambiato, si è evoluto , necessita di nuovi strategie che la solita cena “riparatoria” e chiarificatrice non può portare.
Comanda il dio denaro, è giusto gestire la propria azienda in maniera sana finanziariamente ma occorre potenziarla, raffronti i nostri maggiori costi rispetto al Milan e ti rammarichi, lo facciamo anche noi eterni perdenti, però vediamo anche che la struttura sportiva rossonera è guidata da Paolo Maldini, una leggenda vivente di questo mondo che tu invece vuoi fare solo tuo, non è possibile.
Guardi al passato e glorifichi giustamente il tuo cammino in questo ventennio, ma, caro Presidente, quello che ci travolge e ci spaventa non è quello che è stato e che poteva essere, ma quello che verrà, se verrà.
Ecco perché oggi la tua vittoria per la qualificazione champions non ha per noi un sapore dolce.
Non basta un sei a uno per ritrovare le stelle che rimangono ancora chiuse in quell’armadietto preso a calci.

Salvatore Sabella

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