Alex Meret è inadatto per il calcio moderno

Alex Meret è inadatto per il calcio moderno

Foto: Sky Sport

Quando la luce si spegne il buio attanaglia gli occhi, la lucidità diventa un optional e la paura sale.
Come nel peggiore degli incubi poi cadi in un baratro profondo 7 lunghezze, proprio i punti che separano il Napoli dalla prima posizione.

Il coprotagonista di questo horror è Alex Meret con la papera di Empoli.
Forse il sogno scudetto già si era infranto nella partita con la Roma, ma la carambola che ha favorito il gol dei toscani è il punto più basso della carriera di una giovane promessa in fase discendente.

Le sue prestazioni vanno di pari passo con il suo valore di mercato. Il friuliano è stato acquistato dagli azzurri nella stagione 2019/20 (dopo un’annata in prestito) per 26 milioni di euro. Ad oggi il calciatore, dopo aver toccato un valore massimo di 40 milioni di euro nel dicembre del 2019, ad oggi ne vale appena 12, secondo Trasfermarkt.

Foto: trasfermarkt

Valutazione schizzata alle stelle grazie anche alle ottime prestazioni contro il Liverpool (2-0 al Maradona e 1-1 ad Anfield) sotto la guida di Ancelotti, che considerava il portiere della nazionale un titolare. Sono 22 infatti le presenze di Meret in quegli anni, con 3 clean sheets e 33 gol subiti.

Nell’era Gattuso le cose si complicano. Il calabrese prediligeva la costruzione dal basso e di certo il campione di Europa non è un asso. Partita dopo partita la titolarità viene strappata da David Ospina, che nello stesso anno accumula 17 presenze, 4 clean sheet e 17 gol subiti.

Di certo non ci vuole uno statista per capire l’incidenza di questi dati: 1,5 gol a partita per Meret, 1 a partita per il colombiano.

Dai dati forniti da Kickest si evince anche la differenza sulla tecnica dei due portieri.
A parità di minuti giocati, Ospina ha una media dell’86% dei passaggi riusciti, mentre Meret dell’83%.

Considerando il calcio moderno, il quale predilige nella maggior parte dei casi la costruzione dal basso, Il numero 1 del Napoli è costretto a sedersi in panchina. Alcune delle migliori azioni partono dai disimpegni del portiere. Guardiola docet, ma guardando a casa nostra anche Pioli con Maignan, spesso autore di uscite pulite palla al piede. Ancora, se ricordiamo il calcio perfetto Sarriano, Pepe Reina era il perno principale delle azioni del Napoli.

La sensazione avuta è che il classe 97, dopo aver perso il posto da titolare, sia diventato insicuro e depresso. Lo si vede nelle uscite fuori dai pali, lo si vede nella comunicazione con la squadra, nella poca cattiveria agonistica che ci mette in ogni partita. A volte sembra timido, come se non credesse nelle sue potenzialità. Fa parate importanti, è bello da vedere, ma troppo spesso non è incisivo, fa tanti errori e non è carismatico.

I numeri uno moderni oltre a saper parare sono costretti a saper difendere: il principio del pressing ultra-offensivo e dell’uno contro uno a tutto campo presuppongono che il portiere non resti passivo durante lo sviluppo avversario, ma cerchi di occupare in maniera attiva la porzione di campo che inevitabilmente si viene a creare tra lui e la linea difensiva, difendendo appunto lo spazio avanti a sé. La marcatura a zona nelle palle inattive richiede al portiere di tentare coraggiosamente di intercettare la palla mediante un’uscita alta in presa, respinta o deviazione, limitando quindi la pericolosità della squadra avversaria.

Al portiere è richiesto di saper costruire, sopratutto in ottica sistemi di gioco di Spalletti: analizzando i dati statistici relativi alle partite di Serie A è possibile notare come il portiere compia più gesti tecnici podalici rispetto a quelli di difesa della porta.

Caratteristiche che non rientrano nelle corde di Alex Meret.

A questo punto si potrebbe pensare che anche Donnarumma non sia idoneo per il calcio moderno, ma il paragone non regge dato che anche Mancini predilige una costruzione dal basso così come lo stesso PSG. È chiaro che i nervi scoperti quando vengono calpestati fanno emergere i limiti e può capitare uno scivolone come quello in Champions in occasione del gol di Benzema. Gigio però, ha affinato e continua ad affinare la sua tecnica individuale giorno dopo giorno, oltre ad essere uno dei portieri più incisivi del mondo.

A scuola calcio insegnano: “Prima che ti arriva la palla devi già sapere a chi vuoi darla”.

Il caro e vecchio Alex dovrebbe partire da questa frase, alzare la testa e decidere se diventare un grande campione o restare nell’ombra.
Per ora ci ha fatto vedere ben poco.

Valerio Petrosino

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