URGE SVEGLIARSI, NE VA DELLA DIGNITÀ SPORTIVA

Così non va, è necessario darsi una regolata e una sveglia generale, prima che si perda del tutto la dignità costruita nel tempo. Al di là di ogni discorso possibile su obiettivi societari e sportivi, motivazioni, distacco siderale dalla Juventus e qualificazione Champions League ormai distante solamente di tre lunghezze, il Napoli non può più permettersi uscite anonime, come se davvero gli stimoli fossero andati tutti insieme in fumo.

L’Atalanta voleva e doveva vincere per agganciare il Milan al quarto posto verso il sogno chiamato Champions, un obiettivo d’altro canto per il Napoli come se fosse un risultato da poco. Qualificarsi è sempre un esito prestigioso ed ha grossa valenza per un club come quello partenopeo, che di tradizione europea  – senza dimenticare la Coppa UEFA del 1989 –  non ne ha molta, se non quella acquisita negli ultimi anni a livello di partecipazioni consecutive alle competizioni continentali. A maggior ragione, ieri sera ogni discorso poteva essere chiuso, in modo da affrontare gli ultimi cinque impegni di campionato all’insegna degli esperimenti totali, magari con qualche talentino della Primavera pronto a salire sul palco e andare in scena.

E invece niente. Il Napoli dura un tempo, spreca troppo sull’1-0, poi una bella Atalanta emerge e fa un colpaccio in realtà già scritto, perché la sensazione che anche ieri sera gli azzurri potessero perdere era non solo respirabile, ma anche avvertibile al tatto. È mancata la fortuna, ma soprattutto la concentrazione e gli stimoli che a un certo punto una grande squadra diventa in grado di procurarseli da sé, a patto che voglia realmente considerarsi una big.

Guardandola dal bicchiere mezzo pieno, è indubbio che il momento attuale della squadra delinea una difficoltà lampante nel cambiare l’andamento da qui a fine maggio, fatta eccezione per un eventuale scatto d’orgoglio derivato dalla voglia di dimostrare di essere più forti di ogni avversario e discorso, oppure dal fattore “terra tremante sotto i piedi” qualora le inseguitrici cominciassero in gruppo – o a gruppetti – a macinare tre punti a partita. Al netto di una Dea arrembante, che gioca bene, convince e diverte, quando si sprecano troppe palle goal la sconfitta diventa irrimediabilmente una conseguenza.

Se il posticipo di Pasquetta è stato il match emblema di tutta la stagione partenopea, nonostante la partita non sia stata così insufficiente, viene da chiedersi il perché di una nuova sconfitta evitabile e di una vittoria gettata al vento, ma spaventa la consapevolezza di conoscere già le risposte. Questo non è affatto un bene: allentare la presa, o meglio continuare a farlo, significa correre il rischio di dover affrontare alla penultima giornata l’Inter a discorso Champions ancora aperto.

Eppure basterebbe una vittoria, al massimo tre pareggi per mettersi al sicuro, evitando di dover interpellare forse la vera sicurezza del Napoli: le inseguitrici arrancano (eccetto proprio l’Atalanta) e potrebbero seriamente consegnare il pass qualificazione agli azzurri per loro demeriti. E se arrivare secondi, terzi o quarti non cambia nulla non esistendo più il pericolo preliminari per le squadre italiane, è chiaro che ora è una questione di prestigio e dignità sportiva, elementi cui Ancelotti e i suoi ragazzi non possono esimersi.

 

Andrea Cardinale

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