Siamo campioni (soltanto) del fair play finanziario – di Raffaele Accetta

Più che dire “siamo” (riferendoci a noi tifosi), faremmo di gran lunga meglio ad utilizzare la terza persona singolare “è”, se si sta parlando del sentirsi o meno campioni di quell’unico qualcosa che la società potrebbe inopportunamente elevare a mo’ di trofeo vinto.

Secondo le statistiche esposte da “Calcio e Finanza”, il Napoli vale l’87% del fatturato della Filmauro. Dietro a quella che potrebbe apparire come una semplice percentuale si nasconde una triste verità, ovvero che ciò che per qualcuno magari è soltanto una fonte di guadagno e uno strumento per tenere in vita una certa azienda cinematografica, per molti altri è pura passione e motivo di numerosi sacrifici.

Negli anni abbiamo avuto modo di notare come l’azzardata politica Aureliana si basa soprattutto sull’acquisto di giovani promettenti che, per quanto lo possano essere, mancano di quella certa esperienza, indispensabile per vincere un certo tipo di partite. E’ giunto il momento che si guardino le cose per come stanno: il Napoli da anni è in Serie A solo per partecipare ed assicurarsi uno dei primi posti in classifica, quanto basta dunque per ottenere abitualmente, senza troppi rischi, il famoso bilancio finanziario. Chi ama questa maglia ha tutto il diritto di ricevere qualche soddisfazione che da tempo non arriva.

Dopo l’eliminazione dall’Europa League di giovedì scorso, anche l’ultima competizione su cui si era riposto l’ultimo briciolo di speranza è stata un fallimento. Ebbene la “pretesa”, espressa qualche giorno prima attraverso i vari striscioni esposti in città dalla Curva B, non è stata soddisfatta. Inoltre, gli stessi striscioni realizzati per motivare e spronare la squadra, hanno destato non poche polemiche sul se fosse stato utilizzato il termine giusto. A mio avviso, la “pretesa”, intesa come la richiesta dell’impegno e della “maglia sudata” da parte degli azzurri, è più che valida e motivata, in quanto chi dà tutto per questi colori merita di vedere altrettanto impegno e sacrificio in campo. Non ha contribuito per niente in maniera positiva l’atteggiamento mediocre che ha dimostrato di avere una grossa fetta del pubblico di Napoli-Arsenal. I fischi ad Insigne, che per quanto possa o non piacere resta pur sempre uno degli azzurri, sono stati completamente inadeguati; così come quelli ai cori di contestazione delle curve all’indirizzo di una presidenza che finora si è dimostrata brava nelle parole e non nei fatti.

A chi è “contento” così, porrei soltanto una domanda: contento di che cosa?

Abbiamo visto come anche il signor Ancelotti non abbia poi fatto meglio di Sarri, anzi. Dunque non dovrebbe forse già questo spingere a guardare più in alto quando si prova a cercare il problema di questo Napoli (?).

Personalmente mi sento di dire che arrivati a questo punto del nostro cammino al seguito di questa amata maglia targata 1926, non possiamo che essere tutti uniti, stampa e tifosi, e provare con i mezzi che abbiamo a riportare a Napoli qualche trofeo (concreto) che stenta ad arrivare e che “pretendiamo” di VINCERE.

Raffaele Accetta

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