STORIE DI DIECI: CARLOS VALDERRAMA, ESSERE DIEZ AI TEMPI DEL NARCOTRAFFICO

“Un mago dell’intelligenza, che conosce la posizione dei suoi compagni quasi senza guardarli e che gli consegna il pallone come se lo facesse con le mani.” E’ stato l’icona pop del calcio colombiano negli anni 90, un pizzico di genio in un paese immerso nella guerra dei cartelli, questo è stato Carlos Valderrama.

NASCERE NEL SEGNO DEL 10

Santa Marta, era il 1961 quando tra sole e cumbia, dalle braccia del massiccio della Sierra Nevada nasceva Carlos Valderrama. Un bambino vivace, gia lo si notava da subito, uno di quelli che girava per i Barrios col pallone sotto il braccio e voglia di sentirsi libero. Quel ragazzino che cresceva nel bel mezzo della rinascita del calcio colombiano e il conflitto armato della guerra civile scaturito dopo gli anni della Dichiarazione di Sitges. Il piccolo Carlos da sempre molto legato alla figura del padre dapprima docente di Matematica e poi calciatore professionista nell’Union Magdalena, inculcò a Carlos la cultura del sapere e quella del pallone, ci aveva visto lungo in quel “Pibe” uno dei dieci figli, perché il piccolo Carlos sapeva gia che “NASCERE NEL SEGNO DEL 10” non era altro che un segno del destino.

DAL MARE DEI CARAIBI ALLA CORDIGLIERA DELLE ANDE

L’infanzia tra i barrios e i campi a vedere le gesta del padre calciatore, sono anni in cui la passione per il Futbol e il talento cominciano a prendere il sopravvento. Sarà proprio il sole caraibico di Santa Marta a battezzare l’esordio di Carlos con la maglia de “El ciclón bananero”, furono due anni di alti e bassi, complice anche il rendimento della squadra che in quegli anni faticava ma il talento supera ogni confine , il talento cristallino ha il potenziale per illuminare tutto anche lo scarso rendimento di un intera squadra. A Bogotà lo sanno bene e scommettono su Carlos Valderrama, sarà proprio il Millionarios a scommettere su questo giovane astro nascente del calcio Cafeteros. Scommessa che però si rivelò persa perché Carlos in maglia “Albiazules” collezionò tanta panchina e troppi bassi a dispetto delle tante aspettative. Un solo anno e la cessione al Deportivo Cali , principale centro economico, industriale e finanziario del sud-ovest della Colombia che negli anni 80 viveva anni d’oro ai tempi del noto Cartel De Cali. Se da un lato si imponeva il Narcotraffico, dall’altro sul rettangolo verde ed in maglia verde si imponeva ed esplodeva finalmente il talento di Valderrama, la benedizione del tecnico slavo Vladimir Popović e l’intesa con Bernardo Redín, furono il mix vincente. Il secondo posto nel campionato colombiano e grandi prestazioni in Copa Libertadores misero in luce ed agli occhi di tutti quella chioma bionda e riccia, tra passaggi smarcanti, tocchi di prima e lanci lunghi che hanno accompagnato quel viaggio verso la consacrazione “DAL MARE DEI CARAIBI ALLA CORDIGLIERA DELLE ANDE”

EL PIBE DE LOS CAFETEROS

Montpellier e Real Valladolid, il genio sbarca in Europa, prende confidenza con il calcio dei grandi, molti vedono in lui dei limiti, fisici e tattici figli della sua origine calcistica ma Carlos tra allenatori e compagni che mal lo vedevano riuscì lo stesso a imporsi in Francia vincendo una finale di Coupe de La Ligue per poi passare al Valladolid dove tra i pali c’era un suo vecchio amico, Renee Higuita , un duo scoppiettante in Spagna che creò non poche tribolazioni societarie. L’approdo in Europa coincide con le grandi prestazioni in Nazionale, la maglia cafeteros una vera e propria cura per Carlos. L’apogeo della nazionale colombiana degli anni 90 passa proprio dai piedi di Carlos. Tre volte al terzo posto in Copa America sono il biglietto da visita per i Mondiali del 90 e del 94 quelli dove la Colombia arriva da vera e propria cenerentola. Non bastò però la giocata eccelsa che servì un’assist al bacio a Freddy Rincon che valse il pari contro la Germania, le notti magiche della Colombia si fermarono agli ottavi sotto i colpi di Roger Milla. Solo 4 anni dopo, una crescita imponente e la voglia di dimostrare che il Sud America calcistico fosse anche dei Cafeteros, la Colombia arriva ai mondiali in terra americana con tanta facilità come all’epoca i carichi di oro bianco arrivavano in America. Un percorso facile e con una nazionale mai cosi al top guidata da” EL PIBE DE LOS CAFETEROS” , vedeva la Colombia presentarsi come una delle favorite in quel Mondiale. Ma la luce, attira sempre il buio e nel febbraio del 1994 un infortunio a Valderrama, fa tremare tutta la Colombia. L’allarme rientra e a Pasadena la Colombia super favorita esordisce davanti a 90mila spettatori e con un Valderrama in più. Le aspettative però non sono confermate anzi fu un mondiale disastroso sconfitta all’esordio con la Romania e la catastrofica prestazione contro gli USA spazzarono via quel roboante 5-0 all’Argentina che mesi fa aveva un po’ sorpreso tutti.

DAGLI USA AGLI USA

Il mondiale del 1994 fu catastrofico e Valderrama non riuscì a rispondere presente, fu un tracollo per tutta la Nazione, ancor di più quando per una partita di calcio ci rimette la vita un giovane calciatore che doveva pagare il prezzo di un autogol contro gli USA e un cognome pesante. Con la morte del caro compagno Andres Escobar per mano dei Narcos, Valderrama fu forse la persona più delusa e più toccata, quel Diez che aveva provato a dare libertà e speranza ad una nazione contro uno dei grandi mali che la affliggevano, aveva fallito. Carlos addirittura pensò di appendere gli scarpini al chiodo, ma l’idea non prese il sopravvento, tornando cosi al Deportivo Cali nella speranza di sdebitarsi con la propria nazione dopo la grande debaclè. Un solo anno e poi lo sbarco nella MLS, come stella e pioniere del calcio americano…. La storia di Carlos dagli USA agli USA, nel 1994 ai mondiali nel 1997 una delle stelle del calcio della nuova MLS.

Valderrama è ancora oggi il simbolo di un’epoca che in Colombia difficilmente potranno dimenticare, ha vissuto una vita professionale di buon livello ed una privata fuori dagli schemi, 6 figli ufficiali ed uno riconosciuto forzatamente dopo la denuncia di una giornalista rimasta di lui incinta dopo una relazione extraconiugale poi da lui stesso ammessa; del resto, Valderrama era questo, fuori dall’ordinario, uomo libero fuori dal campo, altruista e puntuale nel rettangolo verde; capelli, baffi, collane e braccialetti sono stati solo il contorno di un gran bel calciatore.

Daniela Villani

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