QUESTIONE STADI: RIAPERTURA PARZIALE FINO AL 25 % DELLA CAPIENZA

L’economia mondiale, a causa dell’avvento del Covid-19, ha subito un imponente declino. Numerosissime persone hanno perso il proprio posto di lavoro, mentre altre hanno esponenzialmente diminuito il fatturato concernente gli affari imprenditoriali.

Globalmente, in corrispondenza della Fase 1 e Fase 2 anti coronavirus, sono state disposte delle norme precauzionali in grado di permettere alla collettività di tornare a compiere azioni abitudinali: prendere i mezzi pubblici, fare attività sportiva, uscire per una passeggiata. Lo stadio successivo ha posto al centro dell’attenzione l’economia; i negozi hanno cominciato ad alzare le saracinesche, così come i cinema ed i teatri, il tutto nel rispetto delle regole igienico-sanitarie. L’unico ambito ad esser rimasto in una condizione statica sembra esser stato lo sport.

Quest’ultimo, a differenza degli altri tipi di intrattenimento sopracitati, fa del pubblico la sua linfa vitale. Il governo, agli albori della pandemia, aveva disposto la chiusura degli impianti sportivi sino a tempo indeterminato, ma negli ultimi giorni sembrerebbe essersi mosso qualcosa. Stando a quanto dichiarato dalla sottosegretaria alla salute Zampa, in base alla curva dei contagi si prenderanno decisioni utili al fine di realizzare un’ipotetica riapertura degli stadi. Il ritorno del pubblico sarebbe però parziale, in quanto allo stesso modo dei cinema e dei teatri, la capienza logistica sarà notevolmente ridotta, circa del 70%.

Alcune nazioni, rispetto all’Italia, si troverebbero un passo avanti per quanto riguarda la conferma della riapertura; tra queste l’Inghilterra, la quale in occasione della finale di FA Cup, ridurrà gli ingressi da un massimo di 90.000 sino ad un minimo di 10.000. La Liga invece, mira ad uno sviluppo graduale, il quale si disporrebbe in diverse fasi: la prima a Settembre (30%), la seconda a Novembre (50%), ed infine la terza a Gennaio (100%). In Polonia la situazione è completamente diversa; la nazione sembrerebbe non esser stata attaccata notevolmente dal virus, non a caso le competizioni si svolgono regolarmente a porte aperte, dunque lo sport ed il relativo spettacolo non avrebbero perso quota in seguito alla pandemia. In conclusione va sottolineato che la passione in determinate situazioni va messa da parte, ciò non implica che non possa esser presa alcuna decisione, seppur nel rispetto delle norme, volta a cercare un compromesso utile per tutti. In questo preciso periodo possiamo dirlo: “Si allo sport, alla riduzione della capienza e al rispetto delle norme, no al virus.”

Renato Oliviero

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