Il San Paolo “non è uno stadio per family”. De Laurentiis cambi le politiche dei prezzi, l’occasione è la nuova convenzione con il comune
Se l’obiettivo futuro del presidente Aurelio De Laurentiis è quello di uno stadio “per pochi” (sempre se il patron azzurro vorrà davvero costruire un nuovo impianto),
allora perché le politiche del suo club, in merito ai prezzi dei biglietti, scoraggiano le famiglie?
Uno striscione è apparso sugli spalti del San Paolo domenica 7 ottobre in occasione della partita casalinga tra Napoli e Sassuolo: “Ridateci il ridotto”, c’era scritto. Vediamo a riguardo cosa prevedono le politiche della SSC Napoli:
“La tariffa esclusiva per la Tribuna Family prevede un prezzo speciale per gli adulti (uomini e donne) e ridotto per i bambini fino a 12 anni. Per accedere a questa tariffa è necessario acquistare almeno un biglietto adulto ed un biglietto bambino”.
Ecco cosa è affermato nella parte del sito internet della società azzurra alla voce “Stadio – Tribuna family”.
Quindi per accedere alle tariffe agevolate per le famiglie, è necessario documentare il rapporto genitore – figlio, scegliere la “Tribuna family” come settore e acquistare almeno due biglietti. Gli sconti sono per l’intero nucleo familiare
ma per i ragazzi sono previsti solo se under 12. Infine, per i minori di 4 anni, l’ingresso al San Paolo è gratuito.
Non è indicata, però, la cosa più importante: qual è la percentuale di sconto applicata. Evidentemente la SSC Napoli la stabilisce partita per partita, un pò come i prezzi generali per i biglietti degli altri settori. E se un genitore volesse andare con
il proprio figlio 12enne in un altro settore? Nulla, non sono previste agevolazioni.
E per i genitori abbonati? E per gli under 12 che volessero abbonarsi? Nulla, quest’anno poi non c’è stata neanche una campagna abbonamenti. Inoltre, per la stagione 2017, il presidente De Laurentiis dovrà rimborsare gli abbonati
penalizzati dalle politiche di prezzo della società azzurra: in pratica il totale dei soldi spesi per i singoli biglietti è risultato minore del prezzo dell’abbonamento.
Non è chiaro se si è trattato di una strategia voluta e che è poi finita male o la prova di un fatto: che la SSC Napoli degli abbonati se ne frega. Sta di fatto, complice anche le pessime condizioni dell’impianto di Fuorigrotta, che proposte
particolari o vantaggiose per famiglie e minorenni, il club di Adl non ne ha fatte. Tra l’altro, e questo non è solo per colpa del patron, c’è chi si è lamentato della visuale offerta dalla famosa “Tribuna family”.
Detto questo è stato molto interessante analizzare cosa offrono le altre squadre di Serie A alle famiglie. In generale tutte le società offrono delle riduzioni (non solo a minorenni, ma anche a studenti, over 60, under 30 – 14 – 12 – 7) e tariffe agevolate, senza alcun vincolo di settore.
Solo il Chievo Verona ha i prezzi più stabili perché la società veneta ha categorizzato le sfide del campionato (A1- A2 – A3) e ad ogni categoria è associato un prezzo (ad esempio le sfide salvezza, “di cartello”, sono considerate “A3”).
Tutti i club possono variare il prezzo dei biglietti di partita in partita. Il costo è spesso deciso in base all’avversario che la squadra avrà di fronte o se la stessa squadra ha già giocato altre partite (questo capita con le formazioni impegnate in più competizioni). Ma di fatto, se non per la scelta di utilizzare
“prezzi popolari” per una sfida in particolare (di solito dopo aver stabilito costi molto elevati per un match importante) o offrire un pacchetto che prevede tariffe stracciate per chi acquista un biglietto per il campionato e poi va a guardare – ad esempio – la Coppa Italia, o proporre soluzioni come quella dei mini abbonamenti Champions (la novità di quest’anno), il Napoli non ha annoverato tra le sue politiche quella dei ridotti (che in passato c’erano).
Quindi, ricapitolando, andare allo stadio a Napoli è già un sacrificio. Un atto di fede, perché è complicato arrivarci, entrare, andare al bar o in bagno, trovare un posto comodo, uscire e tornare a casa (e qui è doveroso “ringraziare” anche le istituzioni). Poi non è conveniente neanche abbonarsi.
Infine, viste le strane politiche dei prezzi che per certo non sono favorevoli alle famiglie, è persino sconsigliato comprare i biglietti per chi da genitore vuole andarci con i propri figli. E alla fine ai cittadini e ai tifosi napoletani cosa resta? Semplice, la Pay tv, Dazn e la ridicola polemica
tra il comune di Napoli e la SSC Napoli che ormai sta andando avanti da fin troppo tempo. Come si dice, “curnut e mazzat”.
Andrea Aversa