“Il mare dei rimpianti”, dal Caffè del Professore

“Il mare dei rimpianti”, dal Caffè del Professore

Caffè del Professore – Dove eravamo rimasti. È il risveglio dal lungo letargo invernale, cominciano a fiorire le rose ed ecco che germogliano anche gli azzurri, spavaldi e vincenti.

Gattuso, abbandonato finalmente il credo della paura, ha liberato i suoi uomini dalle ridicole e nefaste barricate che avevano caratterizzato le scorse trasferte fino a quella milanese di sponda rossonera, ha ridato identità al suo gioco e finalmente ha imposto che occorre giocare solo per vincere.

E i suoi uomini, i nostri ragazzi, non aspettavano altro per liberare un talento ed una qualità che oggi ammiriamo col rammarico di quello che poteva essere e non è stato.

Ieri non c’è stata partita, un primo tempo giocato d’ autorità, consapevoli di essere superiori sia tecnicamente che atleticamente. Padroni del campo con tre interpreti a cucire il gioco e rilanciare da un lato all’altro del rettangolo presieduto su una fascia dal capitano e dall’ altra da Politano (è mortificante la sua non convocazione in nazionale) con in mezzo un immenso Zielinski.


Incroci e virate sul mare dei sogni calcato con la stessa leggiadria della mitica luna rossa.
Manovra avvolgente , squadra corta e aggressiva e Roma spazzata via sulla prima parabola vincente dalla misura di Mertens e sul secondo gol dolce di testa su assist di Politano imbroccato dallo splendido arcobaleno del capitano.


Primo tempo di assoluta autorità. La ripresa ha visto un timido tentativo giallorosso di provare a rientrare in partita ma gli azzurri non hanno concesso praticamente nulla se non il solito cadeau difensivo che però, per una volta, i legni hanno respinto.


L ‘ ultima mezz’ora abbiamo lasciato l’ iniziativa alla sterile manovra capitolina puntando sulle ripartenze del subentrato Osimhen che dopo un avvio promettente, si è poi perso nelle provocazioni degli avversari rimediando un cartellino giallo a cui è poi mancato quello rosso solo perché la partita è terminata, continuando a lasciarci molto perplessi sulle sue qualità.


C’è molto da lavorare sul nigeriano dai capelli di platino ma dall’ indole troppo istintiva e indisciplinata.

Chiudiamo questi otto giorni di passione con due vittorie fuori casa su dirette concorrenti che hanno un peso straordinario sull’ economia del nostro campionato e quasi ci fanno rammaricare di non aver affrontato anche la Juventus ormai alla deriva.


Ma , come detto, i rimpianti sono davvero tanti perché il potenziale di questa squadra è enorme e , seppure si è pagato il dazio dei tanti infortunati, si poteva e si doveva fare molto di più, in un campionato che continua a presentarci tante sorprese e pochissime certezze.


Il peccato originale è stato quello di voler tarpare le ali a questa squadra snaturandola ed obbligandola a subire prima di reagire con atteggiamenti troppo difensivi, invece andava lasciata libera di navigare col vento in poppa per sfruttare tutte le sue grandi qualità.


È nelle difficoltà che viene fuori il talento, guidare una squadra forte è molto più complicato che allenarne una buona, la pressione dell’ambiente diventa insopportabile e virare su sponde sconosciute fa perdere la rotta ed è quello che è successo al nostro ringhio, ancora troppo acerbo per una piazza che giustamente pretende e anche tanto.


C’è da mangiarsi le mani perché, nonostante le sfortune e i tantissimi errori, siamo li a lottare con le migliori anche se solo per un piazzamento tra gli sconfitti che tecnicamente vale poco ma finanziariamente rappresenta la sopravvivenza.

Ed ora cosa dobbiamo aspettarci? Difficile dirlo perché le risorse dell’ undici partenopeo sono ancora tutte da verificare , c’è solo da giocare e vincere , in fondo il calcio è un gioco semplice, che prende però il cuore e che in un solo battito si riprende tutto quello che ti ha dato, ma è proprio questo che ne fa uno sport unico al mondo.


Allora avanti, senza paura, in fondo il ciclo del nostro condottiero e’ terminato, andiamo però a prenderci le ultime briciole di un’ ennesima annata buttata via per solcare ormai il mare, anche se è solo quello dei rimpianti.

Foto: 123rf

Salvatore Sabella

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