Hamsik da capitano a mascotte – di Livio Varriale

Salve a tutti, oggi parliamo nella nostra rubrica di una bandiera della nostra squadra. I numeri parlano molto chiaro 503 partite e 102 goal in 12 anni con la maglia azzurra, capitano di lungo corso e professione centrocampista. Lo slovacco Marek Hamsik noto a tutti per la sua cresta vive in una involuzione annunciata.

Centrocampista, ma con ruoli spesso offensivi, sempre presente in campo anche in condizioni fisiche avverse. Hamsik è diventato un dogma di Napoli: non si discute.

Purtroppo è anche vero che in questa città non possiamo mettere sotto osservazione molti dei nostri calciatori, soprattutto quando si tratta dei nostri beniamini, ma se esiste questa rubrica è perché anche il capitano si può mettere sotto i riflettori.

Calcisticamente è un giocatore che sa giocare a pallone visto che, in un periodo in cui sui campi da gioco si intravedono lacune profonde dal punto di vista tecnico, possiamo riconoscere a Marechiaro di saper calciare, tirare e anche stoppare la palla come pochi.

Quello che però lo rende un personaggio scomodo è certamente il fatto che non incarna il capitano per eccellenza. Sempre silenzioso in mezzo al campo, sempre defilato dal gioco anche se gli si riconosce un ruolo oscuro di raccattapalle e silente dispensatore di passaggi in profondità che però sparisce sempre nelle gare decisive, spegnendosi sia come calciatore sia come trascinatore della squadra.

Ed è qui che si mette in discussione il capitano Hamsik. Cresciuto nelle fila del Napoli, l’unica magra consolazione personale ricevuta in questi anni è quella certamente delle nomination come miglior giocatore slovacco in un paese che non è proprio conosciuto per i suoi tanti top player.

L’arrivo di Ancelotti ha fatto paura a tantissimi giocatori che temevano di essere esclusi e vi faccio diversi esempi:

Hysaj ha chiesto la cessione ripetutamente fino a due giorni prima dell’annuncio di mr. Ancelotti. La dichiarazione del procuratore che voleva sia cederlo che ottenere il rinnovo dal Napoli fu improvvisa e lampante. “Restiamo con o senza Sarri perché crediamo nel progetto di ADL” Per la cronaca, oggi c’è rottura con il presidente.

Albiol ha chiesto di andare via portando lui stesso una offerta dalla Spagna

Mertens che il procuratore apriva alla possibilità di un passaggio alla Roma e le voci di mercato lo accostavano al PSG per uno scambio senza escludere la dichiarazione durante i mondiali “resto a Napoli? Devo ancora capire come è andata a finire con Sarri”

E Hamsik come si è mosso?

Male, molto male, direi per un capitano di lungo corso.

Finito il campionato, il padre del giocatore pubblicamente ha fatto sapere che il suo figliolo aveva chiesto la cessione. Successivamente giornalisti amici del calciatore, abituatevi a queste logiche perché con il giornalismo non si mangia molto se non si fanno favori, hanno pompato offerte provenienti dalla Cina, invitando addirittura ADL a cederlo gratuitamente per liberarlo e dargli finalmente il contratto della vita.

Si perché agenti e giornalisti facevano sapere di numeri stratosferici per un giocatore che a Napoli era davvero scomparso dalla scena calcistica nonostante la fascia di capitano e le tante presenze. 15, 20 milioni di ingaggio all’anno che facevano tentennare il giocatore…

Balle, bugie, messe in piedi per strappare un rinnovo, l’ennesimo e questa volta immeritato, alla società.

Addirittura si è parlato di tre squadre cinesi che hanno smentito addirittura contatti come ad esempio quelle di Cannavaro e di Pellè. La notizia però resta e cioè che il capitano ha chiesto la cessione senza trovare acquirenti e “senza avere le palle di andarsene” così come ADL ha detto riservatamente a pochi intimi.

Hamsik in questi anni di silenzio ha vissuto con molto comodo l’esistenza in squadra di due capitani, lasciando a Reina il compito di fare cabaret mentre lui in silenzio continuava ad essere anonimo e poco incisivo anche nello spogliatoio scaricandosi del tutto delle responsabilità in capo a chi è titolare di una fascia così importante e dando, allo stesso tempo, dimostrazione di non avere attributi necessari a gestire uno spogliatoio nonostante la esperienza maturata prevalentemente in quel di Castelvolturno.

Adesso che però la stagione è iniziata e nulla si è mosso, il capitano vuole ricucire con i tifosi ed ecco che cerca di avviare una operazione pulizia della propria immagine sporcata dalla richiesta di cessione, dalle false voci, fumose se vogliamo essere clementi, messe in giro dal padre, dall’agente e dai suoi giornalisti adepti, che si stanno mettendo in giro tantissime iniziative come quella di fargli avere la cittadinanza onoraria del suo comune di residenza, di ritrarlo nella spiaggia libera al mare come un uomo qualunque.

Tutto questo, però, rende ancor più l’idea di come da capitano di una squadra sia diventato una mascotte che tutti vogliono bene, ma che nessuno prende seriamente in considerazione.

Spero di essere smentito, ovviamente.

Livio Varriale

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