Editoriale: “Il carrozzone” da il caffè del Professore

Editoriale: “Il carrozzone” da il caffè del Professore

EDITORIALE- Partiamo dal sodo, la vittoria di ieri ci ha rilanciato prepotentemente e con la prossima giornata, con lo scontro diretto fra Juventus e Roma, la classifica si può ancora accorciare e arriderci ulteriormente. Le cose buone finiscono qui , ma in fondo sono le più importanti. Ieri siamo tornati all’ antico, non nel modulo, il famoso centrocampo a due, o a tre, il sistema di gioco non c’entra nulla, chi si ancora a questi numeri probabilmente non deve assistere ad una partita di calcio vera ma vederla ai video giochi.

Il calcio si gioca col pallone che è rotondo e spesso rotola dove non l’ aspetti , in campo ci vanno gli atleti e in panchina si siede un uomo, con tutte le sue insicurezze, con tutti i suoi limiti e pregi, ma pur sempre un uomo che va rispettato cosa che in questo momento non avviene. Gattuso ieri, morso dalla tarantola che non gli permetteva di restare fermo, per la prima volta, non aveva voglia di parlare di calcio, ma di ribellarsi ad un trattamento che lui non giudica corretto e che meriterebbe altro. Si è definito uno cazzuto ma l’ onda che lo sta travolgendo diventa sempre più alta e governarla è sempre più improbabile.

Ringhio ormai è un uomo solo al comando , non ha un’ ammiraglia che lo assiste , non ha confronti da fare ne una spalla su cui piangere o una mano da stringere, è stato lasciato solo , solo con i suoi ragazzi che sono gli unici ancora che lo seguono. Ma l’ uomo Gattuso però non si arrende e passa all’ attacco e , più o meno velatamente, accusa chi comanda di cercare altri.

Lavorare così è davvero difficile per lui e poco credibile per noi perché sentire che ” la cosa è stata gestita male” ci porta ad una sola conclusione , si volta pagina perché non farlo significa allungare un’ agonia infinita che ormai si perpetua partita dopo partita. Concordiamo che tutto è davvero stato, ed è, gestito male, malissimo ma sono i soliti limiti comunicativi e caratteriali del capo che , è il migliore degli imprenditori, il migliore degli amministratori, è capace di pagare in anticipo rispetto alle scadenze tutti gli stipendi, ma ha un limite che copre totalmente la sua grandezza, ed è la sua presunzione.

La società andrebbe dotata di un management professionalmente all’ altezza, una figura importante che faccia da ponte tra la proprietà e il tecnico, che permetta a quest’ultimo un confronto di idee e di comportamenti, che sappia nascondere quello che in alcuni momenti non si deve sapere. Se non si cresce nella struttura manageriale i risultati non arriveranno mai perché ogni anno rivivremo quello che è già successo negli anni passati con Mazzarri prima e Sarri poi, per continuare ora con Gattuso.

Sono errori che si ripetono continuamente, ai quali poi si aggiungono le altre lacune sui rinnovi contrattuali che inevitabilmente sfaldano l’ ambiente. E tutto questo all’ inizio di un ciclo terribile che , paradossalmente, può portarci alla gloria degli altari o negli inferi della polvere. In tutto questo ieri si è giocato, male , ma si è giocato. Un primo tempo sufficiente, sbloccato dall’ eterno incompiuto Elmas, il cui ruolo è a noi sconosciuto, seguito poi da una ripresa sconcertante. Ci siamo disuniti, non siamo quasi mai riusciti a tenere palla e siamo stati costretti a cedere campo ad un modestissimo Parma.

È da apprezzare però l’ interpretazione voluta dal tecnico quando ha deciso di fare muro inserendo un terzo difensore centrale e irrobustire la mediana a scapito della qualità. Chi avesse visto ieri per la prima volta il Napoli, avrebbe creduto di assistere ad uno scontro salvezza e questo rispecchia fedelmente il calcio che oggi proponiamo.

Certo ci mancano gli attaccanti titolari ed anche qui vengono fuori altre crepe , Mertens deve tornare in Belgio a curarsi come se a Napoli fossimo nel deserto della medicina e poi perché farlo giocare se non era pronto? Chi ha dato l’ ok sulla sua disponibilità? E di Osimeh di cui non si sa esattamente in che condizioni fisiche sia? Regna una incertezza assoluta a testimonianza che l’ attuale gestione non è più sufficiente per governare un carrozzone diventato troppo grosso.

Ed è un peccato, un peccato capitale perché in un campionato senza padroni e molto modesto per qualità di gioco espresso, potevamo fare la voce più grossa , molto più grossa ma, attenzione, giusto per rimanere nell’ ambiguità del nostro cammino calcistico, ancora nulla è perduto perché, come sempre, i nostri destini sono legati alla squadra a strisce bianche e nere, se vincessimo quella partita mai disputata se non nei tribunali, fra un cazzotto e l’ altro siamo li a vivere l’ ennesima emozione che speriamo vivamente non sia poi la solita illusione, i presupposti purtroppo ci sono tutti, ma ci piace comunque sognare , in fondo almeno il sogno nessuno ce lo può togliere.

Foto: 123rf

Salvatore Sabella

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