Sarri – Ancelotti, due facce della stessa medaglia che si chiama Napoli
Uno ne ha incarnato la bellezza, l’altro ne sta rappresentando il trasformismo e la concretezza. Due qualità di una città che durante la sua storia ha cambiato spesso muta restando sempre se stessa.
Tra nostalgia, presente e futuro, a squadra che era del “Comandante” ed oggi affidata a “Re Carlo”, è la metafora perfetta di un popolo
Stiamo assistendo ad una vera e propria evoluzione del Napoli. Dopo la “Grande bellezza” di Maurizio Sarri non potevamo che accogliere un allenatore del calibro di Carlo Ancelotti.
Imprevedibilità, camaleontismo e duttilità, sono tre le caratteristiche principali che “Re Carlo” sta trasmettendo ad una squadra in grande crescita, sopratutto dal punto di vista della mentalità e della personalità.
Se già con Sarri il Napoli aveva capito di essere in grado di dominare l’avversario, di imporre il proprio gioco e di vincere divertendosi, con Ancelotti tutto questo sta diventando una certezza.
Sarà stata una mia sensazione ma anche come tifoso, che ora guarda il Napoli, inizio ad essere più sicuro dei mezzi in possesso di questa squadra.
Bisogna ammetterlo, Ancelotti sta dimostrando che il Napoli ha tante qualità e una rosa forse più ampia e all’altezza di quella che noi conoscevamo. Ad oggi, la squadra azzurra è sempre più simbolo di questa città.
La storia di Napoli, fatta di dominazioni, mescolanze e unioni di culture, grazie a quel mare che bacia e incanta il suo Golfo, è stata un pò come quell’evoluzione che oggi sta avvenendo sul campo di gioco.
Tuttavia Napoli è una città dalle forti emozioni e dalla grande empatia, spesso “violenta”. E quello napoletano, parafrasando il professor Bellavista, è un popolo d’amore. Quindi vive di sentimenti e tra questi c’è la nostalgia.
Così restiamo sempre ancorati al nostro passato senza riuscire a godere e migliorare il presente affinché si possa programmare il futuro.
Ma questo succede anche a causa di una classe politica incompetente e una classe sociale borghese – intellettuale che sembra aver fatto il suo tempo ed è stata incapace di rinnovarsi. Così la città vive per dicotomie,
tra chi è rimasto legato al Sarrismo e di chi invece è stato pronto a rinnegarlo. Nel mezzo il povero Ancelotti che nonostante è uno dei migliori allenatori della storia del calcio, è stato addirittura ridimensionato al suo arrivo a Napoli.
Ma questa città è fatta così, il suo popolo è così. Nonostante la grande storia e cultura facciamo fatica ad adattarci ai cambiamenti, il futuro ci sembra sempre troppo lontano e impossibile da scorgere. Per questo il passato resta una certezza, una garanzia.
A Napoli si cambia per restare sempre uguali. Speriamo che questo non accada con la squadra azzurra. Perché il cambiamento, questa volta, deve portare alla vittoria.
Andrea Aversa