“Prima Napoli e poi il Napoli”, la rubrica di Andrea Aversa

Prima Napoli e poi il Napoli

Chi parte sa da cosa fugge ma non sa che cosa cerca” diceva Lello (Lello Arena) a Gaetano (Massimo Troisi) nel film Ricomincio da tre, riprendendo una frase di Michel de Montaigne. Invece, questa rubrica inizia senza avere la necessità di “fuggire“ da qualcosa e sa bene qual è il suo obiettivo. Siamo pronti, si parte.

Iniziare con un omaggio ad un simbolo vero, genuino e per niente folcloristico della napoletanità come il grande Massimo Troisi è più che doveroso per una rubrica che si chiama “Prima Napoli e poi il Napoli”. Del resto, se avessi scritto “Chi ben comincia è a metà dell’opera”, probabilmente non avrei suscitato la stessa simpatia che ognuno di noi ha provato nell’immaginare la scena in cui Massimo dialoga con Lello nell’indimenticabile film.

Perché questa rubrica e perché la scelta di questo nome. In realtà la risposta è semplice ed è uguale per entrambe le domande. Sono poche le città al mondo in cui esiste un rapporto così viscerale tra la città e la propria squadra di calcio. Un rapporto fatto di cuore, passione, sangue (rigorosamente azzurro), lacrime e sorrisi. Non so in quanti, mentre guardano la partita della propria squadra del cuore, sentono il proprio stomaco contorcersi e distendersi durante le azioni che avvengono nei 90 minuti di gioco.

Napoli è tra queste città ma ha una caratteristica che la contraddistingue. Nel capoluogo partenopeo vi è solo una squadra, non c’è ne sono altre. Un unico amore da rivendicare domenica dopo domenica (almeno fino a qualche anno fa, ora il “calcio spezzatino” la fa da padrone).

Quindi quale realtà migliore di quella partenopea è in grado di raccontare le dinamiche politiche, sociali, culturali ed economiche partendo da quelle calcistiche? A Napoli si vive di calcio, si respira il calcio, si è allo stesso tempo tifosi, allenatori, giocatori e dirigenti. Forse il clima è un po’ esasperato, ma le emozioni che viviamo sono come un marchio di fabbrica che è raro riscontrare in altri luoghi.

Ad esempio, prendiamo come caso quello relativo allo stadio San Paolo. Tale questione è un tema esemplare del quale questa rubrica ha il dovere di occuparsi. Perché mette in relazione la gestione amministrativa e pubblica della città, da parte del comune, con quella del mondo privato. Nel mezzo le esigenze dei cittadini, di cui molti sono anche tifosi.

Insomma, parlare del Napoli non vuol dire occuparsi soltanto di calcio giocato, tattiche, calciomercato e di dichiarazioni pre e post partita. Parlare del Napoli vuol dire soprattutto parlare della città e quindi di Napoli.

Io ci proverò e ringrazio il giornale online ParoladelTifoso.it per avermi concesso questa possibilità. Mi auguro di aprire una finestra critica che ogni martedì ci aiuti a riflettere su questa realtà bella e complessa come quella napoletana. Sempre contraddittoria, dentro ma soprattutto fuori dal campo.

Andrea Aversa

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