“Prima Napoli e poi il Napoli” di Andrea Aversa

A Napoli è possibile. Qui si può fare, anzi si deve.

Una narrazione della città vuole il capoluogo partenopeo e i napoletani sconfitti. Destinati ad essere vittime del passato e orgogliosi solo della sua distorta rivendicazione. Ma in questo modo si dimentica il presente e soprattutto il futuro

Gli ultimi giorni a Napoli sono stati molto turbolenti. La furiosa polemica tra la SSC Napoli e il comune ha creato un clima teso nel quale sono stati coinvolti anche i tifosi e che ha visto schierarsi da una parte o dall’altra molti giornalisti. Il risultato: in città vi è un’atmosfera avvelenata e divisoria che non fa certo bene alla città e alla squadra azzurra. Tale contesto è figlio di una narrazione che vede contrapposta la sfera pubblica e amministrativa di Napoli con quella privata e imprenditoriale, in questo caso rappresentata dalla figura del presidente Aurelio De Laurentiis.

Infatti, negli ultimi tempi quando si parla di calcio Napoli, viene spesso sbandierato un argomento: che la SSC Napoli è l’unica realtà organizzativa che funziona nella nostra città. Questa tesi si basa su due ipotesi fondamentali. La prima è relativa alla fortunata ed efficace gestione della SSC Napoli da parte del presidente De Laurentiis. Anche se povero di coppe e privo di scudetti, il 15ennio targato ADL ha comunque permesso al Napoli di tornare ai vertici del calcio che conta garantendo al patron conti in ordine e grandi profitti economici.

La seconda riguarda la drammatica condizione in cui versa la città di Napoli. L’attuale amministrazione ha dimostrato di essere incapace di garantire i più importanti servizi pubblici, di tenere sano il bilancio, di riqualificare il territorio e le periferie, di valorizzare il patrimonio urbano, di rendere alla cittadinanza le numerose strutture (soprattutto sportive) letteralmente abbandonate al degrado, di rispettare le tempistiche dei lavori della miriade di cantieri aperti in città, di svolgere riparazione e manutenzione delle strade o degli impianti fognari, di avere una valida strategia condivisa con il Ministero degli Interni volta alla tutela della legalità e della sicurezza, di far rispettare pulizia e decoro urbano.

In fondo è come se a Napoli sia meglio essere turisti che cittadini. E i numeri relativi proprio al turismo confermano questa affermazione. Tuttavia noi sappiamo bene che Napoli è una meraviglia e lo è sempre stata anche prima dell’arrivo a palazzo San Giacomo di Luigi De Magistris, la cui propaganda è stata notevolmente favorita da alcune congiunture internazionali che stanno caratterizzando l’attualità, “dirottando” da tempo questi flussi turistici in città.

La stessa cosa è vera anche per il calcio e la SSC Napoli. Perché i tifosi azzurri ci sono ora, c’erano 15 anni fa e ci saranno dopo De Laurentiis. Napoli, come il Napoli, esistono ed esisteranno sempre a prescindere da Dema e ADL. Piuttosto, nonostante non ci sono personalità adeguate nel rappresentare una valida alternativa (e questo è davvero triste), invece di chiederci cosa avremmo fatto noi napoletani senza il sindaco arancione (votato dai cittadini, non dimentichiamolo) e il patron azzurro, domandiamoci cosa avrebbero fatto loro senza Napoli e la SSC Napoli.

E allora, nonostante il contesto non è dei migliori, noi vogliamo provare a dimostrare il contrario. Che a Napoli ci sono tante realtà che provano ogni giorno a raggiungere i propri obiettivi, migliorandosi e superando le tante difficoltà che hanno di fronte. Vogliamo provare a smentire un assioma: che in questa città si va avanti solo arrangiandosi restando vittime di un fatalismo pesante come un macigno, “non possiamo fare niente, le cose sono così e non possono cambiare”.

Non è vero e io posso testimoniarlo in prima persona. VocediNapoli.it, il giornale per cui scrivo, è un valido esempio. ParoladelTifoso.it ha fatto la stessa scommessa. E, come si dice, “chi non risica non rosica”. Per questo credo nel progetto e credo in quelle persone che giorno dopo giorno mettono tutto il loro impegno, determinazione e professionalità nel loro lavoro.

Ci credessero di più anche De Magistris e De Laurentiis che, ad esempio, potrebbero mettere fine ai loro litigi adolescenziali e iniziare a lavorare insieme con lo scopo di dare uno stadio degno di questo nome ai napoletani, mortificati dallo scempio di cui è vittima il “tempio” del San Paolo. Rendere questo “sogno” una realtà vorrebbe dire dare alla città una nuova struttura, una riqualificazione del quartiere in cui sarà costruito l’impianto, uno slancio al trasporto pubblico, un contributo per l’occupazione e tanti introiti economici. E chissà, magari anche uno scudetto.

Andrea Aversa

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