Non sono un ultras e contesto ADL qual è la mia colpa?

Il tifo napoletano non è fatto solo dai gruppi organizzati. Ci sono tante persone che la pensano diversamente da loro e dal presidente De Laurentiis

A Napoli tira davvero una brutta aria. Tifoseria spaccata, ultrà che contestano squadra e società, opinione pubblica divisa tra “aziendalisti” e “papponisti“. Non esistono più sfumature, non sono accettate analisi oggettive ed obiettive. Bisogna schierarsi per forza.

Così mentre il presidente Aurelio De Laurentiis risponde con un dispetto alle proteste degli ultrà, penalizzando di fatto tutti i tifosi del Napoli, la città resta vittima di queste diatribe. Sembra impossibile contestare il gesto fatto dai tifosi nei confronti di Callejon e allo stesso tempo contestare l’operato del club senza intaccare la stima provata per Carlo Ancelotti.

Insomma, è fuori dubbio che alcune dimostrazioni del tifo organizzato siano poco condivisibili. Ma come non dare ragione a chi critica De Laurentiis per i seguenti aspetti: assenza di strutture sportive, del settore giovanile e di figure professionali di livello all’interno del club. Come è possibile non chiedersi il motivo dell’arrivo di un tecnico come Ancelotti alla guida di una squadra destinata a non vincere?

Eppure sta andando proprio in questo modo. E ai colleghi giornalisti piace far leva sul gossip dimenticando che i tifosi sono costretti ancora ad andare a guardare la partita in uno stadio fatiscente e senza grandi stimoli dal punto di vista degli obiettivi. Di sicuro la maggior parte di essi non fanno parte dei gruppi organizzati. Tuttavia, sono loro che pagheranno il prezzo di questa “battaglia” tra poveri. L’unico che potrebbe sbloccare la situazione è proprio Ancelotti. Ma non sono sicuro che vorrà farlo.

Andrea Aversa

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