Napoli – Milano, un connubio che “non s’ha da fare”
Un San Siro amaro per gli azzurri fino a questo punto della stagione (e in attesa della Coppa Italia) e metafora di una contrapposizione tra le due città che è evidente anche fuori dal campo da gioco
A Milano quest’anno il Napoli ha raccolto solo un punto. In attesa della sfida di Coppa Italia contro il Milan, la squadra azzurra a San Siro ha perso contro l’Inter (in occasione della famosa partita dei cori razzisti contro Koulibaly) e pareggiato domenica scorsa alla fine di un brutto match dove i partenopei hanno avuto di fronte i rossoneri.
Ma i significati che uno sport come il calcio può regalare ad altri ambiti, come ad esempio la politica e l’economia, sono davvero tanti. Del resto quello del “pallone” è un contesto nel quale si intrecciano tanti interessi e oggi la dicotomia Napoli – Milano si sta presentando in modo molto prepotente.
Sembra essere tornati un pò indietro nel tempo, con la capitale del Nord che rappresenta un’eccezione del tessuto produttivo, lavorativo e professionale del Paese. Mentre il Sud è sempre più povero, è caratterizzato da un alto tasso di disoccupazione, da imprese – le poche che ce la fanno – che sopravvivono e da tanti giovani sono costretti ad emigrare.
L’Italia è spaccata in due, con il Settentrione attaccato a quel treno che viaggia in modo lento e che si chiama Europa. Il Meridione, invece, è geograficamente legato alle dinamiche del Mediterraneo e vittima del reazionismo storico. Insomma, invece di pensare al futuro – come spesso accade – qui, verso la punta e il tacco dello stivale, in molti rimpaingono un passato che non potrà tornare mai più.
E nel frattempo cosa succede? Che i governatori delle regioni più ricche del Nord vogliono completare quella che è stata definita l'”autonomia regionale“, uno step molto più concreto dell’attuale federalismo ottenuto con la riforma del Titolo V della Costituzione. In pratica Lombardia, Veneto e Liguria vorrebbero per se il gettito fiscale che invece, per legge, è restituito allo Stato.
Praticamente funziona così: i cittadini del Nord pagano le tasse ed hanno in cambio dei servizi (al Sud è un pò l’opposto, in pochi pagano, le tasse sono alte e i servizi pubblici non funzionano). Una parte del totale dei soldi che ogni regione incassa, viene restituita allo Stato che la ridistribuisce su tutto il territorio nazionale.
Ora, sul campo, sono schierati già i due fronti: quello del SI che motiva la sua presa di posizione con il principio della responsabilizzazione. Perché i soldi dei cittadini del Nord devono andare a finire nelle casse di quelle regioni dove regna l’inefficienza? Poi ci sono i difensori del NO che evidenziano l’eventuale incostituzionalità di un tale provvedimento che amplificherebbe le differenze nel Paese.
Come al solito la verità sta nel mezzo e cioè che per quanto sia giusto difendere l’unità nazionale evitando di creare ulteriore povertà al Sud, è anche giusto garantire a chi fa funzionare le cose, risorse e strumenti necessari per continuare a sviluppare quei servizi di cui gode la cittadinanza. In pratica, è fondamentale che la classe dirigente e politica del Meridione si responsabilizzi perché lo Stato non può più elargire soldi e fare assistenzialismo, considerato l’enorme debito pubblico che ha l’Italia.
Eppure ci troviamo in un momento storico dove l’attualità politica – economica ha due protagonisti: chi ha promesso e varato un vero e proprio sussidio (il reddito di cittadinanza) e chi ha avviato una super operazione all’interno dell’amministrazione pubblica. L’obiettivo è quello di dare a molti giovani il tanto caro e famoso “posto fisso” (il piano – lavoro voluto da Vincenzo De Luca). Insomma, il Sud è condannato a non avere incentivi per la libera iniziativa professionale e imprenditoriale. Qua conviene “essere assistiti”.
Ed è così che torniamo al calcio, dove il Napoli è più avanti delle milanesi ma fino a quando? Se il fondo Elliot deciderà di investire, il Milan non solo avrà uno squadrone ma anche uno stadio di proprietà. Su sponda interista (con pochi risultati fino ad ora) Suning ha già dato inizio alla sua era. Inoltre, nel progetto della fatidica Super Lega, tanto decantata da De Laurentiis, il Napoli non parteciperebbe. Infatti in quella che sarà una Super Champions che dovrebbe partire tra qualche anno, le squadre italiane che dovrebbero far parte della competizione, oltre alla Juventus, saranno proprio Milan e Inter.
Quando poi vedi che dalle nostre parti non esiste neanche un centro sportivo di proprietà e che la questione stadio è soltanto utilizzata per fini propagandistici, dove regna sovrano lo scarica barile delle responsabilità tra comune e SSC Napoli – senza che sia stata trovata una soluzione – allora capisci che le speranze sono poche. La forbice tra Sud e Nord è destinata ad allargarsi e non certo per colpa di Cavour, la Juventus o il governo. Un pò di responsabilità e colpe ci sono anche a casa nostra, e non sono poche. Buona Coppa Italia.
Andrea Aversa