Napoli, il modo per uscire dal limbo è vincere – Di Andrea Cardinale

Inutile girarci attorno: il poco appeal della nostra Serie A e le disparità tecniche tra le squadre, in un punto cruciale della stagione, hanno portato il Napoli di Ancelotti a ritrovarsi in una vaghezza tra posizionamenti e stimoli da ricreare, ad eccezione di una Europa League cui vittoria non è da dare per scontata. Saremmo pazzi nel farlo. La Juventus continua a vincere, aumenta il gap sulle partecipanti al campionato non potendo parlare di avversarie, arricchisce – buon per lei – la qualità dell’organico con l’arrivo di Cristiano Ronaldo e viaggia verso l’ottavo Scudetto consecutivo, volgendo però lo sguardo verso l’ossessione della Champions. Resta così inavvicinabile, troppo distante. Il guaio per il Napoli, tuttavia, è quello di essere inavvicinabile a sua volta dall’Inter e dalle contendenti al quarto posto. E il quarto posto in Italia, ad oggi, vale quanto il secondo.

Al di là della sfortuna, della macchina del goal inceppatasi in campionato dopo aver ricambiato il favore dell’andata ai blucerchiati di Giampaolo, archiviato de facto l’impegno di Europa League contro i modesti svizzeri dello Zurigo, cui paradossalmente è stato regalato un goal, la squadra crea occasioni nonostante il gioco non possa essere spumeggiante come nell’ultimo triennio. Mancano tuttavia le motivazioni, gli stimoli, perché il gruppo giunto forse al canto del cigno sta ancora una volta dimostrando di essere il più forte, volendo escludere la Vecchia Signora che fa un campionato a sé in ogni sua sfaccettatura, sia nella propria forza collettiva sul campo, sia nelle assurde plusvalenze su Audero e Sturaro cui un giorno saranno tenuti a rispondere tutti gli addetti ai lavori. Un po’ come sul prossimo caso Tonelli in quota Sampdoria, se davvero si vorrà cominciare a risolvere gran parte dei malanni del calcio italiano (Cuneo-Pro Piacenza a parte).

Dunque, con una qualificazione in Champions League ormai al sicuro, in una stagione nella quale mal che vada si giungerà terzi – dipende da noi, non dall’Inter –, cosa si fa? È possibile poter ripiegare tutte le energie mentali sulla seconda competizione europea per club, lasciando in tal modo dei punti occasionalmente o quasi tra una partita di campionato e l’altra, con il rischio di entrare in un’enorme crisi di identità qualora il percorso europeo dovesse interrompersi già a marzo? Il rischio è alto appunto, perché mollare la presa sul campionato nonostante tutto, porta alla perdita di concentrazione essenziale per restare allenati e allenanti. Oggi l’avversario in Europa League è lo Zurigo, domani potrebbe essere l’Arsenal, il Chelsea o il Siviglia. Contro squadre del genere non è ammesso sedersi e distrarsi, concedersi pause, ma questo è lo stesso Re di Coppe ad insegnarlo a noi.

Certamente nell’immediato futuro, che va tuttavia costruito ora se il Napoli vuole reputarsi una società che si rispetti, è necessaria una svolta affinché possa in primis ricucirsi l’evidente strappo da ADL e tifosi, poi per essere competitivi e lanciare seriamente (e nuovamente) il guanto di sfida ai dominatori della scena tricolore dell’ultimo decennio, oltre ad entrare in una dimensione ed a superare il definitivo step di crescita, magari cominciando dalla comunicazione. Uno dei problemi risiede ad oggi comunque nel presente e questa squadra deve pur onorare la stagione fino all’ultima giornata di Serie A. Per uscire dal limbo almeno in senso figurato, è necessario restare sul pezzo e continuare a vincere, creare nuovi stimoli e ridare una speranza a una tifoseria che deve comunque fare la sua parte, sostenendo chi veste la maglia azzurra e il direttore d’orchestra in panchina.

Quest’avventura azzurra merita di più e a tutte le parti in causa si chiede di fare quadrato per non rendere anonima una stagione che frutterà comunque la qualificazione alla prossima Champions League, al 90% il secondo posto in barba alle griglie della scorsa estate, forse un cammino europeo piuttosto lungo e appassionante.

 

Andrea Cardinale

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