L’ombra del Sarrismo su Ancelotti – Di Mirko Orlato

“Tu chiamale se vuoi, Emozioni”. Così cantava l’indimenticabile Lucio Battisti. Un verso che si sposa bene nel raccontare il triennio d’amore che ha legato Maurizio Sarri e il popolo partenopeo.

Una storia d’amore che si è interrotta con l’estate alle porte e con l’arrivo a Napoli di Carlo Ancelotti, scelto da Aurelio De Laurentiis per rimpiazzare il tecnico toscano, ammaliato dalle sirene blues e dalle sterline del magnate russo Roman Abramovich.

Nonostante l’arrivo di un tecnico vincente come l’ex Milan e Real Madrid, Napoli ed una parte della sua tifoseria rimembra con tono nostalgico le gesta del Sarrismo, termine entrato nell’enciclopedia Treccani con il quale si indica la concezione di gioco del neo allenatore del Chelsea.

In contrapposizione al romanticismo ed alla bellezza sarriana c’è una parte della tifoseria che a Battisti ed alle sue emozioni preferisce “giocare in casa” rispondendo con un laconico “scurdámmoce ‘o ppassato” ed accogliendo con entusiasmo il tecnico emiliano.

98 vittorie in 148 partite, lo scudetto conteso alla tiranneggiante Vecchia Signora e la scalata al Palazzo sfiorata con l’impresa del 22 aprile che ha permesso al Napoli di espugnare lo Juventus Stadium e a Napoli di toccare con mano quel tricolore che manca dai tempi di Maradona.

Non tutti i sogni si avverano però, e Napoli si risveglia in un pomeriggio afoso a Firenze, con il sogno scudetto chiuso nel cassetto dalla tripletta di Simeone.

I titoli di coda arrivano il 23 maggio. De Laurentiis annuncia di aver sollevato Sarri dall’incarico di allenatore, comunicando l’ingaggio di Carlo Ancelotti.

Un rapporto che nell’ultimo anno ha vissuto più di bassi che di alti, col presidente che non ha perdonato al tecnico la mancata rotazione della rosa e l’aver snobbato le competizioni europee, tanto care al presidente imprenditore, interessato alla Champions in ragione dei premi derivati dalla qualificazione agli ottavi di finale, obbiettivo fallito dal Napoli.

Questa è stata la motivazione che ha portato ad Ancelotti, l’uomo di coppe chiamato ad aumentare l’appeal internazionale del Napoli, chiamato a riprendere un processo iniziato con Rafa Benitez nell’estate del 2014.

L’approdo del tecnico di Reggiolo ha elettrizzato la piazza, che auspicava anche nell’arrivo dell’agognato top player in grado di ridurre il gap con la Juventus, che ha concluso un calciomercato già soddisfacente con l’arrivo di CR7.

Una campagna acquisti deludente unita ad un precampionato caratterizzato da molte ombre ha gettato nello sconforto buona parte della piazza. L’inizio di stagione ha portato 2 vittorie in rimonta ai danni di Lazio e Milan e l’affermazione casalinga contro la Fiorentina; nel mezzo però, ha pesato il tonfo di Marassi, un 3-0 di marca doriana che ha portato sul banco degli imputati il turnover operato dal tecnico emiliano. Il pareggio al debutto in Champions a Belgrado equivale ad una sconfitta in un girone che vede nettamente favorite Liverpool e Psg.

L’inizio scoppiettante di Maurizio Sarri (6 vittorie su 7,unica sconfitta al debutto in Community Shield contro il City dell’amico Guardiola), ha spaccato ulteriormente la piazza. Parte della piazza ha nostalgia del Comandante, consapevole del fatto che la sua permanenza unita ad una campagna acquisti meno votata alla ricerca della giovane promessa ed incentrata su profili di esperienza avrebbe reso ancor più competitiva la rosa. Di contro c’è chi non perdona al tecnico dei Blues l’aver titubato sulla permanenza a Napoli in ragione di un accordo già esistente con il Chelsea oltre alla mancanza di un trofeo vinto sotto la sua gestione.

I trofei presenti nel palmarès di Ancelotti spingono la tifoseria ad essere fiduciosa; la sua esperienza internazionale e la sua visione aziendalista potrebbe portare il Napoli a valorizzare maggiormente l’organico sfruttando quei giocatori che poco han giocato durante il triennio sarrista, arrivando così a marzo con una coperta lunga in grado di giocare su più fronti.

Basteranno le capacità del Carletto nazionale per portare ai piedi del Vesuvio un trofeo e mettersi alle spalle definitivamente l’ombra di Maurizio Sarri?

Mirko Orlato

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