Editoriale: “Sic et simpliciter” dal caffè del Professore

Editoriale: “Sic et simpliciter” dal caffè del Professore

Il caffè del Professore – Dove eravamo rimasti. Il nostro campionato sembra una fiction tv dalla trama scontata, di quelle leggere che ci accompagnano a pranzo. Abbiamo giocato la solita partita di confusione dove di buono c’è solo il risultato, per il resto nulla di nuovo. La puntata di ieri, di cui avevamo già letto l’ epilogo, ci diceva di un vantaggio immediato su una splendida giocata in verticale con tanto di assist di Zielinski per la stoccata precisa del capitano.

Già sapevamo che quando giochiamo in velocità con triangoli stretti siamo devastanti, ma sappiamo anche che la nostra gloria dura sempre poco e infatti dopo i primi 15 minuti giocati su un buon ritmo, ci siamo fermati e abbiamo lasciato spazio ad un Bologna molto organizzato che , meritatamente, se lo è preso tutto.

Ci ha pressato a tutto campo escludendo dal gioco Mertens, costretto a corricchiare fra le linee senza mai toccare un pallone. Per tutto il primo tempo, dal nostro vantaggio, hanno giocato solo i rossoblu’ il cui unico vero limite è stato quello di non avere un vero finalizzatore.

Abbiamo risposto solo in contropiede con i reparti sempre spaccati in due dove l’ evanescente Demme ha dovuto vedersela con il centrocampo felsineo sempre in superiorità numerica , data la cronica assenza in interdizione di Fabian che però si è fatto apprezzare per qualche spunto in fase propositiva.

Dicevamo di trame già lette e il primo tempo non si è smentito. Peccato per il solito infortunio di Ghoulam che era partito molto bene sovrastando fisicamente la sua fascia finché il maledetto ginocchio ha retto.

La ripresa ha rimarcato lo stesso copione finché un airone venuto dall’ Africa, tanto veloce quanto acerbo nei fondamentali, si è inventato una progressione irresistibile per potenza e velocità culminata con la seconda rete a cui poi non ha replicato con la terza calciando fuori praticamente a porta vuota, giusto per ricordarci che questo diamante ci metterà del tempo a diventare un gioiello.

Sembrava fatta ma ecco il ripresentarsi dei soliti errori in costruzione dal basso, iniziati da Ospina e culminati dall’ italo tedesco che ci sono costati la rete che ha ridato nerbo ai Felsinei. È incredibile come d’incanto escano dall’ armadio sempre gli stessi scheletri e si ripetano sempre le stesse situazioni gestite malissimo.

Abbiamo riperso le misure e tutte le certezze, ammesso che ne avessimo prima, in una girandola di strafalcioni che ormai ci caratterizzano e che non ci permettono di dare giudizi sulla reale consistenza di questa squadra, troppo legata alle solite amnesie difensive che spesso portano KK a fare il terzino sinistro lasciando al centro della difesa buchi enormi. Gli stessi spazi ampissimi tra l’ attacco e la difesa che allungano la squadra facendola giocare sempre in affanno senza trovare mai nessun correttivo in corso proposto dal tecnico.

Fortuna che abbiamo il gigante Insigne che nel momento di massimo sforzo avversario , si è inventato la volata e la conclusione dalla misura vincente. Solita prestazione generosissima del capitano che ci ha tenuti a galla. Sembrava chiusa per la seconda volta ma il mai domo Sinisa ordinava ai suoi di continuare a spingere e più lo facevano e più tornavamo in confusione.

La nostra rosa lunga poteva darci una mano ma le solite cervellotiche sostituzioni di Gattuso hanno contribuito alla sofferenza preferendo l’ ingresso di Elmas che non ha trovato posizione sul campo al più utile Bakayoko che avrebbe alzato gli argini a centrocampo.

La puntata si è chiusa con la vittoria ma , come detto, non ci sono stati colpi di scena. Continuiamo con un andamento lento che però ci porta ancora a sperare nel posto che vale la champions. Finalmente ci sarà una settimana di lavoro intera per preparare il prossimo trittico che sancira’, probabilmente, il nostro destino da dentro o fuori.

Ci andiamo senza certezze, nessuno può dire come gioca questa squadra perché è un continuo cambiare a 360 gradi che poi altro non porta che tornare al punto di partenza, cambiamo tutto per non cambiare nulla. Non abbiamo una nosta identità , tutto si specchia in una prevedibile mediocrità di schemi che non esistono e sistemi di gioco cercati ma mai trovati.

E per chiudere il cerchio del declino, ci si mette anche il mortificante silenzio stampa che, ai noi, non serve a dare concentrazione e serenità, ma solo ad evitare che qualcuno dica quello che non si può e non si deve ma dietro questo eloquente silenzio si avverte l’ eco delle tante cose successe.

Sarebbe bello sentire dai nostri eroi se e quanto ci credono , cosa hanno ancora da mettere sul rettangolo di gioco, in un campionato che doveva essere e non è stato , in una intera stagione di rimpianti e che solo l’ ingresso nell’ Europa dei campioni la può rendere almeno positiva e non certo esaltante.

Basta aspettare pochi giorni e sapremo, il tempo delle mele è ormai finito. Aggrappiamoci ai singoli , a quelli della giocata vincente, il bel gioco, quello che fa divertire, magari lo vedremo la prossima stagione.

Foto: 123rf

Salvatore Sabella

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