Ct Nazionale: Non solo selezionatore – Di Nicola Licciardiello
Nella settimana in cui i campionati si sono fermati è giusto fare qualche riflessione sulle recenti prestazioni della nazionale che da tempo ormai mostra grosse difficoltà nell’esprimere un gioco soddisfacente e nell’ottenere risultati di prestigio.
Uno dei principali interrogativi è: perché Insigne in nazionale non riesce ad esprimersi come fa col Napoli? Il Magnifico purtroppo quando veste la maglia dell’Italia raramente ha mostrato le giocate che l’hanno reso in tantissime occasioni il fulcro del gioco offensivo del Napoli.
In realtà però è molto limitato focalizzarsi solo sul rendimento di Lorenzo poiché a ben vedere è difficile trovare uno dei convocati di Mancini che si esprima in nazionale così come nel club di appartenenza. Infatti lo stesso discorso valido per Insigne si può tranquillamente fare anche per calciatori come Immobile, Belotti, Bernardeschi, Verratti e tanti altri.
Diversi fattori potrebbero essere alla base di questo problema. In primis è innegabile che l’attuale generazione di calciatori italiani non è certo la più forte della storia ed è difficile tra questi intravedere i nuovi Nesta, Cannavaro, Pirlo, Totti o Del Piero.
Questa però è un’affermazione tanto scontata quanto riduttiva e infatti principalmente il problema sembra essere l’incapacità degli ultimi CT nello scegliere degli uomini e un sistema di gioco in maniera stabile e su cui costruire nel tempo senza cambiare tutto subito dopo un risultato insoddisfacente.
Bisogna dunque sfatare il falso mito che in nazionale non sia possibile lavorare sulla tattica e sulle questioni di campo e che per questo il CT sia in realtà più un selezionatore che un allenatore. Esempio di ciò è il lavoro svolto in nazionale da Antonio Conte che con giocatori di non altissimo livello ottenne discreti risultati mostrando meccanismi di gioco precisi e riconoscibili affidandosi sempre ai calciatori da lui ritenuti più adatti senza farsi condizionare dall’opinione pubblica.
Nessuno nega che sia impossibile su questo aspetto arrivare ai livelli raggiungibili lavorando in un club e che necessitino diverse modalità di indottrinamento, ma è altrettanto vero che questo vale per tutte le nazionali contro cui ci si trova a competere.
Soprattutto in momenti di crisi e in mancanza di individualità di altissimo profilo risulta fondamentale offrire ai calciatori uno spartito da seguire per dare loro quelle stesse certezze che hanno nei rispettivi club. Tale risultato però mai potrà essere raggiunto se non si disputeranno una decina di partite schierando grossomodo la stessa formazione per oliare meccanismi di gioco e favorire la reciproca conoscenza dei calciatori. Una valida soluzione per abbreviare i tempi e avere già dalle nazionali giovanili un’impostazione di gioco riconoscibile potrebbe essere quella di ritornare alla figura dell’allenatore federale alla Bearzot e alla Vicini.
La cosa più importante però è che si scelga con convinzione una strada e si conceda il giusto tempo per raccoglierne i frutti.
Nicola Licciardiello