Campionato da onorare, Europa League da sognare: uniti per il rush finale

L’augurio è che il Napoli sia diventato un alter ego di Giano Bifronte in chiave calcistica, altrimenti qualcosa che non va diventa palese. Eppure ci sono tutti i presupposti affinché ciò avvenga nonostante la storia, sportiva o meno, insegna quanto sia difficile ritornare nell’immediato agli standard precedenti senza un’accurata lavorazione e una certa preparazione d’avvicinamento all’evento clou dell’anno. Perché non è un mistero che la stagione degli azzurri vede in quel di Londra epicentro di sogni, magie, magari apoteosi, tenendo ben chiaro che il tutto rischi di chiudersi in una Avada Kedrava del pallone.

Il Napoli ha ormai staccato la spina in campionato per motivi molteplici. La Juventus è ormai a un punto dall’ottavo Scudetto consecutivo, il -20 resta comunque un pasto indigesto. Ma quando Ancelotti e i suoi rallentano, le pretendenti al quarto posto più l’Inter vacillano e forse guadagnano briciole, ad eccezione dell’Atalanta ancora più lontana della Beneamata, senza lasciare indizi su una possibile rimonta che sarebbe del tutto inutile, perché “secondo o quarto è la stessa cosa” ai fini della qualificazione alla prossima Champions League.

Arrivare secondi, però, è una questione di prestigio e a questo punto anche di principio. Come detto, gli azzurri hanno staccato la spina ancor prima del posticipo contro il Genoa. Dati alla mano, nel girone di ritorno la squadra ha totalizzato 20 punti, troppo pochi. In compenso, il secondo posto  – ben minimamente il quarto – non è stato mai in discussione e non lo è tuttora, ma c’è una preoccupante disabitudine alla vittoria. Un solo punto totalizzato contro Empoli e Genoa non è ammissibile da parte di una squadra desiderosa di essere considerata grande, una big, sfrontata e letale contro qualsiasi avversario. Certo, la situazione attuale di classifica aiuta in certe “distrazioni” ed è necessario ribadirlo perché con la Juve molto più vicina o con la quinta a meno di sei punti, avremmo visto ben altro Napoli nelle ultime uscite.

C’è un dato da non sottovalutare: l’obiettivo principale è diventato il doppio confronto europeo con l’Arsenal che può valere un’ipoteca sul biglietto per Baku. Sebbene le sfide contro Empoli e Genoa abbiano lasciato un comprovato malumore nell’ambiente, al netto di quanto sia già presente nelle menti di tifosi e addetti ai lavori, era prevedibile che gli uomini agli ordini di Carletto sfornassero prestazioni da scempio che non vanno tuttavia confuse con ciò che vedremo – almeno è quello che si auspica – giovedì 11 e giovedì 18 aprile – su un diverso palcoscenico.

È chiaro che all’Emirates Stadium vedremo un altro Napoli in campo, un diverso modo di presentarsi all’appuntamento cruciale di tutta la stagione contro l’avversario più forte – a braccetto con il Chelsea – che potesse uscire dall’urna di Nyon. Guai a pensare al match perso contro l’Everton: i Gunners vanno giudicati sono altri aspetti ed hanno una migliore predisposizione degli azzurri nell’affrontare impegni del genere sia a livello tecnico-mentale, sia a livello societario.

Qui entra in gioco l’esperienza di Ancelotti e del suo famoso sopracciglio. Spetterà a lui trovare la quadra in due contesti completamente differenti: da un lato c’è un sogno coltivato e giunto probabilmente alla prova chiave del cammino europeo in casa Napoli, dall’altro un campionato già deciso e al tempo stesso ancora da concludere e onorare al meglio, in modo da far decadere ogni alibi discutibile.

Ora è il tempo di restare uniti e mettere ogni discorso da parte, i bilanci è opportuno farli a fine maggio. Onorare il campionato e gli impegni rimanenti è imperativo pur incappando in ulteriori risultati non positivi, diventa anche crearsi degli stimoli in una Serie A che per il Napoli non ha (quasi) nient’altro da chiedere. Per quanto riguarda l’Europa League le motivazioni arrivano da sole, l’importante è non rovinare tutto accontentandoci dei rimpianti.

Andrea Cardinale

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