ANCELOTTI-SARRI: STOP AL CONFRONTO – Di Nicola Licciardiello

Non può esserci un presente ed un futuro senza aver avuto un passato, ma allo stesso tempo non si può guardare al futuro vivendo nel passato. Tutto ciò che siamo è inevitabilmente il frutto delle nostre esperienze passate che resteranno per sempre nel bagaglio della nostra vita, ma quando è il momento di progredire dobbiamo per forza staccarci da alcune cose che ci hanno accompagnati per lunghi tratti conservandone invece altre.

Dunque per l’ambiente Calcio Napoli è l’ora di superare definitivamente il dannoso dibattito sull’ormai stucchevole confronto tra Ancelotti e Sarri.
Basta paragoni tra i due con lo scopo di voler per forza far prevalere l’uno su l’altro: è arrivato il momento di analizzare semplicemente l’evoluzione del Napoli d’ora in avanti.
Per far questo bisogna tener ben presente che ciò che viene oggi proposto da Ancelotti poteva non essere utile al Napoli di Sarri così come vecchie abitudini del Napoli di Sarri magari non avrebbero avuto più gli stessi risultati se riproposte per il quarto anno consecutivo dagli stessi interpreti.
Quindi il Napoli cambia ed evolve come è giusto e naturale che sia senza disperdere quello che di prezioso ha conquistato nel passato ma lanciandosi in modo deciso verso il futuro.

Ad oggi il Napoli di Ancelotti si caratterizza per due importanti fattori: per l’uso massiccio del turnover e per la fondamentale capacità di cambiare l’interpretazione del sistema di gioco di partita in partita se non addirittura più volte all’interno dello stesso match.
SI riscontra così maggiore duttilità e imprevedibilità del 4-4-2 di base che dipende soprattutto dagli esterni sia difensivi che offensivi di volta in volta schierati. Infatti se sulle fasce in attacco sono presenti Verdi e Callejon che sono più offensivi e giocano più larghi (soprattutto Callejon) avremo molto probabilmente in campo terzini più difensivi come Hysaj e Luperto (come abbiamo visto a Torino). Invece con esterni alti come Zielinski e Fabian che tendono maggiormente ad accentrarsi aiutando anche di più il centrocampo, avremo terzini principalmente di spinta come Mario Rui e il sorprendente Malcuit (come è accaduto invece col Parma).

La crescita che sorprende di più pero è indubbiamente l’abilità della squadra di giocare partite diverse all’interno dello stesso incontro. In questo momento il Napoli è una squadra che sembra aver imparato a spingere e pressare ferocemente quando c’è bisogno di sbloccare il risultato, ma che magari, a vantaggio acquisito, è anche capace di difendere un po’ più basso e compatto provando a giocare sulle ripartenze. Inoltre ha dimostrato di saper gestire con una certa tranquillità i finali delle partite senza andare troppo in sofferenza e senza dover spingere più di tanto utilizzando invece un possesso palla conservativo.
Tutto ciò può davvero essere una conquista importante per un collettivo che fino all’anno scorso conosceva un solo modo di giocare e che difficilmente poteva permettersi di gestire al risparmio le partite.

In attesa che il tutto trovi continuità nel tempo e soprattutto conferme contro avversari di maggiore livello, è sicuramente incoraggiante registrare tali passi in avanti in un unico e constante processo di crescita della rosa partenopea iniziato da Sarri e ora portato avanti da Ancelotti.

Nicola Licciardiello

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