JUVENTUS – NAPOLI…L’ATTESA E’ FINITA – Di Mirko Orlato

“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. E da lassù mi perdonerà Ungaretti l’uso improprio nel descrivere l’atmosfera da primo sabato autunnale che serpeggia sul big match della 7°giornata di campionato.

Napoli si prepara al suo superbowl e il napoletano è pronto a togliere dalla naftalina il vestito delle grandi occasioni. Al cospetto della Vecchia Signora il Napoli si presenta con uno smoking disegnato su misura dal suo nuovo sarto di fiducia, quel Carlo Ancelotti che torna ad affrontare la Juventus, squadra alla quale è stato legato (senza fortuna) per due stagioni e mezzo, dal febbraio 1999 al maggio 2001.

“Per me è sempre stata una rivale, anche da ragazzino, quando ero interista nel midollo (già…) e stravedevo per Sandro Mazzola.” Così si raccontò Carlo Ancelotti nella sua biografia “Preferisco la Coppa” sul suo rapporto con la Juventus. 144 punti in 2 campionati e due secondi posti. Due campionati persi nel biennio di dominio romano. Nel 1999-2000 a vincere il tricolore fu la Lazio, con la Juventus “scippata” del primato sull’impraticabile terreno del Curi e battuta da un gol di Alessandro Calori. Peggio andò l’anno successivo, quando l’allora portiere della Juve Van Der Sar e il giapponese della Roma Hidetoshi Nakata risultarono decisivi nello scontro scudetto che portò nuovamente il campionato a Roma, sponda giallorossa.

Si scrive Juventus e inevitabilmente la prima cosa alla quale si pensa è il nemico. E allora la mente rimembra gli anni ’80; erano gli anni di Platini e di Maradona, il periodo della memorabile punizione a due in area con l’argentino che infilò in maniera memorabile il numero uno bianconero Tacconi.

E’ una rivalità che a Napoli viene vissuta in maniera maniacale. E’ una rivalità che sconfina dal rettangolo di gioco entrando nelle viscere, nel sentimento social-popolare del napoletano che vede nella Juventus lo strapotere economico del Nord.

Secondo Diego Armando Maradona era “la lotta del Nord contro il Sud”. Il tifoso del Napoli pensa a Maradona e viene colpito da un flashback, che riporta alla mente Domenica 9 novembre 1986. Il Napoli ribalta il gol di Laudrup e cala un tris nell’ultimo quarto d’ora firmato Ferrario, Giordano e Volpecina, espugnando così il “Comunale” di Torino. Fu una vittoria chiave che permise alla compagine di Ottavio Bianchi di vincere il primo tricolore proprio ai danni degli uomini di Marchesi.

In 72 incontri giocati a Torino sono state solo 8 le affermazioni degli azzurri.

Emozionante ed indimenticabile fu un’altra rimonta. Teatro dell’impresa ancora il “Comunale” di Torino. Anche in quel caso si giocò di sabato alle ore 18. E nella notte delle streghe il Napoli di Mazzarri al dolcetto preferì lo scherzetto, rimontando con una doppietta di Jesus Datolo e gol di Marek Hamsik il doppio vantaggio bianconero firmato Trezeguet-Giovinco.

Una Juventus lontana parente dell’attuale schiacciasassi che regna e soverchia sul suolo nazionale. La Juventus di oggi è una squadra fortissima ed in grado di dominare non solo il palcoscenico nazionale. L’avvento di CR7 a Torino porterà la Juventus a primeggiare fino alla fine (utilizzando lo slogan tanto caro ai bianconeri) anche in Champions League, vera e propria criptonite per la squadra di Allegri.

L’ultima affermazione del Napoli a Torino è storia recente e risale al 22 aprile di quest’anno. E’ una fotografia nitida, un fotogramma impresso nella mente di ogni tifoso napoletano. Lo stacco di testa di Kalidou Koulibaly a squarciare come un lampo la difesa della Juventus, portando i 3 punti a Napoli e l’effimera illusione di conquistare lo scudetto. Illusione che si concretizzò la settimana successiva, quando proprio il centrale senegalese, protagonista in negativo, si fece espellere al “Franchi” ad inizio partita, spianando la strada alla Fiorentina, che con una tripletta di Simeone trasformò il sogno in incubo.

E’ tempo di grandi sfide. E’ tempo di Juventus – Napoli. Per un’ora e mezza Napoli sarà deserta ed ogni napoletano combatterà la sua guerra, sperando di non cadere come le foglie autunnali descritte da Giuseppe Ungaretti.

Mirko Orlato

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