Una vita da napoletano: ecco l’analisi dei dieci anni di Insigne all’ombra del Vesuvio

Una vita da napoletano: ecco l’analisi dei dieci anni di Insigne all’ombra del Vesuvio

NAPOLETANO E INSIGNE-Amarsi ancora, nonostante tutto”, cantava Pino Daniele in Occhi che sanno parlare. Questo estratto racchiude alla perfezione l’esperienza decennale di Insigne a Napoli. Il rapporto tra il 24 ed i napoletani, da sempre, è stato ricco di controversie, complice le troppe pretese nei suoi confronti e da alcuni atteggiamenti del capitano non condivisi da alcuni tifosi.

Nonostante ciò, lo scorso 15 maggio, lo Stadio Diego Armando Maradona era stracolmo per salutare un figlio della propria terra, creando un atmosfera da brividi. I due striscioni delle curve azzurre hanno ribadito da quale parte è Napoli, dimostrando vicinanza ed affetto per colui che in primis è tifoso del Napoli. Nelle prossime righe, attraverso l’analisi di statistiche, il racconto di aneddoti ed il ricordo delle emozioni vissute insieme, ripercorreremo i dieci anni di Lorenzo Insigne all’ombra del Vesuvio.

Una vita da napoletano: ecco l’analisi dei dieci anni di Insigne all’ombra del Vesuvio

Dall’esordio al ritorno da protagonista a Napoli

Il 24 gennaio 2010 è una data incisa nella carriera di Lorenzo Insigne e indimenticabile per lo scugnizzo. Infatti, in un pomeriggio d’inverno, allo stadio Picchi di Livorno, al novantaquattresimo minuto subentrò a Denis un diciottenne sconosciuto a molti, ma che dopo quell’attimo sul prato verde, avrebbe vestito quella maglia per altre 431 volte, segnando 122 reti. La storia di Insigne col Napoli cominciò così, e dopo la grande stagione passata in prestito al Pescara, il ragazzino di Frattamaggiore ritornò alle falde del vulcano.

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Infatti ben due anni dopo, il 24 tornò al San Paolo, siglando la prima rete con gli azzurri. Quindi, va ricordata un’altra data fondamentale, ossia il 16 settembre, quando prendendo il posto di Cavani, Insigne gonfiò la rete sotto la curva B, esplodendo in una gioia incontenibile. La felicità sprigionata da quel ragazzino, lo accompagnerà per tutto il suo percorso a Napoli e ad ogni rete, Lorenzo esulterà con la gioia e spensieratezza di quello scugnizzo con la maglia nei calzoncini. Durante il percorso ogni allenatore azzurro l’ha sempre messo al centro del progetto, raggiungendo in alcune occasioni numeri irripetibili.

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Il primo goal in Champions non si scorda mai: la punizione illuminante al Dortmund

Alla prima stagione con Mazzarri, in 43 presenze complessive in tutte le competizioni, il 24 realizza 45 goal e fornisce 9 assist. Pertanto, con l’approdo di Benitez, Insigne comincia a dire la sua anche in Europa. Infatti, con l’allenatore spagnolo arriverà la prima firma in Champions League, ricordo indelebile per ogni napoletano, fiero di uno del popolo arrivato a quei livelli. 18 settembre 2013, Stadio San Paolo, Napoli-Dortmund: 2-1, rete decisiva di Lorenzo Insigne. Infatti, quella sera lo scugnizzo fece il suo esordio nella massima competizione europea, trovando una rete da cineteca.

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Dopo una buona prestazione, arriva il momento cruciale per il Napoli, che sull’1-0 ha una punizione sulla trequarti, divenuta poi un arcobaleno di emozioni per Insigne ed i napoletani. L’esterno azzurro prende la rincorsa e trova una traiettoria irripetibile, finita all’incrocio dei pali, come se ogni presente allo stadio avesse spinto quella palla in rete. L’esultanza resterà indimenticabile e da quel momento ce ne saranno ancora tante nelle notti magiche di Champions League.

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La prima grande caduta: la rottura del crociato

Nella carriera di ogni calciatore sono sempre ostacoli che cercano di impedire l’esplosione definitiva, ciò è accaduto anche per Lorenzo. Nel novembre del 2014 il destino è cattivo con Insigne, che al Franchi di Firenze esce in lacrime per infortunio, scoprendo qualche ora dopo di aver subito la rottura del crociato. “Lorenzo Insigne è stato operato questo pomeriggio a Roma al ginocchio. L’intervento effettuato dal Professor Mariani a Villa Stuart è durato un’ora e un quarto ed è perfettamente riuscito”, questo fù il comunicato degli azzurri, che lasciarono in apprensione i tifosi. Il ritorno sul campo fu lungo e difficile, ma tanta voglia e spirito di sacrificio, hanno fatto sì che il magnifico tornasse al meglio e riuscisse a ritrovare goal e prestazioni.

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L’esplosione definitiva: i tre anni da “Magnifico” con Sarri

Dopo l’addio di Benitez, sulla panchina azzurra arrivò Maurizio Sarri, lasciando perplessi gli addetti ai lavori. Ma fin sa subito, il toscano lavorò su Insigne, mettendolo al centro della rinascita partenopea. Dopo le prime partite con il 24 da trequartista, l’ex Empoli, passò al 433 consacrando definitivamente Lorenzo nel ruolo di attaccante sinistro. La prima stagione del triennio sarriano, si concluse con 12 reti in campionato, che furono l’antipasto della grande annata che sarebbe arrivata successivamente. Infatti, l’anno successivo le reti furono 18 per poi diminuire ad 8 nella stagione dei 91 punti.

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Pertanto, fino a quel momento la migliore stagione dal punto di vista realizzativo per il magnifico è stata con Sarri, che ha saputo mettere in luce il proprio gioiello, difendendolo quando è piovuto qualche fischio di troppo dal pubblico. “Lorenzo era sotto stress“, questo uno dei messaggi lasciati dal tecnico ai microfoni della stampa. Il ricordo indelebile dei 3 anni trascorsi insieme è sicuramente la doppietta siglata a San Siro, tatuata anche dal padre di Lorenzo. In quella notte tutt’Italia ha ammirato un napoletano stendere il Milan, cosa che non si vedeva da tempo alla scala del calcio.

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Il capro espiatorio dell’ammutinamento: la parentesi non esaltante con Ancelotti

Nell’anno e mezzo passato con Carlo Ancelotti, complice i diverbi tattici e comportamentali, non è mai sbocciato il feeling giusto. Infatti, durante quell’annata, il 24 è stato considerato tra i principali responsabili dell’ammutinamento, giudicando il capitano non all’altezza di gestire uno spogliatoio. Nonostante ciò, in quei mesi ci furono comunque reti storiche e pesanti, come quelle a Liverpool e Psg con annessa esplosione di gioia dell’allora San Paolo. Oppure, il goal a Salisburgo con l’abbraccio insieme ad Ancellotti, che comunque non è servito a salvare un rapporto non dei migliori. Per fortuna di Lorenzo, Carlo andò via, e come vedremo, la miglior stagione all’ombra del Vesuvio sarà con il suo successore, Gennaro Gattuso.

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Il primo trofeo da capitano e i 19 goal stagionali: un Insigne show con Gattuso

Con l’arrivo di Gattuso, il Napoli ed Insigne cambiarono pelle, rispecchiando il carattere grintoso del proprio mister. Con questa mentalità, gli azzurri vinsero la coppa Italia, con il capitano protagonista del primo trofeo con la fascia al braccio. Da quella vittoria scaturì in Lorenzo la consapevolezza dei propri mezzi, riuscendo a raggiungere nella stagione successiva ben 19 reti, record personale per il magnifico. Infatti, nell’annata 20/21, terminata con il Napoli fuori dalla Champions, l’attaccante azzurro portò con se un ottimo obiettivo, condito qualche mese dopo con la vittoria da protagonista dell’Europeo. Purtroppo, in quella stagione non erano presi i tifosi ad urlare il nome del proprio capitano, complice la pandemia, ma nonostante ciò del biennio Gattuso c’è un momento in cui Napoli ha potuto abbracciare il proprio figlio.

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Nel Napoli-Juve vinto per 2-1, il 24 siglò un goal da cineteca che fece esplodere l’impianto di Fuorigrotta in una gioia incontenibile. Un mix di emozioni travolse ogni presente allo stadio, che urlò un cognome ad altissima voce: INSIGNE.

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The last dance: una stagione ricca di alti e bassi ma indimenticabile

Purtroppo per Lorenzo la sua avventura a Napoli è terminata anzitempo, per problemi legati al prolungamento di contratto, ma nonostante ciò al termine dell’annata ha ricevuto il giusto saluto. Questa stagione, il capitano ha lottato sempre, sudando la maglia tanto amata dai partenopei, dando uno schiaffo morale a chi l’ha sempre criticato e voluto lontano da Napoli. Dopo l’anno dei 91 punti, anche in questa stagione, gli azzurri avevano dato l’impressione di poter raggiungere il tetto d’Italia, ma nel momento decisivo sono caduti. Questa ipotetica vittoria sarebbe stato il coronamento perfetto per il figlio di Napoli per eccellenza, che lascia questa terra con pochi titoli ma sicuramente con la consapevolezza di aver dato tutto. Come recitava lo striscione della A contro il Genoa: Hai conquistato meno di quanto ti abbia sognato. Spesso offeso e poco considerato. Da questa curva con affetto sarai sempre ricordato”.

La storia d’amore tra Lorenzo e il Napoli verrà raccontata agli amanti di questo sport, specialmente ai partenopei, sapendo che nonostante l’addio prematuro il 24 amerà sempre questa città, come da lui ribadito a più riprese.

Quando vieni a Napoli si piange due volte: quando arriva e quando parte”

(Alessandro Siani)

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Pasquale Palmieri

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