The day after Napoli-Barça

Sono sveglio da poco e tra un caffè ed un cornetto ripenso alla straordinaria serata di ieri.

L’atmosfera all’esterno del San Paolo era una di quelle dove Napoli e il Napoli si vestono eleganti, le facce fuori dal fortino di Fuorigrotta però non erano le solite, un’altra dimostrazione che ieri c’era chi la squadra da vicino la segue una volta all’anno ma questo poco importa, concentriamoci sul campo, cosa più fondamentale.

Napoli corto e linee compatte tra di loro che no, non era la serata giusta per Messi e company.

Pallino del gioco alla squadra avversaria e 10 forsennati compresi Mertens a copertura del portiere colombiano.

Lo schema tattico è stato subito chiaro, Napoli alla “Gattuso” con il cosiddetto “veleno” e con ripartenze mai così importanti.

È proprio una di queste che fa passare in vantaggio la squadra partenopea, percussione di Zielinski e assist al bacio per il 14 che entra dritto nella storia azzurra agganciando Marek Hamsik a quota 121.

Nella serata che doveva essere del 10 blaugrana si inserisce il belga, a schermo sul metronomo Busquets e gol di elevata fattura tecnica.

Il tempo passa e il Napoli da sempre di più la sensazione di essere impenetrabile.

I centrali a divorarsi Leo Messi su ogni controllo, i due terzini a mangiarsi l’erba e con un centrocampo stretto e guerrigliero.

Insigne da un lato e Callejón dall’altro fanno si che in fase difensiva gli azzurri giochino con un compatto 4-5-1.

Entra forte nel secondo tempo il Barça ma senza creare grandi problemi.

Nel suo solito lavoro sporco Dries si fa male ed esce ma in compenso il 5 spagnolo viene ammonito e al ritorno si siederà in tribuna.

Mario Rui però si perde Semedo e Di Lorenzo sale in ritardo, così il portoghese blaugrana serve Griezmann che non sbaglia.

Ma i partenopei non si scompongono e continuano a fare una grande partita collezionando anche occasioni importanti.

Una di queste capita tra i piedi del 7 azzurro che fa capire ancora una volta che questa non è la sua stagione anche se tatticamente resta fondamentale.

Il capitano napoletano può finalizzare meglio un‘opportunità ma non gliela si può rimproverare, raddoppio costante in fase difensiva e regista offensivo della squadra 1926.

Gattuso nel frattempo corre su e giù, urla e lotta come se stesse giocando anche lui, sembra quasi uno nato qui, 1926 nel cuore e nella mente, era da tanto che non vedevamo uno così sulla panchina, le vedove di Ancelotti sono avvisate.

Sul finale di gara Mario Rui fa capire a Vidal che qui non è il posto giusto, muso a muso e cileno espulso.

Il match termina 1-1, rimane negli occhi la grande prestazione del Napoli, 11 sporchi brutti terroni a chiudere ogni linea di passaggio che no, se anche fosse passata l’aria sarebbe stata rispedita al mittente.

Il tecnico calabrese a fine partita dirà:”Ma quale finita, a Barcellona andremo con l’armatura.”

È ora che la squadra raccolga il messaggio e vada in Spagna con due attributi di ferro e la grinta di 11 pazzi che vogliono davvero passare il turno al Camp Nou.

Gennaro Del Vecchio

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