The Day After Champions League
Sono da poco terminate le prime partite degli ottavi di Champions League, ognuna di esse ha espresso un verdetto che va analizzato.
Il campo ha parlato e ci ha detto tanto ovvero che se hai un progetto, un allenatore con idee e una società alle spalle puoi dire la tua sia in campo internazionale che nel campionato d’appartenenza.
Bene, se non avete capito di chi sto parlando ve lo dico io, l’Atalanta dell’immenso Gianpiero Gasperini e il Lipsia del giovanissimo Julian Nagelsmann.
Su queste due squadre bisogna aprire una grande parentesi per fare i complimenti a queste due nuove realtà.
Partiamo dalla specialità di casa, quella nostrana, l’Atalanta.
I bergamaschi si sono affacciati tardi nel panorama europeo, nel 2016 venne ingaggiato l’allenatore italiano e da lí è iniziata la scalata.
Qualificazione in Europa League e l’anno successivo in Champions Legaue, in quest’ultima sta dimostrando tutte le sue qualità, qualificazione alla fase ad eliminazione diretta ottenuta all’ultima giornata e ieri ottavo d’andata dominato ai danni del Valencia; gli ingredienti di questo miracolo sono quelli già citati in precedenza ma attenzione perché la Dea ha anche un settore giovanile invidiato da tutto il mondo.
Ora ci spostiamo in Germania dove c’è tanto da dire quindi armatevi di pop corn e state bene attenti.
Un’altra squadra simile a quella bergamasca è il Lipsia di Julian Nagelsmann; ieri vittoria silenziosa ma importantissima ai danni degli Spurs di Josè Mourinho.
In questi casi bisognerebbe dire favola perché questa squadra venne acquistata dal colosso Red Bull nel 2009 e nel giro di 5 anni era già nella serie cadetta tedesca.
Ora invece è seconda e dice la sua anche in Champions, come lo chiamate voi favola o miracolo?
La verità è che adesso non ci impressioniamo più nè del team tedesco nè dell’allenatore.
Julian Nagelsmann, 32 anni tanto da imparare ma già tanto da insegnare, l’allenatore tedesco ha messo in piedi una macchina perfetta con un 11, Timo Werner che si diverte a fare il numero 9.
A proposito di numeri 9, rimaniamo in Germania questa volta sponda Dortmund dove un norvegese non ne vuole sapere di stupire e di fermarsi.
Cosa c’è di strano?
Che l’omone Erling Haaland è classe 2000 e ha appena fatto 10 gol in Champions League ma dalle parti giallonere si intendono molto di talenti perché se un 2000 segna c’è un 2002 che inventa.
Stiamo parlando di Giovanni Reyna, figlio d’arte e 18 anni a Novembre.
Mentre scrivo mi accorgo che tra la Germania e l’Italia c’è una differenza abissale, la prima lancia talenti in campo senza problemi mentre la seconda fa ancora fatica ad arrivare a questo step.
È arrivata ora che qualcuno lo capisca in modo da non andare più a cercare futuri campioni altrove.
Gennaro Del Vecchio