STORIE DI DIECI: ZINEDINE ZIDANE ELEGANZA E SFRONTATEZZA DEL MAGHREB
“Zidane giocava su una nuvola, una nuvola dove nessuno poteva salire.” L’etoile del calcio francese, il centrocampista che ha fatto da collante a due epoche calcistiche, questo è stato Zizou.
IL BERBERO DAGLI OCCHI DI GHIACCIO
Zayyid Aldyid Al-Yazid, questo il nome mussulmano, di un giovane Franco-Algerino nato nel 1972 nell’ arrondissement le Castellane di Marsiglia. Un arrondissement difficile, dove ancora oggi malavita e difficoltà dominano e si innalzano anche al di sopra del porto della bella città di origine ellenica che affaccia sulla costa azzurra. Figlio un pastore Algerino , il piccolo Zayyid Aldyid Al-Yazid, si districa tra i pericoli e le difficoltà dell’adolescenza, un dribbling e un ginocchio sbucciato che brucia ancor di più quando la salsedine mescolata alla sabbia del Sahara lo contaminano. La luce in mezzo a tanta oscurità dell’ arrondissement sono sotto gli occhi di tutti, in particolare degli osservatori del Cannes, uno su tutti Jean Varraud, lo nota e lo porta nella città del festival cinematografico e vetrina di stelle. Zayyid Aldyid Al-Yazid corona il sogno di una vita, la Ligue 1 il trampolino di lancio verso il futuro. La Ligue 1 è pazza del BERBERO DAGLI OCCCHI DI GHIACCIO.
FIGLIO DELL’ARRONDISSEMENT
Zayyid Aldyid Al-Yazid, stupisce tutti, trova la collocazione nel campo, trequartista puro, poca velocità , una innata eleganza nel toccare il pallone e quello spirito di sacrificio di chi solo conosce il caldo del deserto del Sahara. Il Bordeaux lo nota e lo porta in maglia Girondins. Zayyid a suon di giocate, di genio e cattiveria comincia ad attirare l’attenzione dei media francesi e non solo, paragoni pesanti con i grandi “Dix” transalpini, Raymond Kopa e Michel Platini, mica gente da poco. In maglia Girondins, facilitato nell’inserimento anche da un allenatore marsigliese quale Rolland Courbis, con Christophe Dugarry e Bixente Lizarazu forma il “triangolo di Bordeaux”. Un premio come miglior esordiente datogli dalla UNFP, i palcoscenici delle coppe europee e qualche pugno di troppo sono conditi da 139 presenze e 28 gol. IL FIGLIO DELL’ARRONDISSEMENT è pronto per gli Champs-Élysées del calcio europeo.
JE M’APPELLE ZINEDINE ZIDANE
Correva l’anno 1996, 7,5 miliardi di lire e l’eredità di un certo Le Roy Platini, accompagnano l’acquisto di Zayyid alla Juventus. Il calcio italiano, tattico, bruto e contrario all’estetica sono terreno difficile per tutti e lo sanno bene i tanti talenti passati nel bel paese in quegli anni. Sono anni di crescita dal punto di vista umano, quello che porta alla nascita del campione. La maglia bianconera, diventa la seconda pelle di Zayyid che vince tutto, si impone e per farlo in quella Juventus, devi avere per forza temperamento e prestigio. Solo due anni di apprendistato, molti direbbero “precoce” ma Zayyid viene dal Maghreb e la paura non sa cosa sia. Due anni e il vero e proprio exploit negli anni alla Juventus lo portano a trascinare la nazionale Francese al Mondiale in casa. Zayyid con quella palla faceva quello che voleva, ci girava intorno, la pettinava, gli tirava pietre e ti rimandava rose. In quella finale del Mondiale, in una bellissima serata nel luglio del 1998 ha condotto la Francia al suo primo titolo mondiale. Il tetto del Mondo, la consacrazione, il guardare tutti dall’alto verso il basso e gridare al Mondo intero. “JE M’APPELLE ZINEDINE ZIDANE”.
DA PERDERCI LA TESTA
Nel 1998, Zizou non si fa mancare nulla, oltre al Mondiale arriva il “Ballon d’Or, divenendo il quarto transalpino ad esser insignito di tale premio. Alti ma anche bassi, con qualche infortunio di troppo e qualche ombra, portano Zidane a lasciare i bianconeri e ad approdare alla “Casa Blanca” per quello che è stato uno dei primi colpi di mercato di Florentino Perez verso la creazione dei “Galacticos”. Zinedine agli inizi trova difficoltà, ha davanti Raul e Figo, gente che sa il fatto suo. Il contesto è quello di una squadra piena di fenomeni, pressione e aspettative, quelle che Zinedine si scrolla di dosso col Gol contro il Bayer Leverkusen nella finale di Coppa Dei Campioni. Un gol che regala al Madrid una delle tante coppe dalle grandi orecchie nonché la prima per Zinedine che alla Juventus l’aveva persa più e più volte. Nel Madrid dei Galacticos, Zizou eccelle, inventa e diventa quel Dieci che ha rotto gli schemi. Divertente da vedere, emozionante nel servire assist a Raul prima e a Ronaldo poi. Il nuovo millennio in maglia Blancos è qualcosa di fantasmagorico, tra la prima Coppa del Mondo e la Coppa dei Campioni, Zidane si prende il lusso di vincere un Europeo ai danni dell’Italia, l’apteosi. Saranno 5 anni particolari, quelli che si concluderanno nel 2006,dove Zizou dichiara che dopo il Mondiale di quell’anno appenderà gli scarpini al chiodo. Un mondiale quello in terra teutonica da protagonista, si carica sulle spalle una nazionale intera, innesca Ribery e Henry, rouleta, colpi di genio e potenza, portano la Francia in finale, dopo una prestazione roboante ai quarti dove schiaffeggiò nel vero senso della parola il Brasile. Olympiastadion di Berlino, palcoscenico di eventi che hanno fatto la storia, da Jesse Owens a Zinedine Zidane gli storici direbbero. Il cucchiaio che sblocca la partita a Buffon battuto. Una finale ripresa poi dagli azzurri che riescono a contenere Zizou, pressione, falli, marcature e parole di troppo, è il minuto 107 della finale, Zidane marcato a uomo da Materazzi, gioco fermo e tra i due sono scintille, il genio del Maghreb è una furia, punta il centrale azzurro e gli rifila una testata, cartellino rosso ed il cielo è azzurro sopra Berlino….. DA PERDERCI LA TESTA.
Zinedine Zidane ha lasciato un segno, ha unito calcisticamente due millenni calcistici stravolgendo il ruolo del trequartista, il ruolo del dieci. Zinedine Zidane uno dei precursori di quella Francia multietnica, elegante in campo e cinico in panchina, il figlio del Maghreb che ha regalato al calcio rose e champagne.
Daniela Villani