Speaker e musica negli stadi, pro o contro?

In più di una delle vostre volte allo stadio, vi sarete sicuramente ritrovati ad esclamare a gran voce il cognome di chi aveva appena segnato o semplicemente tutti i cognomi dei titolari di quella giornata, rispondendo a tono alla “voce dello stadio” che aveva appena urlato il nome.
Tutto bello fin qui. Fin quando lo speaker non oltrepassa il suo ruolo, fin quando non rischia di risultare invadente, provando quasi a sostituire i tifosi. È ciò che più di una volta è accaduto in un contesto a noi contemporaneo, che racchiuso tra due virgolette è: “calcio moderno”.
Guardasi club come l’Inter, dove dopo ogni goal lo speaker fa partire il coro “olè olè Inter”, diventando quasi d’intralcio a un lanciacori della curva, che non è libero di far partire il coro che verrebbe spontaneamente da cantare in quel momento.

Guardasi alcuni club spagnoli, dove addirittura, se non fosse per la presenza dello speaker, i tifosi non farebbero partire quasi neanche un coro. Questo però è un caso ben diverso, che spiega anche perché in certe realtà come quella del Real Madrid, gli spettatori (“il muro bianco”), siano quasi una sorta di clienti della società, più che tifosi.


Nel caso dello Stadio San Paolo, ormai da anni, Daniele (Decibel) Bellini è lo speaker del Napoli. Lo è da marzo del 2010. Quando un collega gli chiese di sostituirlo per un paio di partite. Quella domenica, il Napoli ha affrontato la Juve in un San Paolo strapieno, vincendo 3-1.Da allora è piaciuto alla gente, ma soprattutto è piaciuta la passione che ci mette. Non a caso fa questo lavoro pur senza percepire uno stipendio, e ci piacerebbe sapere il perché dalla società.


Venendo alla questione “musica”, forse non è il caso del Napoli, ma è opportuno evidenziare che ci sono stadi dove davvero a momenti si fa difficoltà a capire se ci si trova allo stadio per sostenere la propria squadra, o in una discoteca del sabato sera.
Un po’ di anni fa, anche al San Paolo ci sono state proteste da parte dei tifosi, a causa del volume della musica troppo alto, che sovrastava i cori, coprendo pertanto quella che è  la “vera musica” di uno stadio, ovvero la voce dei tifosi. In quell’occasione lo speaker si espresse, spiegando che non era lui ad occuparsene e a gestire ciò. Per fortuna poi, a quanto sembra, il volume è stato regolato in maniera più idonea, come spero accada anche in altri stadi.
Il tifo è da sempre il motore di questo sport, ed è giusto che continui ad esserlo.

Raffaele Accetta

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