Spalletti: “Un’emozione indescrivibile essere Ct, Napoli un’esperienza travolgente”

Fonte foto: Instagram Azzurri

Nella sala stampa di Coverciano, Luciano Spalletti accompagnato dal presidente FIGC Gabriele Gravina, ha sostenuto la sua presentazione ufficiale come nuovo commissario tecnico dell’Italia. Ecco le sue parole: 

“Ringrazio Gravina per avermi dato questo bellissimo incarico e a tutto lo staff della Federazione. Sono stati giorni molto intensi, dovevano darmi tutte quelle cose per permettermi di sviluppare bene il mio lavoro e l’hanno fatto in maniera completa. Ho trascorso molto tempo in questo luogo che è l’Università del Calcio, ma essere qui alla conferenza stampa della mia presentazione come ct dell’Italia è una emozione indescrivibile, è un sogno che parte da lontano, dal 1970 quando mia mamma mi cucì una grande bandiera per festeggiare quel fantastico 4-3 contro la Germania. Quella bandiera la riporterò in campo e spero di di far rinascere quel sogno di poter portare questa bandiera in tutte le migliaia di bambini che sono a guardare la Nazionale. 

Quanto tempo ci è voluto per dire sì a Gravina? Si aspettava che la vicenda col Napoli si potesse comporre più rapidamente?
Il presidente l’ha già detto. Ha visto subito in me la voglia di assumere questo incarico, sono stato felicissimo dalla prima telefonata ricevuta. Per quanto riguarda il Napoli dico che è stata una esperienza bellissima, è stato qualcosa di travolgente forse più di ciò che uno si possa aspettare. E’ per me un ricordo bellissimo. Per quanto riguarda la clausola, niente mi farà retrocedere dal pensiero di aver preso la decisione corretta. Ci sono delle cose che dobbiamo mettere a posto dove stanno lavorando gli avvocati e io spero si possa arrivare il prima possibile alla migliore soluzione per tutte e due le parti. 

Rapporto club-nazionale? Il bene della Nazionale è il bene del calcio italiano. Cercherò di avere un rapporto continuo con gli allenatori, ho già iniziato a chiamare qualcuno. In Serie A, su 570 tesserati, solo 150 sono convocabili. Non abbiamo alibi, ma una storia che ci ha indicato la nostra strada. 

Convocati? Giocheremo due partite importanti, abbiamo bisogno di spessore internazionale ed esperienza. Non ho convocato un numero esagerato di calciatori, mi dispiacerà quando manderò qualcuno in tribuna. So le difficoltà dell’allenatore a fare questo. Ho lasciato a casa Verratti e Jorginho perché, non avendo minutaggio, è impensabili portarli dentro.

Io mi rifletto nella felicità altrui. Non riesco a essere felice se non vedo felice la gente attorno a me. Napoli e i napoletani sono stati la mia felicità. Chi vestirà la maglia della Nazionale deve essere felice, attraverso questa felicità si riuscirà a dare il meglio. Serve appartenenza per questa maglia perché non è una maglia qualunque. Abbiamo dei campioni che ci hanno dimostrato l’appartenenza alla Nazionale: penso a Buffon, Mazzola, Riva, Rivera, Baresi, Maldini e Baggio. In questi giorni ho sentito Marcello Lippi, i suoi consigli sono importanti. Questi campioni sono sempre con noi, anche quelli che non ci sono più come Gianluca Vialli. Sono i nostri spiriti guida.

Nella sua testa, prende in eredità la Nazionale campione d’Europa o quella che non è andata al Mondiale?
“Io nella mia testa prendo per esempio tutte le cose di cui ho parlato adesso, non prendo i risultati. Da Mancini eredito una buona Nazionale, lui ha vinto un Europeo ha fatto un record di 37 risultati utili consecutivi e ha lanciato molti giovani. L’ha fatto in maniera imponente e ha scoperto talenti utili. Poi bisogna cancellare assolutamente l’amarezza di due risultati che ci sono successi, dobbiamo assolutamente prendere le distanze, prendere la distanze dal pensare che il nostro è un calcio minore. E poi dobbiamo fare un calcio che piace a tutti: è sempre la giusta via di mezzo ciò che riesce a prendere più cose e a far partecipare più anime e a rendere più redditizio il lavoro che fai. Noi vogliamo fare un calcio che somigli a una Nazione forte come l’Italia”.

Chi saranno i leader di questa Nazionale? Chi sarà il suo regista?
“Di leader non ne basta uno solo. Quando si veste questa maglia bisogna avere la postura di chi sa che vestirà questa maglia, affrontiamo sempre giocatori importantissimi. Un leader solo non basta ma è chiaro che poi ci saranno giocatori con più esperienza, con meno timidezza. La responsabilità è una cosa che in alcuni momenti ti schiaccia ma per essere persone forti abbiamo bisogno della responsabilità. Questo incarico che il Presidente mi ha dato è della massima responsabilità, ho intravisto in tutte le persone che sono venute a trovarmi per sistemare le cose che la Nazionale è una cosa importante. Io senza responsabilità non so dare il meglio di me stesso, quando qualcuno vuole impormi la sua legge e mi viene addosso che divento migliore. Per essere belli bisogna essere veri, pratici, giusti, per vestire questa maglia dobbiamo dare battaglia. Sul regista dico che ne ho più di uno, ma va messo in un contesto. Intanto noi vogliamo giocare con la difesa a quattro e qualcuno è stato scelto tra i convocati perché gioca a quattro. Poi secondo me non c’è differenza perché chi gioca a tre sposa benissimo il calcio che vogliamo fare perché noi vogliamo sempre andare a prendere la palla. Ci sono due cose che contano nel calcio: pressione e costruzione, poi tutto il resto viene di conseguenza. Sono cose che vogliamo provare a fare: vanno messe un po’ tutte insieme. Il regista può avere diverse caratteristiche, può essere più di gioco o più tignoso. Di registi in squadra ne abbiamo, uno è il regista della Juventus (Locatelli, ndr). Lui ha il regista nella Juventus e poi ci sono anche altri calciatori senza fare nomi… ma Cristante lo sta facendo in maniera splendida e ha quella fisicità che ti può aiutare in una parte della partita e potrà aiutare di più i suoi compagni di reparto. Ora la fisicità è diventata una cosa fondamentale nel calcio”.

Lei viene dal Napoli, dal centravanti più forte del campionato. In Nazionale chi sarà il padrone di questa maglia? Mancini nel primo biennio ha alternato Belotti e Immobile
“Di centravanti ce ne sono in Italia, ci sono giocatori in grado di vestire questa maglia. Non ho chiamato Kean e Scamacca per il minutaggio, ne ho chiamati altri tre e andrò a conoscerli. Poi è chiaro che quello fisico ha caratteristiche ben precise, ma magari Raspadori è più bravo a partecipare al gioco di squadra. Andremo a cercare cose e risposte che siano complete e ci possano dare entrambe le cose, altrimenti cercheremo di calcare la mano su chi è ben calibrato su certe caratteristiche. Ma ci sono potenzialità uguali da poter sfruttare e poi secondo me ci sono anche giocatori di altre posizioni che possono giocare lì, c’è un lavoro da fare che è una cosa normale per chi ricopre il mio ruolo e poi ho portato come me i miei collaboratori. Mi fido molto di me stesso, ma anche di loro”.

Si è lasciato una via di fuga anche per la difesa a tre?
“Ulivieri e Viscidi ci hanno insegnato che poi lo schema di gioco è una roba liquida, poi si vanno a fare e a interpretare posizioni dove si riscontrano altri schermi di gioco. Ci saranno momento in cui la squadra deve difendere come si vede nelle più grandi squadre e in questi momenti qui si va ad avere uno schema diverso. Certo, sarò attento anche alle qualità dei calciatori, non bisogna essere rigidi, bisogna collegare le cose. Noi partiremo con la difesa a quattro, poi ci può stare cambiare. Cristante, dovesse giocare, potrebbe schiacciarsi nella linea difensiva, però noi si va a cercare di mettere in pratica una idea di calcio ben precisa. Difesa a quattro”.

Si può pensare a un centrocampo folto? E poi cosa c’è a Empoli che vi ha permesso di crescere in questo modo?
“Il centrocampo è un territorio importante dove si possono costruire tante cose. Noi abbiamo un centrocampo tra i più forti in circolazione e questo è fondamentale per costruire qualsiasi tipo di gioco. Noi partiremo col 4-3-3, poi se avremo bisogno di uno più offensivo si può andare a mettere un sottopunta e passare al 4-2-3-1. Inizialmente si va a percorrere questa strada qui. Su Empoli dico che innanzitutto il presidente Corsi è bravo a fare calcio, quello è un ambiente che mette a suo agio i calciatori per fare una vita tranquilla per il ragazzo che si presenta per le prime volte nello spogliatoio. Ci sono determinate caratteristiche e poi ad altre parti ci sono altre cose, a Napoli tutti diventano più forti perché sentono l’amore. E così alla Roma, all’Inter e così via… Quella pressione ti permette di diventare del livello superiore perché sono abituati a vedere quel livello di calcio. A Empoli i giocatori li introducono e poi credono nei giovani e lanciano i giovani”.

Giovanni Sica

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