“Siamo partenopei e difendiamo la città” ma la realtà è un’altra e non è colpa della Juve (o del Nord)
Il popolo e il tifoso napoletano spesso si “ribella” contro chi parla male della città, colpevole di infangarne la reputazione. Ma siamo sicuri che non siano proprio alcuni napoletani a rovinare Napoli, la sua storia, la sua cultura e la sua bellezza?
Si chiama provincialismo. Una sola parola, anche semplice ma che racchiude in se il senso di questo articolo. Ad essa ne possiamo affiancare un’altra: campanilismo. Vediamo il loro significato. Per provincialismo s’intende: “Gusto o costume caratterizzato da una certa arretratezza e ingenuità“. Per campanilismo, invece, “attaccamento esagerato e gretto alla propria città o al proprio paese“.
In cosa si traducono queste estreme forme di forte radicamento territoriale e culturale a Napoli? Nel vittimismo. Per chi è provinciale e campanilista tutto ciò che accade di negativo in città è per colpa di qualcun altro. I servizi pubblici non funzionano? È colpa del governo; mancano lavoro e realtà imprenditoriali? È colpa del Nord che li ha rubati a partire dall’Unità d’Italia; il Napoli non riesce a vincere trofei? È colpa dello strapotere Juve che influenza gli arbitri.
Insomma per i “difensori a prescindere” della città le responsabilità per ciò che non funziona sono sempre e comunque da cercare all’esterno. Ma siamo sicuri che sia davvero così? io non ci credo. E sapete qual è il motivo della mia diffidenza? Semplicemente perché ne ho conosciuti tanti di “difensori della città” e molti di essi: non pagano le tasse, non rispettano i semafori, parcheggiano dove gli capita, sporcano le strade, non rispettano la differenziata, hanno il “pezzotto”, si intrufolano allo stadio senza pagare, non comprano mai un biglietto per bus e metro e potremmo continuare all’infinito.
Ecco, secondo me, più che nel Nord o nei palazzi del potere che stanno a Roma, per me i veri colpevoli dell’agonia alla quale spesso è condannata la nostra città, sono proprio questi napoletani. E la stessa dinamica, identica e precisa, si riflette nel calcio.
La Juventus vince e il Napoli perde? È colpa degli arbitri. A Torino vanno i top player e a Napoli i buoni calciatori? È colpa dello strapotere bianconero. La FCA ha costruito lo Stadium? Solo grazie al peso politico degli Agnelli. E anche in questo caso l’elenco potrebbe andare avanti senza sosta.
Molti tifosi spesso dimenticano quella che è invece la realtà e cioè che a livello societario il Napoli è lontano anni luce dalla corazzata bianconera e che fuori dal campo è stato fatto ben poco dalla società guidata da Aurelio De Laurentiis per provare a colmare questo gap.
E non mi riferisco solo ai giocatori. Basta pensare alla costruzione di strutture per gli allenamenti che siano di proprietà, allo sviluppo di un settore giovanile, ad un progetto serio per la realizzazione di un nuovo stadio. Invece, a molti napoletani fa forse più comodo pensare ai rigori dati e non dati quando si gioca contro la Juventus.
La verità ce l’ha data il dizionario all’inizio dell’articolo, una parte del popolo napoletano è “arretrato, gretto e ingenuo” ed è incapace di evolversi. Del resto senza una guida che sia istituzionale o appartenente al mondo privato, la “missione educativa” risulta ancora più difficile. Mi auguro solo che la “difesa della città” non resti uno slogan nelle bocche di pochi ignoranti capaci solo di urlarlo e che in realtà fanno davvero poco per Napoli. Anzi contribuiscono al suo declino. E tutti gli altri? Immobili e in silenzio, forse se ne fregano, perché protetti dalle mura delle loro “case dorate“.
Andrea Aversa