Secondo malore in pochi mesi per Blind: come il calcio deve prevenire questi eventi

Che il calcio abbia un tasso di pericolosità nettamente inferiore rispetto ad esempio agli sport motoristici, è un qualcosa di ormai risaputo. Però, è altrettanto vero che quando un giocatore avverte un malore in campo, in buona parte dei casi è complicato se non quasi impossibile prestargli immediatamente un soccorso accurato.
Fortuna ha voluto che nella giornata di ieri non sia stato il caso di Daley Blind. Il calciatore olandese, bandiera dell’Ajax e figlio d’arte, si trovava con la propria squadra a giocare un’amichevole precampionato contro i tedeschi dell’hertha Berlino, quando al 79’ minuto si è accasciato all’interno dell’area avvertendo un malore. Tempestivamente soccorso da compagni e staff, il ragazzo è poi fortunatamente uscito dal campo sulle sue gambe. Daley, purtroppo per lui, non è nuovo a questo tipo di avvenimenti. Nel dicembre dello scorso anno ebbe lo stesso problema durante una partita di Champions contro gli spagnoli del Valencia, e, nei successivi controlli, gli fu diagnosticata una miocardite prontamente combattuta con l’inserimento di un defibrillatore sottocutaneo. Sfortuna ha voluto che ieri questo defibrillatore avesse un malfunzionamento, fortunatamente senza gravi complicazioni.


Stessa sorte di Blind è capitata, con conseguenze lievemente peggiori, al congolese Fabrice Muamba, il quale nel Marzo 2012 mentre era in campo col Bolton contro i londinesi del Tottenham, subì un arresto cardiaco. La partita fu immediatamente sospesa e il giocatore prontamente soccorso. Il calciatore riuscì a sopravvivere nonostante fu dichiarato che il suo cuore smise di battere per oltre un’ora, ma purtroppo per lui fu costretto ad abbandonare il calcio giocato.
Chi purtroppo non ce l’ha fatta è stato Piermario Morosini al quale fu fatale un arresto cardiaco durante un Pescara – Livorno dell’Aprile 2012.
Andando più a ritroso nel tempo troviamo forse il caso più discusso: la morte di Antonio Puerta nell’agosto del 2007. Il giocatore del Siviglia subì un arresto cardiaco durante una partita contro il getafe. Il ragazzo in un primo momento si rialzò e si diresse negli spogliatoi, dove però ebbe ben altri 5 arresti. Fu portato di corsa all’ospedale dove però morì tre giorni dopo all’età di 22 anni. La famiglia del calciatore chiese giustizia perché a loro dire ci fu negligenza da parte dei medici che erano a conoscenza dei suoi problemi di salute, ma non gli impedirono di prendere parte ai match.


Come giustamente accade quando ci sono eventi del genere, ci si pone tante domande. La tragedia poteva essere evitata? La colpa è di qualcuno? I calciatori sono controllati come dovrebbero? Spesso una risposta precisa non la si può dare, l’unica cosa certa è che dal 2007 ai giorni nostri i controlli sono stati raddoppiati, se non triplicati. Ormai nessuna equipe medica lascia nulla al caso, e come si è potuto notare, i malori sono stati quasi del tutto annullati.
A far crollare tutte queste certezze ci fu in parte la morte che forse più scosse il calcio italiano, quella di Davide Astori. L’esito dell’autopsia stabilì che il calciatore è deceduto a causa di una cardiomiopatia aritmogena di cui i medici non erano assolutamente a conoscenza.
Verosimilmente non sarà mai possibile del tutto annullare l’avvenire di queste tragedie, ciò che però, come detto, è sicuro, è che il mondo del calcio ha fatto notevolissimi passi avanti nel corso degli ultimi decenni.

Salvatore Sabella

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