Piccole, grandi cadute del Napoli

Piccole, grandi cadute del Napoli

Ci risiamo, come al solito, il Napoli nei momenti topici effettua la sua brusca frenata, incapace di sfruttare gli stop delle dirette concorrenti. In quelle che dovrebbero essere occasioni di svolta e di lancio, anziché ingranare la quinta o la sesta, tira il freno a mano o mette la retromarcia, fallendo miseramente.

Non ultimo, in Inter-Napoli, dove avrebbe dovuto approfittare della sconfitta del Milan 4 a 3 con la Fiorentina, cede le armi all’Inter che si porta a -4 dal Milan e dallo stesso Napoli. Il Napoli si spegne, i suoi giocatori migliori di punta si offuscano, crollano attenzione e ambizione. Le partite in cui cala sorprendentemente il rendimento, che poi non è più veramente tanto sorprendente, vista la routine con cui si ripete, aumentano sempre di più, crescono a ritmi vertiginosi. La storia sembra non avere mai fine.

Tra il mazzo, chi può dimenticare Napoli-Verona (Napoli di Gattuso) e Fiorentina-Napoli ( Napoli di Sarri). Partite che resteranno nel firmamento del club, indubbiamente che sarebbero da dimenticare. Partite quelle davvero imbarazzanti sotto tutti gli aspetti fisici, mentali e per i risultati finali che hanno visto il Napoli sprofondare in classifica, uscire dalla Champions, perdere lo scudetto.

Napoli-Verona: la squadra di Gattuso non riesce a battere un Verona agguerrito, per noi a dir la verità sempre ostico, e si deve accontentare di un misero pareggio 1-1, goal di Rrahmani prima, pareggio poi di Faraoni. Risultato che declassifica il Napoli al quinto posto in campionato, fuori dalla Champions ma qualificato all’Europa League… amara soddisfazione!

Fiorentina-Napoli: la partita che doveva essere il grande sogno scudetto del Napoli e che, invece, lo si vede svanire in riva all’Arno, proprio il giorno dell’anniversario del titolo del 1990. Il Napoli di Sarri prende tre sonori schiaffoni dalla Fiorentina, interrompendo così la sua imbattibilità esterna in campionato, imbattibilità che durava da 30 partite. I sonori schiaffoni inflitti tutti da Giovanni Simeone, il grande goleador, purtroppo, che si porta a casa il pallone a fine partita.

I tifosi partenopei sembrano abituati oramai ad ingoiare enormi bocconi amari. Eppure, nonostante questo, non abbandonano mai la loro squadra del cuore, presenti sempre allo stadio o a casa, pronti a sostenerla. Solo per questo andrebbero ricambiati, portare loro un successo è come ricambiarli di una medaglia, della giusta ricompensa. La loro voglia di sfilare per le strade della città è grande. Tanto il desiderio di rivivere l’epoca di Maradona e i suoi successi. Successi che sembrano troppo lontani, passati, che mancano ormai da troppo tempo.

Cos’è dunque che impedisce a questo Napoli quel salto di qualità? Perché nei momenti clou i giocatori si privano della giusta mentalità? Perché questi si svuotano della grinta necessaria per raggiungere l’obiettivo prefisso? Cosa rallenta la loro visione di gioco e capacità realizzativa? Perché a mancare nelle partite con le grandi sono propri i giocatori migliori, quelli di punta? Verrebbe, nell’immediato, di rispondere che forse il Napoli ha giocatori sopravvalutati e che come tali non risolutivi quindi.

Le qualità in verità in molti di questi giocatori sono indiscusse, ma allora perché vengono meno e proprio nei momenti decisivi? Mister Spalletti è un uomo che ha gestito grandi giocatori in grandi squadre, un ottimo tecnico e un ottimo motivatore, quindi? Dove vanno ricercate le cause di tutto ciò? Attribuire le sole colpe agli arbitri mi sembra una visione da vigliacchi, sebbene talvolta a questi non manchino. Dunque? Sarebbe opportuno e giusto parlare di un concorso di colpe per queste cadute.

Coraggio che talvolta viene meno, come viene meno la fiducia nei propri mezzi, episodi particolari che condizionano le partite, errori arbitrali e  dei singoli giocatori, capacità degli avversari che ti permettono o non ti permettono di fare il proprio gioco e di farti esprimere al meglio. Non esiste un’unica risposta, come non esiste un’unica soluzione. Certo tirare fuori il coraggio nei momenti decisivi resta di fondamentale importanza, restare nella mediocrità diventa una regola altrimenti.

Francesca Tripaldelli

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