“Peccato sia già finita” da il caffè del professore

“Peccato sia già finita” da il caffè del professore

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“Peccato sia già finita” da il caffè del professore

Non c’è più spazio ne tempo per recriminare ma solo per ribadire un concetto che , chi scrive, ebbe ad evidenziare ad inizio di stagione, il Napoli è da primato.

Non inganni il risultato troppo poco rotondo di ieri , del resto non concretizzare le tantissime occasioni create ci sono praticamente costate il campionato, ma ieri , non c’è stata partita.
Già dai primi minuti ci siamo impossessati non del centrocampo ma dell’ intero rettangolo di gioco, avevamo sempre il comando della manovra e il Toro è stato letteralmente annichilito.
Quasi era noiosa la partita perché non c’era contraddittorio, giocavamo da soli e giocavamo a calcio.
Se non ci fossero state le solite amnesie in uscita di Bakayoko, con la perdita di un paio di palloni sanguinosi, nessuno si era accorto che avevamo contro un avversario.

Non inganni il risultato di misura o poco più, non c’è stata partita.

Impressionante la cerniera proposta con Zielinski a limitare qualunque fonte di gioco granata, coperto splendidamente da Demme, il migliore in campo, e da Bakayoko che , eccezion fatta per quanto già detto, ha comunque fatto una buona partita impreziosita dalla splendida conclusione vincente dalla misura.
Sembrava il giochino del gatto col topo quando il felino , nei panni di un ghepardo nigeriano, si è lanciato verso la porta avversaria bruciando in velocità, come sempre, la concorrenza e con un pizzico di fortuna ha trovato il raddoppio.
Rimane però indecifrabile Osimhen, tanto acerbo quanto imprevedibile , autore sempre di giocate improvvise che sorprendono sia noi che gli avversari, ma che troppo raramente sono vincenti.
Atleticamente è il migliore con una progressione irresistibile ma non ha ancora l’ istinto killer del vero centravanti, non ha la freddezza di guardare la porta prima di calciare, nel secondo tempo per due volte ha concluso allo stesso modo dove, l’ esperto Sirigu, lo aspettava.
Deve crescere e tanto , sia strutturalmente che tecnicamente, e questo sarà il lavoro pregnante su cui dovrà concentrarsi il futuro tecnico azzurro, visto l’ inevitabile addio di Gattuso , anche lui ancora acerbo per fronteggiare la pressione Partenopea e del suo presidente, allenatore a cui va comunque riconosciuta una notevole crescita tecnica.

Ottima l’interpretazione anche degli esterni bassi e del solito Politano, leggermente sotto tono il capitano e il subentrato Mertens che ha sciupato un paio di occasioni che, dall’ alto del suo bagaglio tecnico, avrebbero meritato una migliore sorte.

Siamo ormai un treno lanciato a folle velocità il cui limite però è nella cabina del vapore quando non chiude definitivamente la sortita ( ieri, per riaprirla ci siamo quasi fatti un’ autorete salvata poi dal nostro istrionico centravanti ) o si snatura in un gioco di attesa che non è nella sua indole , deve affrontare l’ avversario a viso aperto , senza alcun timore reverenziale ma conscio invece della sua enorme forza.

Pensiamo a qualche giornata fa quando , frenati da un impulso di non lucida follia, impauriti, abbiamo affrontato la vecchia signora dandole le ultime luci della ribalta, se avessimo osato di più ora avremmo avuto ben altre certezze.
Ma questo è il Napoli, dottor Jekyll e mister Hyde, tanto genio ed altrettanta sregolatezza, tanto bello quanto a volte ingenuo.

Saremmo stati degni avversari dell’ Inter ormai prossima vincitrice del campionato se solo avessimo avuto una maggiore cinicita’ nei momenti topici della stagione ed anche un pizzico di buona sorte.

Stiamo rimettendo la chiesa al centro del villaggio che sta perdendo , e clamorosamente, sia il Milan che la Juventus, ammaliate dall’ idea di creare una superlega per soli ricchi arroganti, laddove invece ora dovrebbero vivere e giocare con l’ umiltà dei poveri ma veri.

Ne restano cinque , dovremmo essere contenti del fatto che il traguardo è vicino e non abbiamo più scontri diretti, ma non lo siamo, avremmo voluto invece ancora tante partite davanti con soli scontri diretti per far valere , sul campo, la legge del più forte.

Ma recriminare ora non serve, serve solo capire che finire bene significa mettere il primo vero mattone per la prossima stagione dove, se nessuno romperà questo giocattolo oggi quasi perfetto, cosa purtroppo già successa, potremo fare finalmente la voce grossa , perché abbiamo, per merito del Presidente, una società sana economicamente e finanziariamente, mentre quasi tutte le altre grandi , o presunte tali, devono fare i conti con deficit patrimoniali enormi.
Basta davvero poco, ma, attenzione, con tanta competenza, si può e si deve riscrivere la nostra storia e quella del nostro calcio.
Non ci siamo, ci crediamo e ci saremo.

Salvatore Sabella

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