Paolo Rossi era un ragazzo come noi

Paolo Rossi era un ragazzo come noi. Nessuna descrizione sarebbe migliore di queste parole di Antonello Venditti nella canzone “Giulio Cesare”, con un passaggio dedicato al ricordo dell’estate del Mondiale ’86, per definire ciò che è stato Pablito, ciò che lo ha reso Leggenda.

Il centravanti di Prato lo è diventato non come un comunissimo calciatore, come tanti altri. Ma come un ragazzo italiano come tutti che aveva il sogno di inseguire un pallone arrivando il più lontano possibile.
Paolo Rossi era un ragazzo come noi, è stato ognuno di noi che partendo dal proprio posto di periferia o di centro città, inizia a tirare calci contro un muro di strada. Lui l’ha fatto partendo a 6 anni dall’oratorio di Santa Lucia, nella sua Prato, in Toscana.

Ci ha creduto sin da quella tenera età ed il segreto della sua scalata e della sua vittoria è stata la passione, fortissima e ardente dentro di sé. Una passione che gli bruciava dentro, lo ossessionava: “…Ma a me non interessava più di tanto studiare per avere un mestiere, perchè il pallone mi bruciava dentro. Era la mia ossessione. Il mio pensiero fisso. Un tarlo nella testa che non mi dava pace”.

E questa ossessione è comprensibilissima ed una naturale conseguenza se nasci da un papà che mentre tua madre è in preda alle contrazioni da parto imminente, è nell’altra stanza a tifare la Fiorentina, giustificandosi con una affermazione “pazza” in quel contesto, ma tremendamente vera: “La passione è passione”.

Allora il calcio era la strada che Paolino doveva intraprendere, come il destino della vita gli aveva indicato sin da prima che venisse al mondo. E quando il destino si mette di mezzo tra noi e il nostro vivere, è praticamente impossibile averne la meglio, positivo o negativo che sia. “Era così bello correre dietro al pallone e sentirsi raggiante. Non ho più smesso. Non avrei potuto, faceva parte del mio corredo cromosomico. Del mio DNA”.

Voleva arrivare in alto Paolo, sulla cima più elevata di questo Sport. Insomma, non voleva essere una comparsa di passaggio e neanche “uno” dei protagonisti. Voleva essere “il” protagonista: “Volevo vincere. Volevo farcela. Volevo entrare nell’olimpo del calcio. Non per il successo o per la gloria, ma per trasporto verso questo sport. Quello che aveva scandito i minuti della mia venuta al mondo. E, chissà, magari anche del mio concepimento. Così mi sono convinto che potevo farcela”.

E ce l’ha fatta Paolo, diventando Pablito, ha vinto. È entrato nell’olimpo del calcio quell’11 Luglio 1982 al Santiago Bernabéu di Madrid, alzando al cielo la Coppa del Mondo indossato, sudando, difendendo la Maglia del suo Paese, la sua Italia. Davanti agli occhi entusiasti di emozione di quel papà pieno di passione e di un’intera generazione di italiani, soprattutto ragazzi, che in lui videro l’esempio di chi il sogno di bambino lo aveva realizzato. Facendo capire che non è impossibile riuscirci, basta volerlo ardentemente, come diceva lui.

Devi sentirla bruciare dentro la voglia di emergere, di arrivare, di trionfare. Deve essere la tua sana ossessione. Questa è la lezione che Paolo Rossi e la sua storia hanno insegnato, ci stanno insegnando e continueranno ad insegnare. Ad ogni generazione italiana che nel vivere il calcio non potrà non passare da questo calciatore, che proprio per il suo percorso oggi è una Leggenda che piangiamo.
Paolo Rossi ha fatto diventare icona il più classico dei nomi. È tutta in questo semplice dettaglio la sua estrema vittoria.

Un percorso estremamente vincente perchè costruito attraversando tanti momenti pieni di difficoltà, superando tanti imponenti ostacoli che ne hanno forgiato e fortificato l’uomo prima e lo sportivo poi. Come la condanna per il calcioscommesse, che lo stava portando a lasciare tutto, il calcio ed il suo Paese: “Ho anche pensato di lasciare l’Italia e smettere di giocare. Mi ha salvato la consapevolezza di essere innocente”.

La storia del ragazzo di Prato è una favola a lieto fine, fatta di successi straordinari e cadute fragorose, sogni realizzati e dolori profondi scolpiti nell’anima. È il copione giusto che ogni giovane dovrebbe studiare per prepararsi al proprio percorso. Per assumere la consapevolezza che le sconfitte sono dietro l’angolo, ma i successi, quelli, sono a portata di mano e passano solo dalle cadute e dal rialzarsi ogni volta, perchè la passione per ciò in cui si crede deve sempre essere più forte di quello che vuole stroncarcela sul tempo.
Ieri, Oggi e Per Sempre: Grazie Pablito, semplicemente Paolo Rossi.

“Esattamente come quando in campo rubava il tempo agli avversari, la leggenda di Pablito sfugge al tempo dell’oblìo delle masse perchè tutti abbiamo bisogno ancora bisogno di sognare e di credere nelle imprese impossibili”.

Paolo Rossi era un ragazzo come noi.

Le citazioni riportate e gli aneddoti raccontati sono tratti dalla lettura della biografia di Paolo Rossi, Quanto dura un attimo, di cui vi riportiamo un link per poterne leggere un’anteprima su Google Books.

Marco Falco

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