Meret-Gollini, l’importanza del portiere in fase di impostazione 

Un Napoli inqualificabile viene eliminato dal Frosinone agli ottavi di Coppa Italia. Gli azzurri escono sconfitti subendo quattro reti da una squadra neopromossa e segnandone zero davanti ai propri tifosi, circa 25 mila i presenti al ‘Maradona’ per l’occasione. Per il terzo anno consecutivo, gli azzurri non riescono a superare il primo turno di Coppa Italia a cui partecipano. 

Un risultato maturato negli ultimi 30’ minuti (recupero compreso) di gara. Nel momento in cui in campo erano presenti 5 ‘titolarissimi’ subentrati tra il 53’ ed il 73’ minuto. Walter Mazzarri aveva optato per un corposo turnover iniziale: 9 giocatori nuovi rispetto all’ultima sfida contro il Cagliari tra cui Diego Demme; l’italo-tedesco non giocava da titolare dal 7 maggio scorso. Nonostante questo, probabilmente l’ex Lipsia é stato il migliore delle ‘riserve’ almeno tra i giocatori di movimento. 

Concentriamoci invece sulla prestazione di Pierluigi Gollini. Il dodicesimo dei partenopei, incolpevole sulle reti messe a segno dai ciociari, – soprattutto nel primo tempo quando la sua squadra é riuscita a dominare il gioco per larghi tratti e ad andare anche in vantaggio, che é stato poi ingiustamente annullato dalla VAR, – é stata un’ottima fonte di gioco in fase di impostazione. Con il numero 95 in maglia rossa, il Napoli riusciva ad avere un regista anche con il play davanti alla difesa, nel caso specifico Demme o Cajuste (in alcune fasi di gioco), sempre marcato ad uomo da Brescianini e/o Barrenechea. 

Gollini, in modo più frequente, ha provato a cercare la punta di riferimento Giovanni Simeone, sia con palloni alti che bassi, o a dare una palla precisa sui piedi lateralmente a destra al terzino Alessandro Zanoli. Più rari sono stati i lanci sulle ali d’attacco Giacomo Raspadori e Jasper Lindstrom. 

Se Simeone spesso e volentieri era sempre marcato da almeno due dei tre centrali del Frosinone e riusciva a fare ben poco, Zanoli invece era quasi sempre libero. In questo modo poteva ricevere la sfera e avere due opzioni: lo scarico su Demme o una delle due mezze ali, Cajuste e Gaetano, che riuscivano a smarcarsi e scambiarsi la sfera con Lindstrom sulla fascia.

Nello specifico nei primi 45’ minuti più 3’ di recupero Gollini ha tentato 37 passaggi e 30 sono andati a buon fine (l’81%). L’estremo difensore ex Atalanta se l’è cavata anche con le palle lunghe – come sottolineavamo in precedenza – avendone tentate 17 e 11 sono arrivate precise a destinazione (il 65%). In tutto sono stati 39 i tocchi dell’ex Fiorentina. 

Lo abbiamo inizialmente paragonato a Alex Meret, il titolare, poiché se prendiamo d’esempio la gara casalinga contro il Braga in Champions League, in cui i partenopei hanno prevalentemente dominato il gioco, disputata proprio dal numero 1 friulano vediamo come il gioco si sviluppa diversamente. Nell’arco dei 90’ minuti Meret ha toccato il pallone 42 volte. Di questi 32 sono stati passaggi e 29 sono andati a buon fine (il 91%). I lanci lunghi invece sono stati solo 9 di cui 6 arrivati a destinazione (il 67%). 

Con l’ex portiere dell’Udinese la formazione di Mazzarri cerca maggiormente di partire palla a terra, passando per i centrali difensivi e arrivando poi ai terzini con tocchi ravvicinati. Il gioco é quindi più manovrato e c’è bisogno in ogni caso di un gran lavoro nello smarcarsi del mediano sopratutto, essendo Lobotka per antonomasia il regista della squadra sia con Luciano Spalletti prima che poi con Rudi Garcia e adesso con Mazzarri. Se però il centrocampista della nazionale slovacca fosse ‘appannato’, la manovra degli azzurri non sarebbe efficace e si troverebbe con meno alternative. 

Abbiamo preso d’esempio la gara contro il Braga e il primo tempo contro il Frosinone in cui il Napoli ha cercato di tenere in mano il pallino del gioco, ma questa caratteristica di Gollini emerge anche dalla partita giocata in campionato in questa stagione contro l’Atalanta al Gewiss Stadium di Bergamo. L’estremo difensore ex Manchester United in quel match, però, é stato generalmente più impreciso. Questo dovuto anche ad una superiore fisicità degli avversari, più forti di testa, ed al forte pressing che attuavano andando a prendere l’avversario ‘uomo a uomo’. Ma é riuscito in ogni caso a tenere tendenzialmente una posizione media più alta rispetto al collega e ad essere più presente nella manovra, toccando la sfera 55 volte. 

Vorremo quindi rivedere Gollini come portiere titolare dell’undici di Mazzarri per far sì che il Napoli possa essere più imprevedibile, andando anche così leggermente a modificare il proprio stile di gioco e a fare qualcosa di diverso per una squadra che ha bisogno di riprendersi e di avere armi in più, come un portiere in grado anche di impostare.

Foto all’interno dell’articolo da Mediaset.

Foto copertina: @officialsscnapoli su Instagram

Alfonso Oliva

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