Lo strano caso del Barça: rischiare è la soluzione 

Lo strano caso del Barça: rischiare è la soluzione 

SOLUZIONE – Probabilmente vi sarete già domandati secondo quale inimmaginata modalità il Barcellona riesca a strutturare un mercato competitivo e al contempo sostenibile nonostante il macigno dei debiti, maturato nel tempo.

Nel divenire dell’attuale sessione di mercato, la società blaugrana ha concretizzato  acquisti come Raphinha (58 milioni), Robert Lewandowski (45 milioni +5 milioni di bonus), Pablo Torre (5 milioni), Jules Koundé (60 milioni) e gli svincolati Frank Kessie e Andreas Christensen.

Di seguito, dunque, analizzeremo nel dettaglio come il Barcellona sia riuscito in un particolare intento, ossia quello di non lasciare che una considerevole incombenza di passività soffocasse il prezioso ideale della competitività.

Per quanto il solo pronunciare il nome del Barcellona possa riecheggiare attimi intensi di vanto e gloria, un debito pari a 500 milioni di euro intimorirebbe chiunque da qualsiasi investimento. Tuttavia, è bene ricordare quanto le situazioni di estrema difficoltà si travestano da docenti navigati, conoscendone una più del diavolo.

Galeotta la voglia di riscatto, la società blaugrana ha messo in piedi un calciomercato che volgesse lo sguardo alla stagione 2018/2019: anni in cui il Barcellona vince per l’ultima volta il campionato spagnolo. Propizia l’astuzia nonché l’ardente desiderio di antagonismo, il Presidente Laporta ha fatto di necessità virtù. Sebbene l’emergenza economica-finanziaria incombesse, ha optato per un rischio che il più delle volte vale la pena di correre. 

 Il Barcellona ha ipotecato ben il 25% del valore dei diritti tv per i prossimi 25 annitenendo a mente sia altamente probabile un incremento dei suddetti, la società blaugrana si è fatta carico di un azzardo non indifferente. Tuttavia, stiamo riferendoci ad un azzardo inevitabile: vendere il 25% dei diritti tv è stato, e lo è ancora oggi, un sentiero utile alla salvaguardia nonché alla sopravvivenza del club. Ma soprattutto si è rivelata una scelta indispensabile affinché si ritornasse agli albori di una competitività dimenticata. 

Il Barcellona ha ceduto un ulteriore 15% a Sixth Street, società di fondi d’investimento americana, conservatrice del 20% dei San Antonio Spurs. Inoltre e per una quota pari a 360 milioni di euro, la società Sixth Street ha anche finanziato i lavori di restyling del “Santiago Bernabeu” di Madrid. Insomma, ha reso possibile quanto segue: “spegnere” i 161 milioni di euro di rosso dell’ultimo bilancio. Tuttavia, le cifre dettagliate girerebbero intorno ai 550 milioni di euro, cifra che giustificherebbe pienamente gli investimenti del calciomercato odierno.

A ciò va annessa un’ulteriore cessione, del valore di 200 milioni euro: la quota del 49,9% di Barça Licensing & Merchandising. Quest’ultima è una società incentrata intorno alla gestione di tutto il comparto marketing e di merchandising del club. E’ stato stimato un ritorno sull’investimento pari ad una cifra superiore ai 100 milioni di euro nel divenire della prossima stagione.

In ultimo, e non per importanza, l’accordo con Spotify, nuovo sponsor di maglia del club, fino al 2025/26, ma non solo. Spotify rappresenterà il primo naming dello stadio catalano, stadio che da quest’anno e fino al 2034 si chiamerà “Spotify Camp Nou”. Ben 435 milioni di euro, complessivi, impersonificano il prezzo dell’operazione. 

Quest’ultime, tutte manovre strategiche volte alla profonda comprensione di quanto l’investimento non sia nato lo stesso giorno della prevedibilità. Una consapevolezza della quale la Società Calcio Napoli necessiterebbe per maturare, crescere e migliorarsi. 

Foto: Instagram Barcellona

Martina Mauro

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