L’Isis punta su Roma, ma il governo lo ignora

romanticarooms-foto-roma1-1Ce l’hanno fatto capire in tutti i modi che sono estremamente seri quando dicono che conquisteranno e sottometteranno Roma all’Islam. Ma chi ci governa fa ostinatamente finta di niente. Ancora venerdì scorso in un terrificante video che mostra un bambino decapitare un soldato siriano, un terrorista adulto dello «Stato islamico» ha sostenuto che «i nostri obiettivi non sono solo Palmira, Homs o Damasco, ma anche Gerusalemme e Roma».

La differenza tra Gerusalemme e Roma è che mentre Israele reagisce alla guerra scatenata dal terrorismo islamico e si prepara a bombardare le centrali nucleari iraniane prima che il regime tirannico degli ayatollah produca la bomba atomica, per l’Italia la guerra non esiste proprio e in ogni caso non ci riguarda. Dopo che l’11 luglio i terroristi dello «Stato islamico» hanno rivendicato l’attentato all’autobomba che ha devastato la sede del Consolato italiano al Cairo, due giorni dopo il ministro degli Esteri Gentiloni ha dichiarato con la massima serenità che «l’attentato è un fatto grave, un probabile avvertimento, ma non dobbiamo interpretarlo come qualcosa di diretto verso l’Italia», assicurando che non c’è «un problema Italia».

Eppure ci hanno avvertito in tutti i modi. Il 22 giugno in un video si sono spinti a sostenere che «il Califfato con la conquista di Roma sta per compiere un’impresa epica e tutti i libici sono invitati a tornare nel loro paese per ristabilire la legge di Allah. La Libia non è lontana da Roma. I mujaheddin hanno già combattuto contro i miscredenti italiani e non temono di rifarlo».

Hanno riservato una copertina di Dabiq , la rivista dello «Stato islamico», a un fotomontaggio che ritrae la bandiera dell’Isis sventolare sul capitello al centro di Piazza San Pietro, con sopra la scritta «La crociata fallita». Ci hanno inviato una serie di immagini dal messaggio inequivocabile. In una si vede il Colosseo su cui sventola la bandiera nera dello «Stato islamico» mentre avanza un terrorista islamico con sulle spalle una mitragliatrice pesante e una scritta indica le sue intenzioni in lingua araba ed inglese: «Dalla Libia stiamo arrivando o Roma».

In una seconda c’è il disegno del gasdotto Greenstream che da Wafa in Libia arriva a Gela, con la minaccia di conquistarci per adempiere alla profezia di Maometto: «Le onde ancora ci separano, ma questo è un mare piccolo, è una promessa al nostro Profeta. State attenti, ogni stupido passo vi costerà caro. Ogni stupido passo incendierà tutto il Mediterraneo». In una terza un terrorista sventola la bandiera dello «Stato islamico» con la didascalia che recita in inglese: «Prossima tappa Roma», mentre il predicatore Musa Cerantonio, australiano di origini calabresi riparato nello «Stato islamico», ci ha beffato facendosi riprendere con la bandiera dell’Isis in Piazza San Pietro.

Dobbiamo capire che i terroristi islamici sono estremamente sinceri e seri perché dicono e fanno solo ciò che Allah ha prescritto nel Corano e ciò che ha detto e fatto Maometto. Noi invece non sappiamo neppure che nell’813 e nell’864 gli islamici per ben due volte invasero Roma e saccheggiarono la Basilica di San Pietro. Ma soprattutto non sappiamo che l’insistenza con cui ci ripetono che conquisteranno Roma, si fonda sulla certezza assoluta che Roma sarà islamizzata perché è stato Maometto stesso a profetizzare che dopo Costantinopoli anche Roma cadrà. Ebbene Renzi e Alfano o ci dicono che i terroristi islamici sono dei millantatori che non meritano alcuna attenzione, oppure sono loro pazzi e irresponsabili perché fanno finta di niente. Basta omertà: ora più che mai devono parlare!

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