L’Inghilterra è più vicina del Sud America
La narrazione della finale della coppa Libertadores ha avuto come protagonista il derby tra le due principali squadre del campionato argentino, rivali tra loro. Ma l’attore principale della competizione latina è stato soprattutto l’entusiasmo dei tifosi sud americani. Questo ha scatenato in noi napoletani due emozioni: ammirazione per l’energia e la passione che queste tifoserie hanno nel sostenere i propri colori; nostalgia e preoccupazione per un calcio che si è mal imborghesito, lasciando al popolo solo stadi fatiscenti, abbonamenti tv col “pezzotto”, violenza e razzismo. Proviamo a capire il perché
Domenica sera ero a casa di amici e tutti eravamo in attesa del super classico tra River Plate e Boca Juniors. Le due squadre giocavano anche in nome dell’amore che gli appassionati di calcio di Buenos Aires provano per una o per l’altra formazione. La settimana precedente l’andata, disputatasi nella mitica Bombonera “tempio” del Boca, era terminata sul 2-2. L’altro ieri, invece, i riflettori erano puntati sul Monumental, casa del River. Ma la finale di ritorno non è stata giocata, alcuni episodi di violenza avvenuti fuori lo stadio prima del match, hanno costretto le autorità ad impedire che gara avesse inizio. Giusto per completezza di informazioni, la trasferta era stata vietata i tifosi del Boca.
Tuttavia, i nostri discorsi, dopo che avevano dato spazio alle ennesime azioni violente accadute in occasione di una partita di calcio, si sono concentrati su un’immagine: gli spalti del Monumental pieni e decorati a festa da ore, in fervida attesa dell’inizio del match. Del resto, la stessa situazione si era verificata sette giorni prima alla Bombonera.
I nostri commenti sono stati: “Incredibile come manifestano il tifo i sud americani“, “Da noi non è più così, si canta poco, le coreografie si fanno sempre meno, eppure tempo fa era tutto diverso“, “Le nuove generazioni invece di sostenere la squadra a prescindere nel giorno in cui c’è la partita, pensano a fare video e foto“, “Magari a noi adesso piace guardare la partita in modo più comodo, ma a quanto pare capita che anche le curve fanno fatica a riempirsi“.
Ecco, esistono tre fattori che stanno influenzando e cambiando il modo di tifare: le pay tv, il web e gli stadi. E se i primi due hanno stravolto le modalità di fruizione degli eventi calcistici, questi ultimi, in Italia, sono strutture per la maggior parte insicure, scomode e fatiscenti. Ma c’è anche un altro elemento da non sottovalutare: la geografia.
Si, esatto la geografia. Immagino vi stiate chiedendo il perché. Bhè, dal punto di vista geografico siamo sicuramente più europei che sud americani. Certo la storia, anche calcistica, ha dimostrato i profondi legami che la cultura napoletana ha con quella latina e sud americana. Ma geograficamente siamo europei, quindi occidentali e non molto lontani, oltre che dalla Spagna, dalla Germania e dalla Gran Bretagna.
In questi paesi nonostante ci fossero le pay tv, grazie alla presenza di stadi all’avanguardia, è stato impedito che gli impianti si svuotassero anno dopo anno. Non solo, ma le famiglie spagnole, tedesche ed inglesi vanno quasi sempre ad affollare queste strutture. Magari i prezzi per assistere alle partite sono più alte o addirittura in quei campionati è più conveniente abbonarsi. Ma con uno stadio di proprietà le società sportive di quelle nazioni possono offrire servizi ai propri tifosi che noi in Italia non possiamo neanche immaginare.
Ma questo ha trasformato anche lo stile dell’essere tifoso. Quest’ultimo è sempre meno attore attivo rispetto all’evento e sempre più spettatore. Anche in curva. Quindi, oltre alla mania dei selfie e dei video da pubblicare su Instagram, ad allontanare il pubblico dagli stadi e a “spegnere” la fiamma del tifo in coloro che ancora vanno a guardare dal vivo le partite di calcio, potrebbe anche essere stata questa narrazione di un “calcio da salotto” anche se si è accomodati sopra gli spalti di uno stadio.
Ecco, dunque, quanto ci ha influenzato (nel bene e nel male) lo sviluppo di un modello culturale definito, appunto, Inglese. E al di la di come la si possa pensare a riguardo, noi siamo storicamente proiettati verso un’unità europea (nonostante i numerosi sovranisti e nazioanlisti vari) in cui i valori anglo sassoni saranno per certi versi ancora trainanti (nonostante la Brexit).
E mentre noi proveremo ad “evolverci”, iniziando a costruire stadi moderni e immaginando nuovi modelli di tifo che possano coniugare le caratteristiche inglesi a quelle latine, chissà cosa si saranno inventati tedeschi e britannici. Ma sopratutto chissà cosa saranno diventati quei bellissimi “diavolacci” dei tifosi del Boca e del River.
Andrea Aversa